Immaginate. Passare dalla Serie C alla A in appena 5 mesi. Avere un impatto devastante sul campionato, con numeri simili ad una delle migliori calciatrici al mondo come Alexia Putellas. E conquistare la prima chiamata in Nazionale. Tutto in poche settimane. Un sogno, vero? Per Nadine Nischler, centrocampista offensiva classe 2000 del Como Women, è diventato tutto realtà. Da un paesino del Trentino Alto-Adige fino alla maglia azzurra: «Il sogno che adesso ho in mente è quello di andare a giocare il prossimo Europeo. Sarebbe la ciliegina sulla torta». Perché in fondo bisogna crederci.
Italia-Germania, una partita per descrivere la storia di Nadine
Lo scorso giovedì 21 novembre, il CT Andrea Soncin ha diramato la lista delle convocate per il prossimo impegno dell’Italia contro la Germania. Una sfida delicata, non un Paese come tutti gli altri, soprattutto per Nadine: «Quando ho saputo della convocazione, ho iniziato a tremare. Non avrei mai immaginato un’emozione del genere, sono ancora senza parole. E ho scoperto tutto da sola tramite il profilo IG dell’Italia. Non ho fatto in tempo a rendermene conto che tutte le ragazze hanno iniziato a scrivermi per complimentarsi con me. Ho passato un’ora a rispondere a tutte».
La sua emozione è evidente, non riesce a trattenerla. Giustamente. In pochi mesi la sua vita è cambiata. Ma torniamo alla Germania: «A 14 anni ho deciso di lasciare casa per trasferirmi a Norimberga: all’inizio è stato molto difficile, soprattutto perché rispetto a Naturno – il paesino di 6mila persone in cui è nata e cresciuta Nadine – mi sono ritrovata in una città grande, da sola, senza genitori e senza mio fratello. Però era un’opportunità che volevo cogliere: lì sapevo che la mia vita sarebbe stata solo calcio e scuola. Non c’era tempo per pensare ad altro. Ed era tutto ciò che amavo». Nadine trascorre 4 anni lontano da casa, poi sceglie di tornare.
«Ma ci pensate che fino a pochi mesi fa lavoravo in uno studio di consulenza del lavoro?»
Quando Nadine torna in Italia, di fatto un passo indietro nel mondo del calcio, per sua stessa ammissione: «è stato complicato, io ho fatto alcuni step indietro e il calcio è tornato ad essere solo un hobby. Per me è stato difficile anche solo accettare questa cosa. Poi col tempo ti abitui, certo, anche perché sapevo quanto fosse importante il posto occupato dal pallone nella mia vita. Mi dicevo: ‘Ok, giocherò solo la sera, ma non voglio privarmene’».
Nadine, infatti, inizia a lavorare come addetta alle paghe in uno studio di consulenza del lavoro: «Mi alzavo alle 6 di mattina per correre in ufficio e stare fino alle 17. Poi andavo in campo. Adesso la mia vita è cambiata totalmente: mi sveglio con calma, faccio le mie cose e poi posso dare tutta me stessa al calcio. Non è più un hobby, ma un lavoro vero e proprio. Ci penso tutto il giorno. E credetemi, non lo avrei mai immaginato».
Dalle 40 reti in un anno in Serie C al debutto con gol in A
Nadine è arrivata in Serie A dopo aver giocato una stagione pazzesca da 40 gol col Meran United in Serie C. Già da alcuni mesi il Como Women la seguiva costantemente e verso la fine del campionato è arrivata la chiamata: «Fino a quel momento io e il ds del Como, Miro Keci, c’eravamo sentiti solamente al telefono, poi mi ha detto: ‘Perché non vieni a fare un provino con noi?’. Ero senza parole: ‘Sì, sicuro. Certo!’. Dovevo cogliere l’occasione anche perché venivo da un anno fantastico con 40 gol».
Le reti di Nischler trascinano di fatto il Meran United verso una storica promozione in B. Purtroppo, a causa di alcuni problemi societari, però, il club non è riuscito ad iscriversi: «Mi dispiace davvero molto, anche perché io e le ragazze abbiamo lottato tutto l’anno per chiudere al primo posto. Lo desideravamo davvero tanto. Già di per sé è bello segnare, ogni calciatrice lo dirà, ma quel gruppo era davvero fantastico. Alla penultima partita ero ancora a 37 gol e tutta la squadra ha iniziato a dire: ‘Facciamo arrivare a 40 Nadine, forza’. Tutte volevano che segnassi e facessi cifra tonda. Pazzesco».
Anche dopo tutte queste reti in C, nessuno si aspettava un impatto del genere in Serie A. Fra le centrocampiste offensive dei top 5 campionati europei, Nadine è quella con i numeri più alti (6 gol), dopo Putellas (7). Già al debutto contro il Milan ha messo in chiaro le cose: «Segnare all’esordio, contro il Milan, è stato indescrivibile. Il giorno prima ero stranamente tranquilla, mi sono detta: ‘È arrivato il momento che hai atteso per tanto tempo’. Di certo, però, non mi aspettavo di fare gol: quando ho segnato non sapevo cosa fare o come esultare. In quel momento è uscita solo tutta l’emozione del percorso fatto negli ultimi anni. Non credevo di poter avere un impatto del genere. In estate avevo detto ai miei: ‘Quest’anno vediamo come va, sarei già contenta di poter fare i primi minuti qualche volta’. E poi BOOM!».
«La mia storia può essere un esempio per tante ragazze che sognano di fare questo mestiere»
Nadine è arrivata in A dopo un lungo percorso fra le serie minori di Germania e Italia. E poi: «Negli ultimi 6 mesi è successo tutto quello che sognavo da una vita. A Como sto benissimo, mi piace l’atmosfera, l’ambiente che c’è dentro e fuori dal club. E poi il lago, è stupendo. Vivo con le mie due gattine e spesso vengono a trovarmi i miei genitori o gli amici, alla fine in poco più di 3 ore sei in Trentino».
La scalata di Nischler parte da lontano. Di mezzo, c’è sempre la famiglia. Anzi, il ‘fratellone’: «Ho iniziato giocare a calcio perché vedevo mio fratello agli allenamenti. Lui era in una squadra del nostro paese e io spesso andavo con mia madre sugli spalti. Una volta iniziai a piangere, ma davvero fino allo sfinimento. Mi chiedevo perché lui potesse e io no. Allora mia madre: ‘Vai, vai giù e gioca. Vedrai che lascerai perdere il pallone’. E invece no, sono ancora qua a giocare a calcio».
Di veri e propri piani B, Nadine non ne ha mai avuti: «Da piccola volevo essere una calciatrice professionista, anche se in quegli anni il movimento femminile non era di certo così avanzato. Magari in Germania stavano un po’ più avanti, ma le cose erano comunque diverse. In Italia c’è stato uno step importante nelle ultime stagioni: ora anche le calciatrici straniere vengono da noi perché abbiamo un campionato competitivo. Quando avevo 14-15 anni, era inimmaginabile».
Se nel 2024 pensi al Trentino, non puoi non pensare ad un altro grande sportivo. Forse, il miglior italiano di quest’anno: Jannik Sinner. «Non l’ho mai incontrato, anche se da piccola ho giocato a tennis per un paio d’anni. Spero di avere un’occasione prima o poi, mi farebbe molto piacere». Intanto al Como Nadine ha trovato un’altra altoatesina, Katja Schroffenegger: «Mi ha aiutato tantissimo ad inserirmi nel gruppo. Soprattutto all’inizio la riempivo di domande perché per me era un mondo totalmente nuovo. Abbiamo già portato speck e tanto altro cibo nello spogliatoio».
Il viaggio di Nadine in Serie A è appena iniziato. Ma è già un esempio: «La mia storia può ispirare tante piccole ragazze che sognano di fare le calciatrici un giorno. A volte, fare uno step indietro non significa che poi non riesci ad andare avanti. Ho lavorato duro, dato il massimo, e adesso sono arrivata a un punto in cui dico: ‘è stato tutto bellissimo’». Un po’ come i paesaggi del Trentino, e non solo.
Nadine ha un’altra grande passione. Viaggiare: «L’anno scorso ho fatto un camp organizzando tutto da sola. Ho reso la mia macchina un vero e proprio camper così sono andata in giro dappertutto. È una passione che porto con me sin da piccolina, come quella per lo snowboard. Ora però penso solo al calcio: presto arriverà un tatuaggio ad hoc, ne ho già molti, ma nessuno sul pallone. Aspettavo l’occasione giusta». Eccola, servita.