di Andrea Sperti
Di corsa. L’unico modo per vivere che conosce Manuel Lazzari è questo. Il laterale della Lazio ha corso sempre. Lo ha fatto da bambino quando faceva ammattire mamma e papà per stargli dietro e lo continua a fare adesso in campo, macinando chilometri sulla sua fascia di competenza.
Eppure Manuel, oggi 27 anni, non doveva nemmeno diventare un calciatore. A 16 anni, dopo che un provino con il Vicenza era andato male, aveva deciso di smettere. “Non è per me”, dopo quel no ha pensato questo Lazzari, ma poi i genitori, i primi fan dell’esterno biancoceleste, lo hanno convinto a ritentare, perché nel figlio avevano visto qualità fuori dal comune.
Prima il Montecchio in Serie D nel 2010, poi il Delta Porto Tolle ed infine la Giacomense che, dopo poco, è diventata Spal, unendosi con la formazione ferrarese.
Con gli estensi Manuel ha avuto la vera prima opportunità tra i professionisti e non se l’è lasciata scappare. Ha corso, lo ha fatto per due stagioni fantastiche, nelle quali sono arrivate due promozioni, che hanno portato la squadra fino in Serie A, una categoria che da quelle parti non vedevano da 45 anni.
Il classe ’93 è diventato l’idolo della Curva, per via delle sue sgroppate e dei suoi dribbling sulla fascia, che permettevano spesso alla formazione di Semplici di arrivare in area di rigore in superiorità numerica. A Ferrara lo hanno visto crescere, maturare e diventare calciatore, prima di lasciarlo andare per una squadra con obiettivi diversi.
La Lazio, la prima squadra affrontata da Manuel in Seri A, ha deciso di puntare su di lui e da due stagioni Lazzari scorrazza per la fascia destra dell’Olimpico, abbinando corsa e capacità tecniche.
Il sogno è alzare un trofeo e conquistare una convocazione. Il modo per riuscirci? Beh, quello pare scontato, di corsa ovviamente.