Dal Pescara all’Eredivisie, sognando la Serie A. La storia di Lorenzo Milani: «Ho fatto tanta gavetta e non cambierei nulla del mio percorso».

by Lorenzo Lombardi

1314 km separano Almelo, nel cuore dei Paesi Bassi, da Livorno. Due città e due stili di vita opposti. Eppure per Lorenzo Milani, giovane terzino classe 2001, questa distanza non è nulla in confronto all’opportunità che si appresta a vivere in Olanda. Perché l’ex Pescara è stato appena acquistato dall’Heracles, squadra di Eredivisie: «Mi seguivano già da un paio di anni, da quando giocavo a Pontedera. A loro piace molto scovare giovani da altri campionati e, quando hanno formalizzato l’offerta, non ci ho pensato un secondo. Pensateci, il prossimo anno giocherò contro squadre come Ajax e Feyenoord in stadi storici».

Filosofie di lavoro opposte

Solo pochi giorni fa infatti Lorenzo Milani ha iniziato la preparazione nella sua nuova squadra, l’Heracles, con cui ha firmato fino al 2028. Una società storica del panorama olandese, che ha vinto il campionato in due edizioni (1927 e 1941) e che l’anno scorso ha raggiunto una salvezza tranquilla.

Una realtà completamente nuova, a partire dal Paese, passando per la lingua, fino a strutture e alle modalità di allenamento. «La cosa che mi ha colpito di più in questi primi giorni è la filosofia di lavoro, quasi opposta alla nostra. Non abbiamo ancora fatto una corsa senza palla. Qua lavorano fino allo sfinimento su tecnica di base e possessi palla. E la differenza tra chi lo fa fin da bambino come loro, e chi magari deve sforzarsi come me, vi assicuro che si nota».

Lorenzo poi a Pescara è stato allenato per un anno da Zdeněk Zeman, un fanatico della preparazione fisica, uno abituato a portare i suoi ragazzi al limite estremo. «La preparazione con Zeman è stata mortale. I primi giorni ci ha fatto fare subito 3 volte i 3000 metri, ovviamente seguiti dall’allenamento pomeridiano in campo. Poi siamo passati ai 1000, ripetuti 8 volte. E anche durante l’anno la sua settimana tipo era estenuante. Per lui gradoni e balzi erano pane quotidiano. Alcuni giocatori beneficiavano della mole di allenamento, mentre altri arrivavano sfiniti, soprattutto nel finale di stagione».

Vivere il calcio

Tornando al presente, Lorenzo sta vivendo i suoi primi giorni ‘olandesi’ al fianco di un altro italiano, Antonio Satriano, che lo sta aiutando ad ambientarsi. Queste prime giornate le sta trascorrendo quasi interamente al centro sportivo della società, a cui non manca davvero niente.

«Anche queste cose rendono l’idea della mentalità e della visione sportiva di un Paese. Per farvi capire vi farò due esempi e il primo riguarda lo stadio. Prima era sintetico e, dopo che hanno deciso di riportarlo all’erba naturale, ci hanno messo meno di un mese per realizzare un manto interamente nuovo. Per non parlare del centro sportivo. Nella zona adiacente allo stadio ci sono già due campi ma stanno progettando di farne altri 4 con strutture nuovissime, tra palestre, campi da padel e tanto altro. È davvero pazzesco».

La gavetta di Milani

Lorenzo oggi è arrivato in una ‘Serie A’, quella olandese, ma ha fatto tanta gavetta e se l’è dovuta sudare. Dopo il settore giovanile trascorso a Empoli – tra i suoi compagni c’erano anche Ricci e Asllani – è stato il Grosseto in Serie D a dargli il benvenuto nel ‘mondo dei grandi’.

«Ho avuto la fortuna di vincere subito il campionato e da lì è partito il mio percorso in Serie C. Un anno a Pontedera e poi mi ha preso il Pescara. Sicuramente ho avuto, almeno finora, una traiettoria differente rispetto ad alcuni miei compagni delle giovanili, ma non cambierei nulla».

Anche perché, come tanti altri prima di lui, il passaggio all’estero può essere una grande opportunità di crescita, sotto tutti i punti di vista. Prendiamo gli esempi di Dimarco, Scamacca e Calafiori, oggi pilastri della nostra nazionale ma che hanno dovuto a loro volta compiere passaggi intermedi in altri campionati, prima di affermarsi nella nostra Serie A. «Mi auguro di poter fare un percorso simile al loro e di poter tornare in Italia da protagonista. Purtroppo nel nostro Paese siamo troppo restii a dare spazio e opportunità ai giovani. E questo discorso per me si riferisce a tutte le categorie, dalla D alla A».

Esperienza di vita

Finora solo 13 italiani nella storia hanno giocato in Eredivisie. Questa lista, che vede presenti giocatori come Pellè e Lucca, adesso però va aggiornata. Perché Lorenzo Milani è appena arrivato ma ha tanta voglia di dimostrare quanto vale davvero.

«Non so come andrà in campo ma di una cosa sono certo: questa parte della mia carriera mi renderà migliore sotto tutti i punti di vista».