Marcelo Gallardo, il miglior allenatore della storia del River Plate

by Redazione Cronache
Gallardo

«Qualunque cosa accada, a Gallardo devono essere fatte due statue, non una». A dirlo è Rodolfo D’Onofrio, il presidente del River Plate. Due statue, perché esistono due Marcelo Gallardo. Uno è il Gallardo calciatore, soprannominato El Muñeco, “il pupazzo”, per la bassa statura. L’altro è il Gallardo allenatore, soprannominato Napoleón, che alla bassa statura ha aggiunto una bacheca piena. Quattordici titoli, come nessun altro. E vuoi mettere la soddisfazione di alzare in faccia al Boca la Libertadores a Madrid, nella “partita del secolo”, trascinata per un mese tra polemiche, incidenti e trasloco transoceanico. Pratto e Quintero battono Nández e Benedetto, il contropiede letale di Martínez vale il 3-1. Ecco, Gallardo è lì. C’è stato otto anni e mezzo, dal 2014 al 2022, per 418 partite. Ora lascerà: «Ma il mio legame col River non è di un anno di contratto oppure otto, il mio legame col River è per la vita». Ma quale eredità lascia Gallardo alla fine di questo ciclo? Ramón Díaz non ha esitato: «Se è il miglior allenatore della storia del club? Sì, ha vinto tutto».

 

Marcelo Gallardo, River e Monaco

Marcelo Daniel Gallardo nasce nel 1976 a Merlo, in Argentina, nella periferia ovest di Buenos Aires. Suo padre è un operaio edile, sua madre lavora in una residenza per anziani. Marcelo fa il calciatore: debutta a 17 anni col River Plate e ci resta fino al 1999. Lascia dopo 109 presenze per trasferirsi nel Principato di Monaco. Qui trova Giuly, Marco Simone e Trezeguet. Con Deschamps però non scatta la scintilla: Gallardo vince da protagonista la Ligue 1 nel 2000 e nel 2004, quando sulla panchina dei monegaschi c’è il savonese Christian Panucci (col sopracitato Marco Simone), Gallardo torna in Argentina. Il River lo accoglie con la fascia da capitano, ma Passarella preferisce Fernando Belluschi e a gennaio 2007 Gallardo è di nuovo in Francia, al PSG. Un anno dopo gioca negli States, al DC United; quindi, torna al River Plate di Néstor Gorosito per un anno e chiude la carriera a Montevideo, in Uruguay, al Nacional dove sta chiudendo la sua carriera, oggi, il Conejo Luis Suárez. Inevitabilmente, il legame tra Gallardo e il River ha molto più da dire: 305 presenze in tre slot, sei campionati, la Copa Libertadores 1996 e la Supercoppa Sudamericana 1997.

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Da Ramón Díaz a tecnico più titolato di tutti

Otto sono i titoli vinti dal Marcelo Gallardo giocatore del River, 14 i titoli vinti dal Marcelo Gallardo allenatore del River. 22 in tutto. Sì, perché nel 2012 Gallardo allena il Nacional e vince il titolo d’Uruguay con Vecino, Recoba e Tabaré Viudez. Poi nel 2014 arriva al River, dove se n’è appena andato Ramón Díaz, allenatore più vincente nella storia dei Millonarios: «Credo di aver fatto il massimo». In effetti, ha risollevato il River dopo la retrocessione del 2011, prima in 110 anni di storia, e ha vinto 9 titoli: 7 campionati, una Libertadores e una Supercoppa Sudamericana. Il successore di Díaz, Marcelo Gallardo, farà ancora meglio: 14 trofei, 7 nazionali e 7 internazionali tra cui spiccano due Libertadores. Gallardo è il tecnico di maggior successo nella storia dei Millonarios, ma anche – con Ángel Labruna – il più titolato contando anche il passato in campo. Unico però a vincere la Libertadores due volte, unico a farlo sia in campo che in panchina.

Numeri e nomi dell’era Gallardo

Il 13 ottobre, Marcelo Gallardo annuncia l’addio a fine contratto, in scadenza al 31 dicembre. Il suo ciclo al River Plate si esplica coi numeri: otto anni e mezzo, 442 partite (220 in campionato e 198 nelle varie Coppe) e 226 vittorie, il 63%, con 18 gare da imbattuto nel 2021. Il suo River ha segnato 752 gol e ne ha incassati 363. Lo score col Boca non è un fattore trascurabile: 26 partite, 8 vittorie e 7 sconfitte. Memorabile la finale di Libertadores del 2018: Superclásico. E c’è di più: in totale, sono stati allenati da Gallardo 122 calciatori, di cui 43 provenienti dalle giovanili: il primo l’ex torinese Lucas Boyé nel 2014. Di talento n’è passato un sacco. Alcuni: Montiel e Martínez Quarta, Exequiel Palacios e Pity Martínez, Enzo Fernández (Benfica), l’ex Zenit Driussi e Alario del Bayer. Ancora, Giovanni Simeone e Julián Álvarez, 54 gol e 31 assist a soli 22 anni. Oggi è l’alter ego di Håland al Manchester City di Guardiola. Ne ha fatta di strada, grazie a Marcelo Gallardo, detto Napoleone.