È stato il primo vero derby di Milano della stagione 2023/2024. Corteggiato e fortemente voluto da Milan e Inter, Marcus Thuram alla fine ha scelto la maglia dell’Inter, per un matrimonio che si è fatto con qualche anno di ritardo. Sembrava destino, perché nell’estate del 2021 l’Inter fu davvero a un passo da Thuram, che poi si infortunò al ginocchio nella seconda giornata di Bundesliga e l’affare saltò: l’Inter, al posto suo, prese Correa. Ma le due strade si sarebbero incrociate presto.
Chi è Marcus Thuram, la nuova freccia dell’Inter
Partiamo proprio dall’infortunio: il 23 agosto 2021 l’esito degli esami dice “rottura parziale del legamento collaterale mediale del ginocchio”. Due mesi di stop e una ripresa graduale. Oggi Marcus Thuram è al top: la scorsa stagione ha giocato 30 partite su 34 di Bundesliga (segnando 13 gol e offrendo ai compagni 6 assist) e Didier Deschamps lo ha pure portato ai Mondiali in Qatar, dove è entrato in campo 5 cinque volte, sostituendo in tutte le occasioni Olivier Giroud e occupando il ruolo di punta o di esterno sinistro offensivo, scambiandosi di posizione con Mbappé.
Arriviamo quindi all’altro punto fondamentale su Marcus Thuram: il ruolo. Nasce sì come esterno d’attacco, ma col tempo si è adattato a fare la punta centrale ed è quindi considerabile come vero sostituto del partente Edin Dzeko o Lukaku, nel caso in cui il belga non dovesse tornare. Oltre alle disposizioni tattiche con la nazionale francese di cui abbiamo appena parlato, con il Borussia Mönchengladbach solo nell’ultima stagione ha giocato 28 delle 30 partite come punta. E comunque, se la natura gli ha lasciato dentro l’indole del decentrarsi e puntare la porta, i centrocampisti di inserimento dell’Inter non possono che trarne beneficio. E considerando il centrocampo nerazzurro (con giocatori che amano inserirsi), tutto fa pensare che da un punto di vista tattico sia un acquisto azzeccato completamente, per non parlare del punto di vista economico (preso a zero).
In attacco per “colpa” di Messi, Ronaldinho e Henry
Dopo queste due importanti premesse, per parlare della sua storia non si può non partire dal padre. Marcus nasce a Parma il 6 agosto 1997, mentre papà Lilian gioca al Tardini. Con il padre, però, Marcus non condividerà il ruolo. Colpa di Messi e Ronaldinho: «Quando andavo a vedere gli allenamenti di mio papà a Barcellona, a fine seduta entravo in campo. Quasi sempre restavano solo gli attaccanti, perché i difensori non si divertivano come loro con la palla. Messi, Ronaldinho e Henry si sono fermati tante volte a giocare con me. Ed è lì che ho capito che da grande avrei voluto giocare come loro», ha raccontato in un’intervista a BT Sport. Così ha fatto. Oggi Marcus è un attaccante polivalente, non esattamente bomber seriale (62 gol in 249 tra i professionisti con le maglie di club) ma dotato di grande tecnica e impressionante cambio passo. Una volta un suo scatto è stato registrato a circa 35 km/h (il record di Mbappé è sui 38, per intenderci).
‘Marcus’ come Garvey, l’attivista per i diritti degli afroamericani
Se dal padre non ha ereditato il ruolo, sicuramente ha assorbito gli insegnamenti e l’educazione. Lilian Thuram è da sempre un noto attivista contro le discriminazioni razziali e non è un caso che suo figlio si chiami “Marcus”. Il riferimento infatti è stato Marcus Garvey, scrittore e politico giamaicano vissuto a cavallo tra l’800 e il ‘900, sempre attivo nella difesa dei diritti degli afroamericani e contro le schiavitù. E Marcus Thuram, nel suo piccolo, è stato un portavoce del movimento ‘Black Lives Matter’, continuando a lottare in campo per quegli ideali di uguaglianza trasmessi dal padre.
Appassionatissimo di manga e in particolare di Dragon Ball, il piccolo Marcus è cresciuto nelle scuole calcio dei dintorni di Parigi e nella prestigiosa accademia di Clairefontaine (la ‘INF’, Institut National de Football, dove sono passati tra gli altri anche Mbappé e Henry). Si è fatto presto notare anche dai club professionistici e non solo per il nome, anche se a volte lo ha ostentato: addirittura pare che a tredici anni abbia giocato una partita con le scarpe indossate dal padre nella finale di Berlino, a testimonianza di come il fisico lo abbia aiutato anche nei suoi primi anni. La sua scalata è partita da Sochaux, passata da Guingamp e arrivata fino al Borussia Mönchengladbach, dove è arrivato il primo vero salto di qualità.
Marcus Thuram e quel ‘conto’ in sospeso con San Siro
Ora per lui c’è l’Inter e San Siro, stadio con cui ha un particolare conto in sospeso. Risale al 20 ottobre 2020, vigilia di Inter-Borussia Monchengladbach, prima giornata della fase a gironi di Champions League. Marcus Thuram entra nello stadio ma viene fermato da uno steward che non lo riconosce: «Scusi lei? Documento prego». E Marcus: «Ma come? Sono Thuram…». Lo steward non molla: «Documento prego». A quel punto, mossa geniale di Thuram: prende il telefono, va su google, scrive ‘Marcus Thuram’ e va su ‘immagini’. «Guardi, sono io, Marcus Thuram». A quel punto lo steward lo fa entrare. Chissà che risate si faranno quando si incontreranno di nuovo.