«Giocavo negli under 17 della Samp, abbiamo vinto il campionato. In porta c’era Falcone, che ora è in Serie A con il Lecce. Si capiva già che era fortissimo. Ci fece vincere quel torneo praticamente da solo, protagonista anche in finale con tre rigori parati. Non eravamo i favoriti e abbiamo sorpreso tutti. È uno dei ricordi più belli della mia carriera». Ma oggi Mattia Placido, come ama descriversi lui stesso, è un «ex calciatore che ha lasciato il calcio per combattere il cambiamento climatico». Dopo quelle di Messi e Cristiano Ronaldo, oggi le azioni che ammira sono quelle di attivisti come Greta Thunberg. C’entra, ma non è l’unico motivo (come ci ha spiegato in questa intervista al nostro canale Twitch), un’operazione al cuore subita qualche anno fa.
Mattia Placido, l’ex calciatore che vuol salvare il pianeta
Mattia Placido, classe 1995, è arrivato nel vivaio della Samp a 9 anni e ha accarezzato il debutto in Serie A prima che la sua vita prendesse una piega totalmente diversa. Oltre a vincere lo scudetto con l’U17 si è allenato con la prima squadra ai tempi di Mihajlovic in panchina. E ha anche indossato la maglia della Nazionale under 17 e under 19, insieme a Lorenzo Pellegrini e Davide Calabria, poi Cristante, Romagnoli e Petagna. «Dopo – racconta – ho girato in lungo e in largo l’Italia, calcando molti campi di Serie C e Serie D». Di ruolo ha fatto sia il centrocampista che il laterale di destra. Finché nella stagione 2015/16 le cose non sono cambiate per sempre: è in prestito alla Pistoiese e in panchina c’è Max Alvini, un altro con una storia particolare. «In quel periodo ho subito un’operazione al cuore. Fermarsi è sempre brutto. Io ero in prestito dalla Samp, psicologicamente è stata davvero tosta e li ho iniziato ad avere i primi dubbi: ‘Voglio fare davvero questo nella vita?’».
«È brutto arrivare così vicino al sogno e non farcela, anche perché te lo fanno credere di poterci arrivare» ci dice Mattia Placido a senza mezzi termini. «Spesso è anche colpa tua, ma vi assicuro che non è facile. Come vita non è facile. Arrivi in un momento in cui devi fare i conti con il fallimento, che in Italia è tanto disprezzato, ma che in realtà può essere costruttivo se ti dà la spinta per fermarti e ripartire. Io ho fatto così. Ho qualche rimpianto, potevo andare a Perugia o al Crotone di Juric, però mi sono ripreso, mi sono iscritto all’università ho fatto 9 esami e ho ricominciato a giocare in D. Ma li è scattata la scintilla. Io nella vita voglio fare altro».
«Ho puntato tutto su una start up e ora vorrei conoscere Thorsby»
Così Mattia Placido ha detto: «Lascio il calcio e creo una start up. Siamo in due. Ero molto improntato alla sostenibilità. Ho fatto all in su questa start up. Mi piacerebbe parlare con Thorsby (ex Samp che si dedica molto a tematiche ambientali, ndr). Ora l’abbiamo venduta a un progetto molto più grande». Ha creato Doitgreen, un’app che guida chiunque la usa a rendere la propria vita sostenibile e successivamente, a febbraio, il progetto è stato acquistato da AWorld, startup e B-Corp italiana scelta dalle Nazioni Unite per guidare e incentivare le persone a vivere in maniera sostenibile. «Saremo sui campi di Serie A il 22 aprile, che è la giornata della terra. Agire tutti insieme può portarci ad avere un ruolo importante per il benessere e per il futuro del nostro pianeta».
Qualche ricordo da spogliatoio
«Sinisa – ci confida – mi portava abbastanza in alto. Mi allenavo spesso con la prima squadra. I compagni mi consideravano un po’ come un ragazzino, invece Sinisa no. Arriva e mi fa: ‘Chi sei? Come ti chiami? Come ti trovi?’ Quando è arrivato ha cambiato completamente atteggiamento. Ci diceva di essere aggressivi. I risultati si sono visti infatti. Mi chiamò per fare una panchina in A, ma io ero in nazionale. Giocare con la Samp sarebbe stato un sogno. Per me che sono di Marassi, esordire lì sarebbe stato fantastico. Ci ho giocato una volta però. Facemmo una volta una partita contro la prima squadra (come si vede nella foto qua sopra, ndr). Era la presentazione della Samp, l’anno dopo la vittoria del nostro campionato allievi. È stato bellissimo».
Al contrario, «Cassano non mi salutava. Passava dritto e manco mi guardava. Per me era un idolo. Di quel gruppo c’è solo Gabbiadini che adesso è in prima squadra. Quando esci dalla primavera non è facile, soprattutto se vai in C che è un altro mondo. Però guarda Augello io lo affrontai che lui era alla Giana Erminio. Lo guardavo e pensavo ‘ma questo ha il motorino?’». Ricordi ormai lontani, quasi di un’altra vita. Però adesso per Mattia c’è una sfida altrettanto emozionante.