Giacomo Bonaventura alla Fiorentina, un affare ormai definito e che si concretizzerà definitivamente nei prossimi giorni. Firenzeviola.it ha intervistato Antonio Bongiorno, colui che prima di tutti vide nell’ex giocatore del Milan le stimmate del futuro giocatore di Serie A.
IL RACCONTO – «Nel 2005 con il Margine Coperta eravamo a Pescara per una finale Nazionale Giovanissimi che peraltro perdemmo ai calci di rigore. Fummo però premiati come società Fair-play di tutta Italia e per ritirare il premio io e mia moglie andammo a San Severino Marche, il paese di Giacomo. Nella piazza adibita a festa mentre eravamo a cena un allenatore giovane venne da me e mi chiese se potevo dare un’occhiata a questo ragazzino, visto che ero osservatore per l’Atalanta. Io gli dissi di sì, ma la presi un po’ così, senza dargli tanto peso, anche se mi hanno insegnato che bisogna sempre guardare tutti: gli occhi dicono sempre la verità. Tre giorni dopo avevamo una finale a Viareggio e arrivò questo ragazzo in taxi, direttamente da San Severino Marche con l’allenatore e il padre, che faceva il carpentiere. Io dissi: ‘Mamma mia, se arrivano in taxi da lì devono avere una grandissima fame’. Così decisi di farlo giocare. Dopo le tante ore di viaggio entrò in campo e solo nel primo tempo aveva già deciso la partita, fu pazzesco. Tanto che ordinai all’allenatore di toglierlo perché avevo paura gli facessero male. Noi perdemmo la finale togliendolo, e lui si arrabbiò parecchio. Ma sapevo che avevamo davanti qualcosa di importante».
BONAVENTURA DA PICCOLO – «Un ragazzo sensibile e piuttosto silenzioso. A livello tecnico in tanti anni è uno dei migliori che abbia mai visto, ma ha lavorato sodo soprattutto dal punto di vista atletico. È così che si è conquistato la Nazionale. Ora lo definirei un giocatore di livello medio-alto: è un fuoriclasse nell’essere utile alla squadra. Dove lo metti, lui ti fa la differenza. Se sta bene fisicamente è un giocatore polivalente e può giocare in ogni ruolo. Chi non lo conosce lo scoprirà: lui dà sempre tutto in campo, fin da quando era bambino».
FIORENTINA – «Sono felicissimo di questo. Della Fiorentina ne parlavamo già un paio di mesi fa, quando al Milan le cose non giravano per il verso giusto. Gli dicevo di trovarsi una squadra come la Viola. Erano arrivate anche offerte dall’estero, ma lui vuole continuare in Italia, in quello che io reputo il “suo” campionato. È qui che può dare il suo meglio. Con lui a Firenze avrò modo di vederlo più spesso, portandolo magari alla scuola che ha frequentato da piccolo. Così che possa ripercorrere quei bei ricordi e ringraziare le tante persone che lo hanno aiutato nel percorso. Firenze inoltre è una piazza che sta crescendo e sono convinto che Giacomo diventerà un beniamino del pubblico».
CONTATTO – «Con Jack ci siamo sentiti tre giorni fa. Gli ho fatto una battuta: ‘Visto che sei a Coverciano, ti fermi a Firenze?’. E lui mi ha risposto: ‘Può essere’. Conoscendolo e sapendo quanto è riservato e prudente, è un’ammissione».