Massimo Oddo, ex calciatore del Milan e campione del mondo con la nazionale nel 2006, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni a Milan TV.
HAUGE – «Ha dimostrato grandi qualità, che si erano già intraviste nella partita a San Siro del Bodo. Piano piano sta entrando nei meccanismi del Milan e ha fatto vedere che le qualità che abbiamo visto prima le vediamo anche qui. imporsi in Italia e nel Milan non è semplice. Ha un vantaggio secondo me, e lo dico da allenatore: i giocatori del nord Europa hanno una marcia in più, soprattutto dal punto di vista mentale. Non hanno paura di mettersi in mostra, è una nota di merito per la personalità di questi ragazzi».
IBRA – «Il carattere di Ibra è molto molto forte, allora si doveva scontrare con uno spogliatoio in cui c’erano poche personalità di poco rilievo. Era uno dei tanti, un grandissimo campione ma come lui in quello spogliatoio c’erano tantissime primedonne. In questo Milan lui si identifica come unico leader al di sopra degli altri. La sua sicurezza in questo momento gli permette di fare qualsiasi cosa. Ispira gli altri, quando non c’è i compagni si preoccupano ma quando c’è i compagni trovano certezze. Conosce l’ambiente Milan. L’operazione Ibra è stata un’operazione fatta da Paolo e Zvone soprattutto per questo punto di vista, non tanto per il campo ma soprattutto per avere nello spogliatoio la guida che negli ultimi anni era mancata. Si era perso lo spirito del Milan».
CALABRIA – «Io vedo due aspetti differenti in questo ragazzo. Un ragazzo della Primavera che lanciato in prima squadra ha impressionato subito. L’entusiasmo iniziale gli ha fatto fare cose belle. Poi c’è stato un momento di down che è assolutamente normale. Non lo conosco bene come ragazzo ma mi da l’impressione di essere un Gattuso-style. Un ragazzo che conosce i suoi limiti ma lavora sulle sue forze. Un umile, un ragazzo che vuole arrivare, nel calcio di oggi la testa conta il 60-70%. Lui è uno di quelli che sta sul pezzo e non molla mai, è un aspetto che conta moltissimo».
CALCIO POST-COVID – «La testa conta tantissimo nel calcio. Qualcosa cambia, cambia qualche equilibrio, nel bene e nel male. Può spostare qualcosa nelle teste dei giocatori, soprattutto in quelli che non sono fenomenali nell’essere leader in campo. Ci sono giocatori che hanno bisogno della spinta del pubblico, mentre altri non si preoccupano dell’esterno. Questi giocatori qui sono avvantaggiati, non gli sposta. Altri che sono più fragili mentalmente hanno bisogno del pubblico. È però un qualcosa che vale per tutti. Una volta andavi a giocare con il Milan a San Siro davanti a 60mila spettatori qualcosa spostava, ora da questo punto di vista è un piccolo vantaggio per le piccole squadre».