a cura di Cosimo Bartoloni, Giacomo Brunetti, Andrea Consales, Matteo Lignelli e Francesco Pietrella

Cinque storie dell’Olanda.

Hanno lasciato a casa Cillessen, che intanto è tornato a giocare in patria e forse ve lo eravate perso.

 

La palestra ha fatto bene a Tyrell Malacia

 

A 9 anni è entrato nell’accademia del Feyenoord. A 22 anni ha firmato per il Manchester United. Nasce in Olanda dal padre nativo di Curaçao e da madre surinamense. La prima volta allo stadio non se la dimentica: 2007, Dirt Kuyt – che da quelle parti è una leggenda e con cui avrebbe successivamente condiviso lo spogliatoio – era già al Liverpool. In strada fingeva di essere Ronaldinho, ma il suo unico idolo è il padre. Ha incontrato Egdar Davids nel ritiro della Nazionale, che gli ha detto: «Non sei ancora al mio livello, ma se lavori con me e giochi a calcio con me ci arriverai».  Si è trasformato grazie a Jordan Kroon, proprietario della palestra ‘House of Champions’ a Rotterdam. Era una riserva al Feyenoord: hanno iniziato a lavorare, anche a distanza, condividendo i programmi d’allenamento e i risultati. Ora è in Premier League e in Qatar.

 

 

Il coraggio con Kenneth Taylor

 

L’Ajax ha deciso di promuoverlo e nella nuova Olanda, è stato subito chiamato. Classe ’02, è la pepita partita in sordina destinata a crescere ancora. A farsi un nome. Scoperto nel club dilettantistico De Foresters, dove giocava attaccante, si è affermato in Prima Squadra mentre faceva ancora la differenza nello Jong Ajax. Lo avevano etichettato come erede di van de Beek, e infatti il giorno in cui Taylor ha firmato il suo nuovo contratto, ha combaciato con l’ultimo di Van de Beek con il club. Erano diventati molto amici, e infatti sono andati a cena insieme quel giorno. Tutti avevano qualcosa da festeggiare. Ki-Jana Hoever, difensore degli Wolves ora in prestito al PSV, è il suo migliore amico: ha raccontato che giocano spesso a FIFA e che quando Taylor perde, è solito lanciare il controller. Il suo idolo è Wijnaldum e ora, con la partenza di Gravenberch, lo spazio all’Ajax è suo.

 

 

Remko Pasveer, che storia la sua

 

Sembrava l’ora del tramonto. E invece era l’alba di Pasveer. Titolare dell’Olanda a 39 anni. Pensate che ha iniziato nel 2000 a fare il terzo portiere al Twente, e fino al 2003 non ha visto il campo. Estremo difensore come il padre Eddie, nel 2006 ha vinto l’Europeo u-21 con l’Olanda. Per 16 anni, la maglia della Nazionale non l’ha più vista. Pensate: 16 anni. Fino a quando, un giorno, dopo aver firmato un biennale con l’Ajax per chiudere la carriera da terzo portiere, complice la squalifica di André Onana e l’infortunio di Maarten Stekelenburg, è stato riesumato dalla tribuna nel mese di dicembre. Da lì, un capolavoro: subisce solo 4 reti in 20 gare, para 4 rigori su 4 e ottiene il premio come Miglior portiere dell’Eredivisie, contribuendo alla vittoria del campionato. Il 22 settembre 2022, all’età di 38 anni e 10 mesi, esordisce in Nazionale maggiore con un clean sheet nella vittoria contro la Polonia. Come il vino, davvero.

 

 

Non dite il nome di Steven Berghuis a Rotterdam

 

Il padre, Frank Berghuis, ha una presenza in Nazionale. Lui, ormai, non le conta più. Quando ha debuttato, Frank giocava ancora. Lui aveva 15 anni e militava nel WSW. Una scalata nelle giovanili, partendo dal Vitesse ed esordendo nel Twente. Nel luglio 2021 ha dato scandalo il suo trasferimento all’Ajax: lo hanno definito clamoroso. Infatti, ha firmato con i rivali, che hanno approfittato di una clausola presente nel suo contratto, strappandolo solo per 5,5 milioni complessivi. Era il capitano: ora ha dei nemici. «Ho 29 anni, e non è un segreto che volevo fare lo step successivo. Per me è importante migliorarmi ulteriormente. Quando ho deciso di trasferirmi in un nuovo club, oltre al mio sviluppo come calciatore, cercavo la combinazione giusta tra giocare per trofei, giocare in UEFA Champions League e rimanere con la Nazionale. All’Ajax penso che tutto questo coincida».

 

 

Jeremie Frimpong e la pallonata al bambino

 

Un olandese, con il padre ghanese, cresciuto in Inghilterra, che ha esordito in Scozia, e che alla fine è andato in Germania per consacrarsi. E che ora giocherà per il proprio Paese in Qatar. Entra da bambino nell’academy del Manchester City, che lo vede arrivare fino all’u-23. Non convince troppo e viene ceduto per 185.000€ al Celtic. Prima stagione per stabilizzarsi, seconda stagione da urlo. Lo prende il Bayer e l’impatto con la Bundesliga è di cuore: nel 5-0 all’Union Berlino, cercando di tenere in gioco il pallone, l’ha calciato colpendo in faccia un bambino, che è scoppiato in lacrime. Al momento della sostituzione, ha chiesto agli steward di far avvicinare il bambino al bordocampo, e gli ha regalato la maglia, abbracciandolo.