di Giulio Converti
Il Milan di Stefano Pioli ha subito una vera e propria metamorfosi se confrontiamo i rendimenti del 2020 e quelli del 2021. Un insieme di variabili, dall’arrivo di Zlatan Ibrahimovic al mindset del nuovo tecnico emiliano, hanno consentito la resurrezione del Diavolo nel 2020. Tuttavia, nel 2021, l’atmosfera di spensieratezza e determinazione che caratterizzava i rossoneri sembra essere sparita da Milanello. Basti pensare che in tutto il 2020 il Milan ha perso solo due partite in Serie A, mentre in neanche 4 mesi dall’inizio del nuovo anno le sconfitte totalizzate sono ben 6. Numeri importanti, che potrebbero costare ai rossoneri quel posto Champions che qualche mese fa veniva dato quasi per scontato. Della spavalderia di quel gruppo giovane e affamato che nel 2020 non lasciava scampo a nessuno, è rimasto poco. Analizziamo insieme, dunque, i numeri che rendono conto di questo declino, oltre ai fattori che potrebbero averlo causato.
Una grande squadra
«Bisogna subito voltare pagina, l’ho detto alla squadra appena è finito il match. Non siamo ancora lucidi come una grande squadra dovrebbe essere» (fonte Sky Sport)
Sono queste le parole più rappresentative di Stefano Pioli al termine della sconfitta contro il Sassuolo. Soffermandosi in particolare sulla seconda affermazione, il tecnico emiliano analizza il divario tra i suoi ragazzi e una grande squadra. Nel 2020, però, il Milan poteva essere definito tranquillamente una grande squadra, o almeno questo è quello che ci dicono i numeri. Nessuno in Italia, infatti, ha totalizzato tanti punti quanti il Milan nel nostro campionato (79) lo scorso anno solare. Non solo, nei top 5 campionati europei solo Real Madrid e Bayern Monaco hanno fatto meglio dei rossoneri nei loro rispettivi campionati. Si trattava perciò di una squadra competitiva anche fuori dal confine, non solo in Italia. Il salto di qualità, dunque, era stato fatto eccome.
Il confronto
Osserviamo qualche dato che rende bene conto del declino dei rossoneri. Come abbiamo già detto, se volessimo stilare una classifica basata sui punti raccolti nell’anno solare 2020, il Milan sarebbe al primo posto. Considerando invece una classifica dei punti raccolti da gennaio 2021, la squadra di Pioli non si qualificherebbe nemmeno per l’Europa League. Infatti, da gennaio i rossoneri hanno disputato 18 partite, collezionando solamente 32 punti (sesti dietro ad Atalanta, Inter, Juventus, Napoli e Lazio). Anche la differenza reti è un dato che fa molto riflettere. Nel 2020 il Milan ha realizzato 79 gol e ne ha subiti 38 in 35 partite, per una differenza pari a 41 gol. Nel 2021, invece, i rossoneri hanno realizzato 28 gol e ne hanno subiti 22 in 18 partite, per una differenza reti pari a 6 gol. Infine, il reparto offensivo ha diminuito in maniera importante la sua produttività. Infatti, da una media di 2.2 reti a partita si è passati a una media di 1.5 gol realizzati a match. Quali potrebbero essere i fattori che hanno causato questo declino?
Fattore stress
Ansia, agitazione, timore di deludere le aspettative. L’interazione tra questi 3 fattori sarebbe letale per qualsiasi squadra, chi non peggiorerebbe le proprie prestazioni? L’aspetto psicologico nel calcio è sempre stato determinante. Il Milan del 2020, però, queste preoccupazioni non le ha mai vissute. Dopo l’infelice esperienza di Giampaolo, mister Pioli aveva un unico obiettivo la stagione scorsa: salvare il salvabile. Il clima di spensieratezza che caratterizzava il Milan del post-lockdown stava alla base del suo successo. Quando i rossoneri scendevano in campo si divertivano e facevano divertire, giocando a cuor leggero un bel calcio. Proprio per questo, dal punto di vista psicologico, il crollo del 2021 è comprensibile. Trovarsi in testa al campionato a Natale, dopo aver mantenuto la vetta da settembre, porta con sé delle conseguenze. I tifosi, seppur timidamente, smettono di concepire lo scudetto come un miraggio. Lo stesso Pioli ha ribadito più volte che non avrebbe firmato per il secondo posto. Come naturale che sia, la spensieratezza in questi casi scompare, e la gestione dello stress diventa sempre più difficile. Se consideriamo poi che il Milan è al momento la squadra più giovane d’Europa per media età, le tensioni emotive si fanno ancora più rilevanti e difficili da gestire. Più volte il leader del gruppo, parliamo ovviamente di Zlatan Ibrahimovic, ha ribadito che si sarebbe fatto carico lui di queste pressioni. A volte, però, neanche avere pesi massimi in termini di esperienza è sufficiente. La tranquillità è sparita. Il collettivo, sotto questo punto di vista, sembra averne risentito molto.
La condizione fisica
Il timore di deludere le aspettative non può essere inteso come l’unica ragione del declino dei rossoneri. Nelle ultime settimane si è alzato un polverone nei confronti dei preparatori atletici del Milan, ritenuti responsabili della precaria condizione fisica dei giocatori. Le informazioni in merito all’operato dello staff rossonero non sono sufficienti per esprimere una valutazione sulla qualità del loro lavoro. Detto ciò, l’infermeria del Milan in questa stagione ha assistito ad un vero e proprio viavai. Da settembre i giocatori rossoneri hanno subito ben 36 infortuni, e 17 di questi sono di natura muscolare. Certo, va considerato che il Milan ha giocato ogni tre giorni per buona parte della stagione. Tuttavia, diverse squadre che hanno giocato con la stessa frequenza non hanno contato un numero così alto di infortuni. Non avere a disposizione l’11 titolare per buona parte della stagione ha messo indiscutibilmente i bastoni tra le ruote al percorso del Milan.
La difesa e gli scontri diretti
Un altro tema centrale nell’illustrare la crisi che sta passando il Milan di Stefano Pioli è l’operato del reparto difensivo. Donnarumma, infatti, subisce gol da sei partite consecutive. Non solo, i rossoneri hanno tenuto la porta inviolata solo una volta negli ultimi 11 match di Serie A. Numeri preoccupanti, ancor di più se si osservano quelli degli scontri diretti. Per l’appunto, negli ultimi cinque scontri diretti il Milan ha totalizzato solamente 3 punti, realizzando 3 gol e subendone 11. Le sfide contro Atalanta e Juventus saranno cruciali per aggiudicarsi uno dei primi quattro posti, e questa tendenza va invertita al più presto. Qualora questo non succedesse, le possibilità che il Milan vada in Champions si ridurrebbero notevolmente.
Conclusioni
Attualmente pronosticare il destino del Milan risulta molto difficile. Non ci siamo soffermati molto sui singoli, per i quali bisognerebbe fare un discorso a parte, concentrandoci di più sul collettivo. I rossoneri, al momento, hanno tutte le carte in regola per aggiudicarsi uno dei primi quattro posti. Al netto di ciò, deve essere riacquisita la fiducia e la convinzione che il collettivo dimostrava qualche mese fa. Oltre a questo, la condizione fisica dei giocatori si rivelerà cruciale nelle settimane a venire. Sarà fondamentale per Pioli avere a disposizione tutti i giocatori al massimo della forma. Le imperfezioni difensive devono essere ridotte, così come deve cambiare l’atteggiamento nei big match. Diverse squadre competono per un posto Champions, e la corsa è tutt’altro che conclusa.