Se domani ci sarà il Derby di Milano, un grazie speciale va a una monetina che nel 1780 a Epsom, Inghilterra, diede ragione a James Stanley – 12° conte di Derby – che si contendeva con il suo sfidante, il nome da dare alla corsa di cavalli. Sennò sabato, magari, si giocherebbe il Bunbury di Milano. Per fortuna però, vinse il primo. Derby fu. E derby sarà anche domani.
Le sfide tra Inter e Milan nella storia sono state 237. E di storie nella storia, aneddoti e racconti ce ne sarebbero migliaia. Sabato sarà l’Inter in casa, lo stadio è ovviamente sempre San Siro, anche se in realtà il primo derby della storia si è giocato in Svizzera, a Chiasso, nel 1908. Era un triangolare tra Inter, Bellinzona e Milan. Vinse il Milan in finale con l’Inter. La partita durò 50 minuti, si giocò davanti a 2mila persone e finì 2-1 per i rossoneri.
Invece per vedere il primo derby a San Siro dovremo aspettare diciott’anni: è il settembre del 1926. Anche allora, come sarà domani, era Inter-Milan, con vittoria nerazzurra per 6-3. È passato quasi un secolo. Eppure tante cose, dallo stadio all’atmosfera, sono rimaste uguali. E rimaranno tali ancora per un po’.
Scaramanzie, stregoni e Don Bomba
Di dicerie sul derby ce ne sono tante. C’è chi si vergogna e chi le ha sempre negate, chi le racconta con un sorriso e chi ne è andato addirittura sempre fiero. Come lo era Nils Liedholm, che prima del derby si rivolgeva a Mario Maggi, il suo mago di fiducia. Gli chiedeva chi avrebbe dovuto schierare e chi stava meglio a seconda dei movimenti dei pianeti e delle stelle. La rifinitura, dunque, la facevano gli astri.
Dall’altra parte, sponda nerazzurra, c’era un altro prete a cui è collegata un’altra storia. Si chiamava monsignor Spada, ma i ragazzini lo avevano soprannominato Don Bomba: era un omone alto e grosso, con un bel vocione che abitava vicino al Duomo. Dunque, il perchè del soprannome è di facile intuizione. Una sera di marzo, prima della sfida con il Milan, visto che l’allenatore Invernizzi il venerdì aveva l’abitudine di riunire la squadra per cena in un ristorante della zona, Mazzola fece una piccola deviazione al piano e portò il gruppo dal prete. Gli chiese un riferimento esplicito al derby, a patto che tutti i giocatori fossero andati – da lì alla fine del campionato – a confessarsi almeno una volta a settimana. A San Siro quella domenica finì 2-0, gol di Corso e Mazzola e l’Inter alla fine dell’anno vinse lo scudetto. Grazie anche a Don Bomba che divenne confessore e talismano.
Quando un limone e un arancia cambiano la storia del derby
Sono due episodi separati, ma entrambi hanno dello straordinario. Partiamo dal primo, inquadrando il contesto. È il 6 ottobre 1957, l’Inter vince 1-0 e a pochi minuti dalla fine viene assegnato un rigore al Milan. Da qui nasce l’idea che passerà alla storia. Benito Lorenzi si avvicina alla panchina per bere, ma il massaggiatore invece che passargli una borraccia – erano vuote – gli porge un limone. Lui lo addenta e poi, di nascosto, lo porta in campo con sé. Prima che il rigorista si presenti sul dischetto, lui lo piazza lì. E tutto va secondo i piani. Cucchiaroni calcia alle stelle, prendendo un po’ palla e un po’ limone, e l’Inter vince il derby. Nessuno se ne era accorto. Se non un gruppetto di tifosi che al fischio finale rincorse Lorenzi per avere giustizia. Niente da fare, quel giorno vinse la furbizia. Ma erano altri tempi. Oggi con Var e mille telecamere non sarebbe mai potuto succedere.
Nell’altro episodio invece è protagonista un’arancia. E perché proprio un’arancia? Per spiegarlo bisogna fare un passo indietro. Dalla fine degli anni ’80 e per tutti gli anni ‘90, a San Siro, soprattutto nei derby veniva messo in scena il cosiddetto «lancio delle arance», che precedeva il fischio d’inizio. I tifosi lanciavano le arance perché, con la scusa di uno spuntino, era l’unica cosa che riuscivano a portare, superando i controlli di sicurezza. Quindi arriviamo a noi. È il 7 gennaio del 2001 e il derby è bloccato sull’1-1. L’ha aperto Hakan Sukur e ha pareggiato Boban. Ma è al minuto ‘72 che succede l’incredibile. C’è una punizione per l’Inter da 35 metri, ma prima del fischio dell’arbitro, vengono lanciate delle arance in campo. Abbiati, portiere del Milan, e Gattuso che era in barriera, si abbassano per raccoglierle… mentre intanto Di Biagio tira e segna. Tutto regolare? Sì, tutto regolare. Nonostante il numero uno del Milan fosse distratto e piegato a terra. L’intera squadra del Milan corre intorno all’arbitro ma non c’è niente da fare. È gol, su assist di una arancia tirata dagli spalti.