Nzola era già della Fiorentina nel 2016, poi perse la testa

by Lorenzo Cascini
Nzola fiorentina italiano

Ci sono delle cose nella vita che non accadono perché non è il momento, ma che poi tornano, magari qualche anno e qualche bravata dopo. È il 2016, M’Bala Nzola gioca alla Virtus Francavilla e attira l’attenzione di tanti club. Molti di B, qualcuno di A. Alla fine, tra i litiganti, la spunta la Fiorentina. È tutto fatto, la viola ha speso più di un milione e mancano soltanto le firme sui bolli. Ma Nzola fa Nzola: nei playoff contro il Livorno esplode e prende otto giornate di squalifica. Pesta un piede all’arbitro, sputa a un avversario, indifendibile. Niente Fiorentina, va a Trapani dopo sei mesi. Lì incontra Italiano che gli cambia la vita e la carriera. Se non è destino questo.

Nzola, l’amore con Italiano e la Fiorentina promessa

Tra Nzola e Italiano è amore a prima vista. «È come un padre per me». Lo ha detto più volte Mbala, senza nascondersi. Sapendo che l’allenatore lo stima e se lo porterebbe ovunque. Anche a Firenze. Eccoci. Torniamo al presente, dove si ricongiunge la storia e si uniscono i puntini. La Fiorentina ha preso Nzola, che a Spezia non voleva più stare e che non ci ha pensato due volte a dire subito s’ a Italiano.

L’offerta è di undici più bonus. Undici come i gol che ha fatto Mbala nell’ultima stagione con Italiano in panchina, 2021-2022, a La Spezia. Altro intreccio del destino.

Nzola funziona con Italiano perché l’allenatore ha sempre saputo come prenderlo. Mbala è un ragazzo che deve sentire la fiducia del mister e della squadra, che tende a perdersi quando riceve critiche dall’ambiente. A Firenze sa che potrebbe ritrovare il sorriso. Con Italiano ha fatto dieci gol in due anni a Trapani, con tanto di promozione in B. Quella della lavagnetta e del «nessun limite, solo orizzonti». M’Bala lo ha imparato benissimo. Poi si sono ritrovati con lo Spezia. Diciotto gol in due anni, 11 in A. Alla Fiorentina serve una punta che faccia gol. Nzola sa farne e Italiano lo sa bene. Motivo in più per cui la terza tappa funzionare. D’altronde al destino non si scappa. E la loro storia lo racconta benissimo.