a cura di Giacomo Brunetti
Lorenzo Pirola, dalla Grecia all’Europeo u-21: «Vincerlo da capitano sarebbe il coronamento di un sogno. Olympiacos una grande scelta».
Da quando è arrivato all’Olympiacos, Lorenzo Pirola ha saltato soltanto una partita. Da capitano dell’Under-21, invece, sta preparando il terzo Europeo della sua carriera da protagonista. È uno dei leader degli Azzurrini che, adesso, si preparano ad affrontare le due amichevoli contro Olanda e Danimarca in vista della manifestazione continentale in programma a giugno. «Sarà il mio ultimo Europeo – ci racconta – ma questo sarà speciale: sono il capitano ed è una responsabilità in più, quindi ci tengo a maggior ragione. Vogliamo provare ad arrivare il più in fondo possibile».
La rosa del ct Carmine Nunziata è estremamente giovane: da Pirola, appunto, che è un 2002 e tra i più esperti, fino a Pafundi, nato nel 2006. «Abbiamo fatto un ottimo girone di qualificazione. Anche nell’amichevole contro la Francia a novembre, che era un test importante, secondo me abbiamo fatto una grande partita. Ci sono giocatori in rosa che fanno parte di società blasonate, dove giocano con continuità, penso anche a me che in questa stagione ho fatto l’esperienza dell’Europa League. Ma penso ad esempio a Baldanzi e Pisilli che sono alla Roma e anche loro hanno fatto l’Europa, o a Fabbian che ha disputato la Champions con il Bologna, quindi il nostro livello è buono», ci spiega.
In effetti, questa è una delle Under-21 con maggior esperienza ad alti livelli. Una rosa che si è rodata e che punta a riscattare le ultime due prestazioni: nel 2021 era uscita ai quarti, nel 2023 invece ai gironi. «Da capitano il sogno è alzare il trofeo. Soprattutto perché negli altri due bienni, che ci hanno portato agli altri due Europei, guardando la rosa non abbiamo fatto bene come avremmo dovuto, potevamo arrivare in fondo al torneo e non ce l’abbiamo fatta. Sicuramente adesso che sono i miei ultimi mesi in Under-21, essendo il capitano e avendo fatto tutta la trafila delle giovanili, sarebbe il coronamento del percorso giovanile», ammette orgoglioso. «Il livello tecnico adesso è buono e ci aiuta il fatto che in tanti giochiamo con continuità nel club, il livello interno è molto alto. Siamo l’Italia e il nostro obiettivo è arrivare in fondo. Sono fiducioso perché siamo un bel gruppo anche fuori dal campo, sicuramente questo aiuta».
Tra i calciatori che si stanno affermando ad alti livelli c’è sicuramente Sebastiano Esposito, autore di 10 gol in stagione con l’Empoli e già compagno di Pirola nelle giovanili dell’Inter: «Lo conosco fin dall’Under-15 dell’Inter dove giocavamo insieme. Questo ci ha aiutato a fare i risultati che abbiamo raggiunto. Avremo perso due o tre partite in due anni tra Under-16 e Under-17 in nerazzurro, i 2002 dell’inter erano proprio una bella squadra e sicuramente Seba ci ha dato una grossa mano». In attacco, tra i convocati, c’è anche Pio, fratello di Sebastiano e nato nel 2005: «Giocare con Pio non mi fa strano… negli ultimi anni ho condiviso il campo più con lui che con Sebastiano! E poi lo conoscevo fin da quando era più piccolo, avendo un bel rapporto con suo fratello con cui uscivo spesso, e venivano anche Pio e Salvatore di conseguenza. Sono felicissimo per il percorso che sta facendo allo Spezia, è un bravissimo ragazzo: seguo sempre la Serie B e sta facendo benissimo, in un campionato che non è mai facile, l’ho fatto anche io per due anni e posso dirvi che non è mai semplice».
Nell’attacco degli Azzurrini ci sono anche Gnonto e Koleosho, rispettivamente al Leeds e al Burnley in Championship. Due ragazzi che si stanno formando nel calcio inglese: «Avere due esterni che giocano in Inghilterra ci dà caratteristiche che in Italia mancano un po’, quindi partendo dalla tipologia di calcio inglese, che è molto veloce e box to box, ci dà elementi diversi che il mister può sfruttare in base alla partita che dobbiamo affrontare».
Gli chiediamo se c’è un compagno che negli ultimi anni lo ha sorpreso. Un ragazzo che non si aspettava così forte, e ci racconta che «un compagno di cui ho sempre sentito parlare e che mi ha colpito positivamente è Ndour, l’ho conosciuto un anno e mezzo fa all’inizio di questo biennio, dopo che aveva vinto l’Europeo Under-19. Se ne parlava tanto, avevo visto quello che è stato il suo percorso, e poi venendo dal PSG era molto chiacchierato, ma non lo avevo mai guardato in partita. Mi ha proprio impressionato a livello fisico e tecnico, è sempre cresciuto tantissimo, infatti adesso è arrivato alla Fiorentina e per un 2004, che è uno dei più giovani, non è semplice imporsi e giocare praticamente tutte le partite. Il centrocampo è sicuramente il reparto più esperto. Penso anche a Casadei, che adesso è in Nazionale maggiore. Abbiamo tanta scelta».
«Le Nazionali che si qualificano all’Europeo Under-21 sono tutte forti, perché sono solo 16, infatti dopo i gironi si va subito ai quarti», ci spiega Pirola: «Vogliamo andare avanti: mi piacerebbe affrontare nuovamente Cherki della Francia, è impressionante. Vorrei riaffrontarlo e magari farlo faticare contro di noi. Probabilmente sono loro la squadra più difficile da affrontare, hanno calciatori in top-club mondiali».
In estate, Lorenzo Pirola ha lasciato l’Italia per volare in Grecia. Dalla Salernitana all’Olympiacos. Una scelta non banale, «dettata dal fatto che lo scorso anno a Salerno è stato abbastanza disastroso. Possiamo dirlo, si è visto. Mi avevano comprato l’estate precedente, quindi ero di loro proprietà, ma avevo capito che quest’anno avrebbero voluto fare un po’ di rivoluzione, quindi vendere i calciatori che potevano portargli più soldi. Mi si è presentata quest’occasione all’Olympiacos, il mercato in Italia era bloccato perché solitamente si anima verso metà agosto, e dopo che mi hanno spiegato il progetto e dimostrato che puntavano molto su di me, sono rimasto colpito e mi sono detto: ‘Passerai da una retrocessione a giocarti l’Europa League e il campionato nella squadra più importante del Paese’. Dopo averci pensato, dato che non è una tappa classica per un ragazzo italiano, ero molto contento dell’opportunità: dopo 7 mesi posso dirti che sta andando molto bene ed è stata la scelta migliore che potessi fare. Non si ha la sfera di cristallo, ma mi sono messo in gioco con la forza di accettare questa nuova avventura, e ho avuto ragione».
Ora un impegno importante: dopo aver terminato al primo posto la regular season, l’Olympiacos si gioca il tutto per tutto nella fase finale del campionato greco. Sei partite tra gare di andata e ritorno dove le prime quattro classificate si sfidano per il titolo: «Sono partite importanti, avete visto il Panathinaikos contro la Fiorentina in Conference League, ha rischiato la qualificazione. Noi siamo usciti con il Bodø/Glimt, purtroppo avevamo compromesso tutto con l’andata terminata 3-0, e anche il PAOK ha fatto un percorso europeo. Quindi la lotta tra le prime è agguerrita e complicata. La nostra bravura nella regular season è stata non inciampare con le più piccole, come hanno fatto le nostre competitor, contro squadre chiuse e che aspettano il tuo errore».
La carriera di Pirola si è strutturata nel settore giovanile dell’Inter, dov’è cresciuto dal 2015 al 2020 e si è tolto lo sfizio di esordire a 18 anni in Serie A contro la SPAL. Agli ordini di Antonio Conte: «Quando sono andato in prima squadra, ero il più piccolo insieme a Esposito e Agoumé. Ho iniziato il ritiro a Lugano, non pensavo neanche mi avrebbero chiamato: l’ho saputo tre giorni prima. Avevo 17 anni ed ero lontanissimo da quel livello di preparazione e qualità. Si vede che ho fatto una buona impressione, perché sono rimasto per tutta la stagione insieme a loro e scendevo in Primavera per giocare». E proprio Conte gli ha dato tanto: «La cosa che mi ha impressionato è che chiedeva e pretendeva da tutti lo stesso livello, da Brozović che era uno inamovibile, fino a chi non giocava mai, se tu ti allenavi con loro dovevi andare a quel livello, non è che diceva ‘Ha 17 anni, gliela faccio passare, pretendo meno’. Voleva da tutti il massimo, anche sull’alimentazione, gli orari, la palestra. Tutto».
La chiusura traccia un bilancio del suo percorso. Dalla Grecia a quella che sembra essere una tendenza in crescita, con i giovani italiani che si stanno prendendo il loro spazio:«Sono contento del mio percorso perché l’Olympiacos ha un livello più alto di alcune squadre di Serie a e mio avviso, anche in Italia la fiducia nei giovani è leggermente migliorata. Un ragazzo che gioca ad alti livelli finisce per migliorare e poterci stare. Certo, non è automatico che nell’Inter nasca un nuovo Cubarsí: quelli sono talenti che hai nel DNA». Ora l’Europeo Under-21 ci dirà di più sul valore di questa generazione.