«È stato un percorso emozionante, fatto di tanti alti e bassi. Abbiamo rischiato di non passare la fase a gruppi e alla fine siamo arrivati in finale: tanta roba! La chiave è stata essere una squadra vera, ognuno gioca per l’altro e se vede che il compagno è stanco fa una corsa in più». Il c.t. dell’Italia U19 Alberto Bollini ci aveva detto che aveva a che fare con un gruppo di ragazzi speciali. A poche ore dalla finale dell’Europeo (domenica 16 luglio alle 21, diretta su Rai tre e Radio Rai 1) contro il Portogallo, le parole di uno dei leader di questa squadra, Luis Hasa, ci fanno capire che aveva ragione. «Siamo molto carichi e allo stesso tempo tranquilli. Arriviamo da una semifinale contro la Spagna giocata in maniera stupenda».
Luis Hasa e il legame con la Juve
«Questo Europeo è di sicuro l’esperienza più bella che ho fatto da quando gioco, i momenti che abbiamo vissuto mi rimarranno per sempre» ci dice Hasa, centrocampista classe 2004 che da quando ha 8 anni gioca per la Juventus e che, come ogni ragazzo che ha indossato l’azzurro, sogna di raggiungere la Nazionale maggiore. «Ma il mio sogno più grande – aggiunge – è arrivare a giocare in Serie A. Ce l’ho nella testa come unico obiettivo nella vita. La Juve è una seconda famiglia, sono cresciuto lì e penso che sia una delle cose più belle che possano esserci. Spero un giorno di esordire con questa maglia nello stadio in cui da piccolo facevo il raccattapalle, ripagherebbe tutti i miei sacrifici». Titolare della Primavera bianconera, ha chiuso la stagione con 6 gol e 5 assist più le 4 reti segnate nelle 6 partite di Youth League. Con la prima squadra si è solo allenato, ma la società lo tiene sott’occhio e – a maggior ragione dopo quanto fatto vedere all’Europeo U19 – dovrebbe essere sempre più protagonista anche nella squadra Next Gen che gioca in Serie C.
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Che cosa significa crescere nella Juventus Next Gen?
Tanti ruoli diversi e l’idolo CR7
Ma non è il momento per parlarne. «Sono concentrato solo sulla finale, a quello che verrà non ci voglio pensare». Anche nelle dichiarazioni, è già diventato un professionista. In campo, invece, si distingue per i piedi buoni (non a caso alla Juve indossa la 10), incisività sui calci da fermo e duttilità. Luis Hasa, infatti, può giocare in 5 o 6 ruoli in mezzo al campo, dalle due fasce alla trequarti. «Diciamo che spicco di più come mezzala o trequartista – chiarisce lui – anche perché da bambino ho sempre giocato a centrocampo». Aveva 7 anni quando un osservatore lo ha scoperto nella scuola calcio San Domenico Savio di Asti. «Poi dall’U16 ho iniziato a fare l’esterno nel 4-4-2 e da lì ho continuato, però quando c’è bisogno mi spostano in qualsiasi ruolo. E a me piace perché imparo di più». Un’attitudine che si riscontra anche nei giocatori che gli illuminano gli occhi: «L’idolo è CR7, come per tanti ragazzi della mia generazione, mentre se guardo al mio ruolo i preferiti sono Iniesta e Modric». Difficile eccepire di fronte a due mostri sacri del centrocampo. Quando ero alla Juve CR7 poteva anche incontrarlo: «A una festa di Natale, dovevamo fare una foto, ma ero troppo emozionato per incontrarlo».
Il sogno di alzare un trofeo azzurro
Quando non gioca, passa più tempo possibile con la sua famiglia. Una famiglia, mamma e papà, arrivati dall’Albania con la speranza che il loro figlio, poi nato a Sora, potesse avere un futuro più bello possibile. Oggi si emozionano ogni volta che scende in campo. «Sono nato e cresciuto in Italia, rappresentarla è un’emozione grandissima. Anche i miei genitori erano molto contenti, mia mamma si commuove sempre durante le partite. A Malta ci sono anche loro, mi hanno detto: ‘Noi abbiamo prenotato fino al giorno della finale, vedi te cosa fare’» ci racconta Luis ridendo.
Il Portogallo, avversario della finale, però è una squadra molto forte e ha già battuto gli azzurri nella fase a gironi (5-1 in inferiorità numerica). «Dobbiamo avere lo stesso spirito della semifinale contro la Spagna (vinta 3-2), che secondo me è anche più forte del Portogallo, e lottare su ogni pallone». Sarebbe una soddisfazione enorme per lui e per i ragazzi che erano anche in U20 e hanno perso la finale Mondiale: Pisilli, Faticanti, Lipani ed Esposito, chiamati al doppio impegno azzurro quest’estate. Comunque vada, resterà il merito di essere arrivati in fondo a due competizioni importanti. «Vorremmo anche dare una soddisfazione al c.t. Bollini – conclude Hasa -, un allenatore che ha saputo come prendermi. In alcuni periodi sono più nervoso in campo e lui mi ha aiutato a restare tranquillo, anche quando cercavo il gol e non arrivava». Intanto in questo Europeo U19 ne ha segnato uno decisivo ai gironi contro la Polonia. Ora l’assalto a un titolo che manca dal 26 luglio 2003, quasi vent’anni fa. Un anno prima che questi ragazzi nascessero.