«Sono passato, nel giro di un anno, da giocare un playout di Serie C, davanti a un migliaio di persone, a disputare una finale playoff di Serie B, giocando in un San Nicola strapieno, con più di 50000 tifosi. È incredibile, se me lo avessero detto un anno fa, non ci avrei creduto». Leonardo Benedetti è stato una delle rivelazioni del formidabile Bari, arrivato a un passo dal sogno Serie A. Centrocampista di 23 anni, è di proprietà della Sampdoria, ma ha giocato l’ultima stagione di Serie B col Bari.
Il primo anno in B di Leonardo Benedetti
Arrivato la scorsa estate, ‘in punta di piedi’, dopo l’ottima annata personale all’Imolese, ci ha messo pochissimo per prendersi i cuori dei tifosi biancorossi. Dalle prime partite è stato uno dei punti di riferimento e ha dimostrato di non aver avuto la minima difficoltà ad adattarsi al campionato cadetto. «L’ostacolo più impegnativo che ho dovuto superare è stato l’adattamento a una piazza come Bari. I tifosi sono incredibili, lo avete visto durante tutto il campionato. La gente vive per il Bari. Giocare qua è diverso dal farlo nelle altre città. È bellissimo ma allo stesso tempo ti carica di responsabilità nei loro confronti, siamo sempre tenuti a dare il massimo».
Nel girone di ritorno Benedetti ha dato un ulteriore sterzata al suo campionato, concludendo la stagione con 35 presenze, 4 gol (arrivati tutti nel 2023) e 2 assist. La perla da fuori area contro il Genoa a Marassi e il bel colpo di testa a Brescia, sono stati solo il preludio al gol più pesante dell’annata barese; quello che ha permesso ai ‘galletti’ di battere il Sudtirol e accedere alla finale playoff: «È stata l’emozione più grande da quando gioco a calcio; tuttora mi vengono i brividi solo a pensarci. Nei minuti finali, con lo stadio tutto pieno pronto a esplodere. È stato strano, nei giorni seguenti, vedere persone che mi fermavano per ringraziarmi; dovrebbe essere il contrario per tutto il calore e l’affetto che ci hanno fatto sentire durante l’anno».
L’adattamento e le qualità tecniche
Leonardo Benedetti veniva da un’altra dimensione; era reduce da due annate di Serie C, giocate con le maglie di Vis Pesaro e Imolese. Lui si è sempre messo in gioco e ha trovato a Imola il posto giusto, al momento giusto. «Venivo da un anno dove avevo giocato poco, solo 15 presenze. In estate ho faticato a trovare squadra e alla fine ho deciso di accettare la proposta dell’Imolese. Lì, nonostante l’annata difficile, ho trovato la continuità e la fiducia che attendevo da tempo, che mi hanno permesso di fare bene». Poi è arrivata la chiamata che non si può rifiutare. Il Bari ha creduto in lui e lui ha ripagato la fiducia della società sul campo. «Quando ho saputo dell’interesse del Bari, ho subito spinto per chiudere la trattativa. Avevo voglia di mettermi alla prova in un ambiente del genere, dove si respira il calcio vero». Centrocampista duttile, in grado di giocare da esterno a quattro o da mezzala pura in un rombo. Insieme ai compagni ha formato una squadra frizzante e bella da veder giocare.
LEGGI ANCHE – CAPRILE: «DAL LEEDS AL BARI. BIELSA CI CARICAVA PARLANDO DI UN AMICO CHE LAVORAVA IN MINIERA»
Il loro stile di gioco, supportato dai fantastici tifosi baresi, ha messo in difficoltà le difese dell’intero campionato. Mignani si è affidato subito a tanti giovani come Benedetti, Cheddira e Folorunsho che, supportati dall’esperienza di Antenucci e Di Cesare tra gli altri, hanno riportato in alto il nome del Bari. «Il gruppo è stato una delle nostre armi vincenti. Ci siamo sempre aiutati e insieme abbiamo fatto grandi cose. Personalmente sono molto legato a Caprile e Morachioli, che conosco dall’infanzia». Nonostante la delusione per la finale persa nei minuti finali, nessuno potrà cancellare l’ottimo cammino in campionato del Bari, concluso col terzo posto. Non è arrivata l’agognata promozione in Serie A ma questa stagione si porta dietro un alone di rinascita, che comprende tutti: dai tanti giovani calciatori, rilanciati e ora diventati punti fermi del campionato; passando per la società, che oggi più che mai crede di poter raggiungere l’obiettivo nelle prossime stagioni; arrivando ai tifosi, al popolo biancorosso tornato a gremire le tribune dell’imponente San Nicola, come non si vedeva da anni.
Il salto di categoria e il sogno
La differenza tra le categorie, oltre che nel blasone delle squadre e nella capienza degli stadi, sta anche nelle qualità dei singoli. «In B ci sono tanti giocatori forti. Folhorunsho, per citarne uno, secondo me è micidiale, fortissimo. È un giocatore in grado di spostare gli equilibri in questo campionato». Leonardo ha dimostrato di aver fatto la giusta dose di ‘gavetta’ per arrivare pronto alla chiamata più importante; si è affermato come uno dei migliori giovani della B e ora non vuole fermarsi. Ha dimostrato che il salto di categoria non ha pesato sulle sue spalle ed è pronto a compierne un altro. «I miei genitori hanno faticato più di me ad adattarsi al cambiamento. Li ho fatti piangere di gioia parecchie volte durante l’anno».
Sono tanti i giovani, tra la Serie D e la Serie C, che leggendo la sua storia possono prenderlo come un punto di riferimento, per trovare nuove motivazioni e continuare a credere in sé stessi. «Ai ragazzi che leggeranno questo articolo voglio lasciare un messaggio: Mai mollare. Continuate a inseguire i vostri sogni perché, come nel mio caso, basta un anno per ritrovarsi a viverli. Bisogna trovare la situazione e l’ambiente giusto e, nel frattempo, continuare a crederci e a lavorare». Leonardo Benedetti ha fatto proprio così.