Abbiamo intervistato un insider del Bayern Monaco che ci ha raccontato i veri motivi dell’esonero di Nagelsman. «Il famoso motto ‘Mia san mia’ del club vuol dire ‘Noi siamo noi’: chiunque arrivi al Bayern e vuole stagliarsi al di sopra, avendo comportamenti che non sono consoni, viene messo alla porta. Nagelsmann avrebbe avuto bisogno di una figura come quella di Hermann Gerland, un allenatore anziano che ha seguito un po’ tutti i tecnici passati dal club, facendo da tutore invece è palese che abbia rifiutato questa figura. Poi ci sono stati dei comportamenti che alla lunga hanno portato alla rottura» ci ha spiegato Massimo Morales, ex vice di Trapattoni sulla panchina dei tedeschi che però è sempre rimasto dentro l’ambiente. Ma quali sono stati i comportamenti ‘fastidiosi’ per i dirigenti? Analizziamoli con lui.
La macchina di Nagelsmann
«Se non arrivi al campo sempre con la macchina d’ordinanza del club, ma con quella di un altro brand, il Bayern te lo fa notare. Una volta, due, tre…». Una piccola vicenda che ci fa capire molto però sulla distanza, anche anagrafica, tra i due mondi.
La vita privata
«Poi c’è anche un discorso legato alla sua vita privata. Dopo essersi separato dalla moglie, si è fidanzato con una giornalista della Bild» ci ha detto Morales. «Immaginate che allegria c’era nello spogliatoio: i giocatori avevano paura che ogni loro mossa potesse trapelare, e magari qualcosa è trapelato. La talpa? Era il mister».
«Troppo giovane»
«Poi Nagelsmann – ha proseguito – era un coetaneo dei giocatori, a volte pure più giovane. Qualche capello bianco in più, in termini di esperienza, aiuta ad allenare. Quel giusto distacco tra allenatore e giocatori è mancato».
«I risultati? L’ultimo motivo»
«L’ultimo dei problemi per cui è stato esonerato è il discorso dei risultati. Sul piano tattico qualche critica gli è stata mossa, soprattutto in virtù della rosa che aveva a disposizione: tutti pensavano sarebbero stati ancora più dominanti». «Come il Barça però anche il Bayern è più di un club – ha concluso Morales – e non è l’unica analogia: vengono da due regioni, Baviera e Catalogna, con una grande identità. È chiaro che un Nagelsmann, figlio della sua generazione, avesse idee diverse e non si sia adattato».