Le parole rilasciate nella giornata di ieri da Christian Eriksen, centrocampista dell’Inter, suonano più come una richiesta di aiuto che un desiderio di lasciare i nerazzurri. Il danese di sa di avere le armi giuste per lasciare il segno in Italia, ma non vuole ricoprire il ruolo di semplice comparsa. Lui che era arrivato a Milano con l’etichetta di direttore d’orchestra, come suggeriva il video di presentazione girato alla Scala.
I numeri di Eriksen
Durante il lockdown Conte ha cominciato a pensare a come favorire l’inserimento di Eriksen nel suo sistema di gioco. Ma dopo la bella prova di Coppa Italia contro il Napoli, il danese non si è quasi mai ripetuto in Italia. In Europa League, come si legge su La Gazzetta dello Sport, il minutaggio è stato migliore, così come le prestazioni: due dei quattro gol realizzati con l’Inter sono arrivati proprio in Europa, dove la media voto è stata abbondantemente sopra la sufficienza: 6,5, con picchi di livello come il 7,5 nel match di andata contro il Ludogorets e il 7 negli ottavi contro il Getafe.
Eriksen è un uomo di coppa, s’è visto anche in Italia. Miglior prestazione post lockdown nel ritorno di Coppa Italia in casa del Napoli: 7, con due incredibili miracoli di Ospina a strozzargli in gola l’urlo di gioia. Ma in campionato la media voto crolla: 5,95 quella complessiva, 5,73 quella della scorsa stagione e un 4,5 nell’unica gara da titolare in questo campionato, contro la Fiorentina. Il suo arrivo doveva portare l’Inter in una nuova dimensione, fatta di bellezza e qualità. Oggi sembra un oggetto misterioso, timido e impaurito. L’Inter ha rifiutato proposte di prestito, ma da qui a gennaio Eriksen si giocherà tutto. Senza la scintilla chiesta da Conte, non ci sarà futuro.