Sappiamo bene quante rivoluzioni sono partite da una canzone. Dal testo di un nuovo brano di una band fiorentina, invece, è nato un manifesto per il calcio femminile.
«Dite pure che non ci avete chiamate maschiacci, che non ci avete riso alle spalle, che non avete provato a farci credere che non avevamo abbastanza rabbia, fiato, coraggio». E ancora: «Siamo nate per correre, per urlare, senza farci dire come: per farlo come ci pare». Tutte unite. Come dicono loro, «unite per resistere». Sono alcune delle frasi che, più di tutte, ti restano nella testa e ti costringono a riflettere. Le ripetono loro, le calciatrici, ad alta voce in un video che rappresenta qualcosa di unico nel panorama dello sport femminile. Giocatrici di Napoli, Bologna e Venezia 1985, e quello del C.S. Lebowski, Atletico S. Lorenzo, HSL e Mele Toste, ognuna raggiunta nella propria città. Tutti i livelli del calcio italiano mescolati insieme per lanciare un messaggio.
Come dicevamo, tutto è partito da una canzone: Mondiali FDC, acronimo di Mondiali Femminili Di Calcio. Uno dei brani principali del nuovo album, il secondo, dei Loren, band nata a Firenze nel 2018 da cinque amici molto attivi nella scena musicale locale: Francesco Mucè, Marco Ventrice, Gabriele Burroni, Dario Foschi e Richard Cocciarelli.
In realtà il calcio non è il tema centrale della canzone. «Molto semplicemente – ci racconta Francesco – parla di come le cose cambino, anche quelle personali, e di quanto lo facciano alla svelta. L’attenzione mediatica che c’è stata per i Mondiali femminili di calcio del 2019, e tutto quello che ne è conseguito, è di sicuro uno dei cambiamenti sociali più importanti che ci sono stati in questi anni. Mentre la nostra vita scorreva, da un anno all’altro il calcio femminile è diventato un fenomeno popolare. C’è ancora molto da fare, però oggi le donne che giocano ad alto livello sono diventate professioniste e sempre più persone si sono prese a cuore temi come la maternità e l’uguaglianza dei diritti».
Stiamo cambiando o stiamo crescendo? Si chiedono i Loren nella loro canzone. Forse entrambe le cose. E il calcio è una metafora perfetta per raccontarlo. Non mancano i riferimenti, né un certo lessico ‘da spogliatoio’. «Sentirsi di merda dopo una sconfitta», «Nati per correre, non per stare seduti». Ma soprattutto: «L’avresti detto mai che tutto sta cambiando, e che l’Italia si fermasse per i Mondiali femminili di calcio?». A livello musicale, invece, Mondiali FDC è un crossover tra le chitarre rock e il basso slap tipico del funky e della dance.
Fiorentini come loro, i Loren sono molto attaccati al Centro Storico Lebowski, società di calcio popolare che è gestita esclusivamente dai suoi tifosi. Da poco la squadra femminile ha raggiunto la Serie C ed è stata impreziosita dall’arrivo di Giulia Orlandi, capitano della Fiorentina che nella stagione 2016/2017 ha vinto scudetto e Coppa Italia.
«Quando pensavamo a come promuovere la canzone- continua Francesco – avevamo in mente il videoclip classico di una squadra di calcio femminile che si allena in campo e quindi abbiamo coinvolto il Lebowski. Da qui è nata l’idea di fare un contenuto che andasse oltre la canzone; che potesse essere un manifesto dei valori del calcio femminile. Qualcosa che emozionasse, che coinvolgesse e soprattutto che rimanesse alle calciatrici e al mondo dello sport. L’obiettivo è quello di fissare certi valori, a prescindere da noi. Alla base del nuovo disco, comunque, c’è anche un messaggio per una socialità più viva, più vera. Forse lo sport è l’unico luogo dove è rimasta, in un mondo che al contrario è sempre più disgregato e siamo sempre più soli. Quando fanno sport le persone sono connesse davvero e non in maniera virtuale».
Il nuovo album dei Loren, uscito venerdì 9 dicembre, s’intitola Uniti, ed è stato registrato da Alex Marton al Firstline Studio di Follonica (GR), il Donkey Studio di Medicina (BO) e il Monkey Dive Studio di Firenze. Si tratta di dieci brani votati ad una gioiosa contaminazione senza limiti; dal rock all’elettronica, dal pop alla musica Gospel. Più generi, ma anche diverse collaborazioni artistiche per ribadire quel senso di comunità e di condivisione di cui parlavamo.
«Per noi è stato bellissimo che il mondo del calcio femminile abbia voluto raccontarsi come un movimento – conclude la band -. Dalla bambina alla campionessa tutte unite per una partita oltre il risultato sportivo. Come band crediamo davvero che certe evoluzioni sociali passino da modelli di comportamento e le calciatrici hanno dato una scossa fortissima al sistema del professionismo sportivo. È assurdo che una campionessa come Federica Pellegrini, per citarne una, non sia mai stata riconosciuta come un’atleta professionista. Speriamo che la loro lotta apra la strada a tutte le altre discipline ma in ogni caso è stato bellissimo ascoltare le loro storie».