Metterci la faccia e non aver paura di dire la propria e pazienza se attiri l’attenzione su di te. Renzo e Josè, seppur in modo diverso, sono così da sempre. Diretti, schietti e senza peli sulla lingua. Mourinho da una parte e Ulivieri, ex allenatore e oggi presidente dell’associazione allenatori, dall’altra. In questi giorni si sono punzecchiati, per non dire di peggio. E non essendo due caratteri semplici non sono mancate frasi forti, come quella di Mourinho dopo l’Inter: «Ho visto che ha parlato di me una persona che è stata squalificata tre anni per scommesse. Solo in Italia può ricoprire una carica così importante. Felice di vivere in un altro mondo rispetto a lui». Ma com’è iniziato tutto?
Il pomo della discordia sono state le dichiarazioni di Mou dopo il pareggio contro il Monza di mercoledì 3 maggio. «Oggi abbiamo incontrato il peggior arbitro del campionato. Mai ne avevo visto uno così in carriera. Non ha empatia ed è stato tecnicamente orribile». Ulivieri il giorno dopo le ha definite inaccettabili e la contro risposta del portoghese, ovviamente, non si è fatta attendere. Nel post partita di Roma-Inter, ha lanciato l’ennesima stoccata.
La difesa di Chiffi, poi l’attacco
Mourinho ha fatto riferimento allo scandalo del calcio scommesse del 1986. Definito anche Totonero-bis, che come si capisce dal nome fu un’inchiesta relativa ad un giro di scommesse illegali relative ad alcune partite di calcio nei campionati professionistici. Tra le squadre coinvolte c’era anche il Cagliari, allenato proprio da Ulivieri. Il portoghese lo ha colpito nell’orgoglio e il presidente dell’asso allenatori si è fatto giustizia riportando i fatti e ricordando che «due anni dall’inizio della squalifica, che trascorsi alla ricerca di prove a discarico, la Caf, in una sentenza del giugno 1988, riconosceva, riferendosi a me: ‘l’illecito consumato in sua assenza e a sua insaputa e che l’Ulivieri passa dalla posizione di protagonista assoluto, callido e pervicace, a quella di malaccorto generico’. Questa sentenza presupponeva l’accoglimento di una eventuale richiesta di grazia».
Il botta e risposta tra Ulivieri e Mou
In tanti hanno accusato Ulivieri per le critiche a Mou, lo ha ammesso lui stessi. Frasi del tipo: «Parli proprio tu che da allenatore eri uno che non stava mai zitto». Lui ha ribattuto dicendo che in campo allenatore ed arbitro sono alla pari, mentre fuori, cioè dopo la partita, il primo può parlare e attaccare e il secondo non può difendersi. Da qui la genesi del suo intervento in favore di Chiffi. Dopo le allusioni dello Special One alla sua squalifica, non è mancata una risposta molto netta: «Primo: in Italia è ancora rimasta democrazia, infatti per l’incarico di presidente dell’Assoallenatori, ruolo per altro non retribuito, si viene eletti dagli stessi allenatori, e non nominati dall’alto. Secondo: per quanto riguarda la squalifica di tre anni, per illecito sportivo, da me subita nel 1986, alla quale si è alluso, riprendo quello che ho ripetuto decine di volte in passato, documentando quanto segue. A due anni dall’inizio della squalifica, che trascorsi alla ricerca di prove a discarico, la Caf, in una sentenza del giugno 1988, riconosceva, riferendosi a me: “l’illecito consumato in sua assenza e a sua insaputa…”; e ancora “l’Ulivieri passa dalla posizione di protagonista assoluto, callido e pervicace, a quella di malaccorto generico”. Questa sentenza presupponeva l’accoglimento di una eventuale richiesta di grazia. Che io però non chiesi, a salvaguardia della mia dignità, perché questo avrebbe significato ammissione di colpa, scegliendo di scontare la squalifica per intero, ripartendo poi dalla serie C».
Chi è Renzo Ulivieri
Parole che ci dicono molto del carattere di Renzo Ulivieri, 82 anni, un «toscanaccio» come lui ama definirsi, allenatore i lungo corso e uomo di sinistra. È partito dal basso e ha raggiunto la A con il Perugia nel 1980, a 40 anni. In totale di squadre ne ha allenate 16. Al Bologna, allenato 94 al 98 e portato dalla C alla A, l’esperienza probabilmente più importante. Qui trova anche Roby Baggio, con cui litiga per una panchina di troppo contro la Juve. Roby la prese male e lasciò il ritiro. «Fu una ragazzata», raccontava lui. Alla fine tutto è rientrato dopo pochi giorni e Baggio a fine anno ha raggiunto il record di gol personali in Serie A, ventidue. Nel 2011 si era simbolicamente incatenato in Figc per protesta contro una norma federale, cioè perché era stata tolta «l’obbligatorietà del patentino d’allenatore per prima e seconda categoria e juniores». Oggi continua a studiare, aggiornarsi e lavorare e prepara gli allenatori del presente e del futuro. Caratterialmente, proprio come il portoghese, quando qualcosa non gli sembra giusto non arretra di un centimetro. Anche se, ha sottolineato Ulivieri, «concordo pienamente con le sue conclusioni: siamo fatti di pasta diversa. Però io non me ne rallegro».