Quando arrivò in Ligue 1 non lo conosceva nessuno. Venerdì scorso è stato l’incubo del PSG e di Škriniar e ha fatto pure infuriare Mbappé, continuando a provocarlo sui social anche ore dopo la partita, mettendo ‘nel mezzo’ anche McGregor. Si chiama Terem Moffi (attaccante classe 1999), ha segnato una doppietta e fatto un assist al Parco dei principi: è stato semplicemente l’uomo chiave del Nizza di Farioli che ha messo ko il PSG di Luis Enrique.
La storia di Terem Moffi
«Ci sono dei giorni in cui sbaglio tanto davanti alla porta. In altre mi paragonano a Lukaku». Due anni fa Terem Moffi si presentava così ai giornalisti francesi che lo intervistavano per conoscerlo meglio. Attaccante classe 1999 e figlio di Leo (ex portiere nigeriano e compagno di squadra di JayJay Okocha ai tempi dell’Enugu Rangers), in Francia Moffi è arrivato nel 2020 dopo un percorso atipico: dalla Nigeria, Paese dov’è nato, è passato da Inghilterra (dove si iscrisse alla Buckswood Football Academy), Lituania e Belgio. Oggi è al Nizza e sta facendo il grande salto di qualità dopo due anni e mezzo al Lorient.
Il personaggio
È un personaggio anche molto simpatico. Nelle interviste (le poche che fa) non risparmia battute e autocritica. Ad esempio, quando parla del suo percorso scolastico, non si nasconde: «Non ero stupido ma non mi impegnavo. Se avessi messo anche solo il 2% di quello che metto in campo sarei stato un genio». Simpatico come compagno, non come avversario. Lo sanno bene Škriniar e Mbappé per due motivi diversi. All’ex Inter perché gli ha fatto vivere una serataccia (è pure finito nel vortice delle forti critiche dei media francesi dopo la partita di venerdì). Mbappé invece ci ha litigato per un’esultanza.
Mr ‘Nobody’
Cosa è successo: Moffi segna, si toglie la maglia e la fa vedere al pubblico del Parco dei principi che fischia. A quel punto Kylian gli va a dire qualcosa del tipo: «Porta rispetto». Battibecco, nervosismi, niente più. Ma Moffi non si lascia intimidire e anche nei giorni successivi non ha smesso di provocarlo. Basta andare sul suo profilo social e vedere il suo ultimo post: la foto è la sua esultanza con la maglia messa bene in mostra per far vedere il suo nome, e la didascalia è «Mr ‘Nobody’» e racchiude un po’ tutto. Perché intanto il riferimento è a Conor McGregor che nel 2016 dopo aver vinto sul ring l’ennesimo titolo prese il microfono per dire: «Ho messo ko tutti nel roster. Vorrei approfittarne per chiedere scusa… proprio a nessuno (nobody in inglese, ndr)». Quindi non sente di dovere delle scuse. E poi Moffi è un po’ un Mr Nobody che il nome se lo sta facendo. È arrivato in Francia da sconosciuto. Ora è uno dei più temuti: l’anno scorso chiuse la Ligue 1 con 18 gol, quest’anno è già a 3 nelle prime cinque giornate e attenzione: dopo la doppietta al PSG, venerdì il Nizza giocherà il derby contro il Monaco, una squadra a cui Moffi ha segnato sette volte in sei partite tra Lorient e Nizza. È anche per questo che è l’uomo da seguire in Ligue 1, adesso.
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Subito dietro alle stelle della Ligue 1 c’è Moffi
Ma oltre ai dati sui gol, ce n’è un altro molto interessante che fa capire il suo potenziale: è il secondo giocatore della Ligue 1 per passaggi filtranti ricevuti, il ché vuol dire che oltre a segnare è fortissimo a saper leggere e muoversi negli spazi (il primo è Mbappé, quindi si può dire che Moffi è il primo degli esseri umani in quella speciale classifica). Anche sugli Expected Goals (esclusi i rigori) è nella Top 4 del campionato francese, dietro al solito Mbappé (ovviamente primo) e a Ben Yedder e Aubameyang, due giocatori ben noti. Dopo le stelle, c’è lui che stella vuole diventare (la fonte di questi dati è Soccerment).
La sua rivincita col Qatar
La serata del Parco dei principi è una piccola rivincita che Moffi si è preso con il Qatar, Stato con cui aveva un conto in sospeso riguardo al calcio: quando aveva dieci anni fece un provino con l’Aspire Academy (l’accademia calcistica con cui il Qatar ha iniziato il sistema di reclute per il suo sviluppo nello sport). Era il 2009: gli dissero che era bravo ma che cercavano giocatori più grandi di lui e che quindi non l’avrebbero preso. Pianse giorno e notte, ma quell’episodio non se l’è mai scordato. Anche quella volta si sentì un «Mr Nobody». Oggi a Parigi e a Doha il suo nome lo conoscono molto bene.