Marten De Roon a Cronache: «Ilicic gioca il miglior calcio d’Italia. I nostri segreti…»

by Redazione Cronache

Marten De Roon insieme a Cronache di Spogliatoio in diretta su Instagram. Il centrocampista dell’Atalanta, metronomo della squadra di Gasperini, ci ha raccontato la sua storia.

SAPERSI GESTIRE – «Quando sono arrivato in Italia correvo 90’ senza testa. Una volta contro il Milan vincevamo 2-1, Cigarini mi disse: ‘Marten, smetti di correre e stai in posizione. Pressa quando il tuo avversario ha il pallone tra i piedi’. Adesso so gestirmi».

ILICIC – «Josip è un giocatore strano. Per esempio: Messi è piccolo ma veloce. Lui può cambiare direzione come Messi ma con 190 cm sulle spalle. Adesso sta mostrando il miglior calcio in Italia, è tra i migliori al mondo. Non voglio fare un paragone con Ronaldo ma Josip è a un livello altissimo. È più semplice giocare con Ilicic, Papu e Zapata che vogliono sempre la palla».

GLI INFORTUNI – «A 15 anni mi sono rotto la tibia. Sono stato fuori 7 o 8 mesi. Mi ha aiutato tanto la squadra dello Sparta Rotterdam. E poi devi credere in te stesso, volevo tornare più forte, dimostrare che ero ancora chi ero prima. Necessiti di aiuto della famiglia e degli amici per stimolarti, ero giovane ed è più difficile recuperare quando sei più grande mentre stai facendo l’ultimo salto».

 

SEGRETO GASPERINI – «Ti fa lavorare tanto e duramente. Sei sempre in forma. Chiede sempre di più a tutti, lo fa ancora. Ci dice: ‘Possiamo migliorare tecnicamente, tatticamente e fisicamente’. Ha cambiato la mentalità: vuole sempre vincere. Va a Torino per vincere, non per il pareggio. Anche io ho visto che sono migliorato, ma tutti e 30 in rosa siamo migliorati. Nel suo 3-4-3 capisce il giocatore: chiede ad Hateboer di correre e avere potenza, di attaccare sopra Ilicic. Chiede a me di fare il lavoro sporco, a Papu di gestire la palla. Conosce molto bene le qualità dei suoi calciatori».

VAN BASTEN – «Sono ancora in contatto con lui, mi ha inviato la sua biografia e l’ho già letta. Lui è stato uno dei primi allenatori che ho incontrato. Mi aveva fatto capitano a 22 anni, abbiamo un bel rapporto. Mi ha detto che non si immaginava diventassi così forte. È felice e orgoglioso di me».

SOCIAL – «La mia parte ironica è olandese. Mi piace tanto scherzare con il mondo del calcio, è un mondo bellissimo. È un ambiente molto serio dove tutti i post sono ‘Grande vittoria, grande squadra, +3’. All’inizio facevo così, poi ho detto: ‘Dobbiamo cambiare in qualcosa di divertente, fare altro’. Ho iniziato a scherzare.A volte penso: ‘Dai, devo fare un post serio’. Vedo le immagini e dico: ‘No, non stavolta’. In Nazionale dopo un allenamento avevamo 100 foto: neanche una con me. Scherzavo con l’ufficio stampa ed è nato un post. Ho un amico che mi aiuta nella gestione e nel recupero della foto. Quello che mi è piaciuto di più è quello in cui non avevo foto e ho disegnato me stesso con il cartellino giallo contro il Milan».

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LO SPOGLIATOIO – «Quando sono arrivato volevo parlare in inglese, ma nessuno lo parlava. Kurtic era in Nazionale, gli altri erano tutti sudamericani. La settimana dopo qualcuno si stava facendo la barba, oppure asciugando i capelli, e io sono uscito con i capelli bagnati. Mi dissero: ‘Ma cosa fai? Esci con i capelli bagnati?’. Per me era molto diverso da come mi avevano abituato. Ora invece mi sono italianizzato».

UNO SCHERZO NELLO SPOGLIATOIO – «Hateboer e Muriel fanno gli scherzi. Mettono le scarpe nella vasca del ghiaccio, quando uno deve entrare nelle scarpe sono tutte ghiacciate».

GOLLINI – «Lui è un po’ matto. Quando sei troppo normale non sei un buon portiere. Così come Sportiello e Rossi. È un bravo ragazzo, sta facendo molto bene. Un talento per l’Italia. Dico sempre che è particolare: non ha ancora la patente».

CHAMPIONS LEAGUE – «Dobbiamo aspettare che il virus scompaia. La salute è la prima cosa importante. Essere arrivati nelle prime otto… quando sono tornato speravo di fare un campionato e arrivare al quarto posto. Ora siamo ai quarti di Champions. La CL è una bellissima storia anche per noi. Solo uno della rosa aveva giocato la Champions prima del nostro esordio».

I TIFOSI – «Dobbiamo ringraziare i tifosi per venire sempre allo stadio e per il loro supporto durante tutta la partita. Fanno di tutto per noi. Ho sempre fatto un giro dopo la gara per salutarli».

DIALETTO BERGAMASCO – «Il fisioterapista mi ha insegnato ‘Sono stanco, voglio andare a casa’. Non è facile come dialetto, conosco tante parole ma la maggior parte sono parolacce (ride, ndr). Il primo anno non parlavo una parola di italiano, adesso riesco a parlare bene e fare interviste».

PERCASSI – «Ogni tanto ci carica prima della partita ma non scavalca mai i suoi uomini. Lui è il presidente perfetto. Ha avuto la pazienza di comprare l’Atalanta 25 anni dopo la sua carriera. Quando l’ha presa ha caricato il pubblico dicendo: ‘Adesso l’Atalanta deve diventare una squadra di Serie A’. Dopo una vittoria vedi l’uomo più felice del mondo. Ogni tanto gli cantiamo ‘Premio, premio’ quando vinciamo e lui si mette a ridere. Anche la sua famiglia è speciale».

ALIMENTAZIONE – «Qui mangi due volte al giorno al centro sportivo, ti pesi ogni due o tre settimane. A casa mangi normale come tutti: certo, non mangi cinque volte a settimana la pizza. A me piacciono le caramelle. Non ho fatto mai diete particolari».

PRIMA DELLA GARA – «Chiamo mia moglie e le mie bambine. Poi salgo sul pullman, ascolto musica e gioco a Candy Crush».