di Leonardo Maldini
Ci hanno messo tanto tempo per diventare grandi. Hanno cambiato ruolo, fatto panchina, sono emigrati di campionato in campionato, ma sembrano finalmente aver trovato la quadratura. Luis Alberto e Joaquin Correa sono le vere anime di una Lazio terza in classifica a -3 da quelle potenze che quest’estate sembravano irraggiungibili. Lo spagnolo sta facendo la migliore stagione della sua carriera, con 11 assist e 3 gol dopo 4 mesi dall’inizio della stagione. Anche Correa, nonostante siamo solo a dicembre, ha superato il suo record personale di gol in una stagione (6) con anche 2 assist e un apporto alla manovra notevole.
Luis Alberto vede il calcio in un modo diverso
«Luis resta alla Lazio, ha fatto vedere buone cose in soli 3 mesi. Vede il calcio totale, lo proverò da mezz’ala o trequartista.» Queste furono le parole di Simone Inzaghi dopo la prima parte di stagione di Luis Alberto con la maglia della Lazio. Lo spagnolo si era presentato come esterno d’attacco facendo vedere ottime cose ma non risultava incisivo (1 gol in 9 presenze). L’intuizione di Inzaghi si rivelò decisiva. Spostato a centrocampo, nella prima stagione intera in Serie A totalizza 11 reti e 13 assist in 34 partite, numeri da fantascienza che stavano per portare la Lazio in Champions League, persa all’ultima giornata.
La stagione successiva la riprende da trequartista ma con risultati meno buoni. L’ennesima svolta avviene quando lo stesso Inzaghi, da settembre, lo porta avanti la difesa o mezz’ala.
Lo spagnolo dopo 16 giornate infatti ha già regalato 11 assist e timbrato il cartellino 3 volte, ma non l’ha mai fatto in modo banale. La maggior parte degli assist o dei passaggi chiave avviene dalla metà campo a taglio in mezzo alla difesa, con i difensori in controtempo, come l’assist in Lazio-Parma, o meglio, due volte in Milan-Lazio, con Immobile che colpisce la traversa prima e Correa che segna nel secondo tempo. Da mezz’ala sta conquistando la Serie A e dopo anni anche il posto in nazionale, non una qualsiasi.
Il clou di questa stagione l’ha raggiunto nella partita con la Juventus, in cui è entrato in tutti e 3 i gol siglati dai biancocelesti ma anche nell’espulsione di Cuadrado. È nella stessa espulsione del colombiano che si vede tutto il genio dello spagnolo. Il centrocampista della Lazio recupera palla al limite dell’area e si trova in un 2vs2 a campo aperto con Lazzari alla sua destra e 2 difensori della Juventus che scappano verso la porta. Lo spagnolo invece che servire subito Lazzari e affrontare la difesa bianconera porta palla verso il centro del campo, defilandosi il più possibile, trascinando quindi l’attenzione verso di lui e lasciando il campo all’italiano che si butta dentro con uno sprint da centometrista. Il passaggio per l’italiano a campo aperto è la cosa più facile del mondo per uno come lui. Lazzari 1vs1 con Cuadrado, steso, e rosso per il colombiano.
Joaquin Correa, mai così incisivo
È la prima stagione da “grande” per Correa, che dopo 15 partite ha già realizzato 6 gol e portato a casa diversi 7 in pagella, come nella prestazione con il Cagliari o con il Bologna, in cui non ha segnato ma ha inciso in altri modi. Sarà che vicino ha un bomber come Immobile, che dietro ha un centrocampo come quello biancoceleste, ma Correa sembra finalmente essere arrivato a quella consacrazione che tutti aspettavano, dopo il passaggio alla Sampdoria e l’esperienza spagnola al Sevilla in biancoceleste ha trovato la serenità e questo lo si nota quando ha la palla tra i piedi.
L’argentino è primo in Italia per calci di rigori procurati e secondo (solo a Luis Alberto) per occasioni da gol create. I suoi gol sono frutto di giocate da fuoriclasse, come quello contro la Fiorentina, o quello con il Cluj in Europa League. È stato anche autore di gol pesanti l’argentino, due su tutti quelli al Milan, l’anno scorso allo scadere e quest’anno in contropiede. Sembra quindi che l’evoluzione sia completata, e ci auguriamo che non torni più quel Correa che faceva certi errori.
La Lazio è una rivale delle grandi?
Non è stata certo la prestazione in Supercoppa contro la Juventus a farci scoprire la forza e l’anima di questa Lazio. Una formazione con una difesa solida e di esperienza, con un centrocampo che fa paura a tutta la Serie A e con l’attacco più prolifico del campionato. Dalla sua la Lazio ha il fattore che dovrà giocare tutta la seconda parte di stagione senza coppe. Poiché uscita dall’Europa League ai gironi, e quindi potrà concentrarsi totalmente sul campionato.
La forza dei biancocelesti inoltre viene dalla panchina, perché non solo gli 11 che partono dicono la loro, ma anche i vari Caicedo, Cataldi o Jony diventano protagonisti nel corso della partita.
«I campionati si vincono con 15,16 giocatori di livello, non ne bastano 11». Così diceva Sacchi, che di campionati ne ha vinti. E se lo dice lui, noi ci crediamo…