È nato in Belgio, come Lukaku. Viene dalla Premier League, come Lukaku. Vuole riprendersi la scena, segnare e vincere lo scudetto, come Lukaku. Divock Origi, pure lui attaccante, è solo due anni più giovane, è nato a Ostenda (e non ad Anversa) e deve sempre dimostrare qualcosa in più rispetto a Big Rom, appena ritornato all’Inter in uno dei più improbabili «giri immensi» degli amori calcistici. Proverà a farlo con la maglia del Milan, e anche per questo la definizione di anti-Lukaku ci sembra parecchio azzeccata. La conferma arriva dal suo ex capitano al Liverpool, Jordan Henderson. «Divock – dice – è un ragazzo eccezionale, e soprattutto ama i derby». Un gran complimento per uno che vuole iniziare a farsi strada a Milano, una città che in quest’epoca calcistica si è ripresa la cima del calcio italiano dividendosi gli ultimi due scudetti.
Origi e il Milan, la Champions in comune
Origi arriva in Serie A con alle spalle 109 presenze e 22 gol in Premier League, indossando la casacca dei Reds, un club con cui ha vinto tutto, ma in cui col passare del tempo (lo hanno acquistato a fine luglio 2014 dal Lille) ha perso sempre più centralità. Lo dimostra il fatto che nell’ultima stagione non ha raggiunto il numero minimo di presenze per rinnovare in automatico il contratto. E così si è ritrovato libero di firmare coi rossoneri fino al 30 giugno 2026. In comune con la sua nuova squadra ha di sicuro un feeling particolare con la Champions League. Il Milan ne ha vinte 7 (solo il Real ha fatto meglio), lui una, ma quasi da solo nel 2019. Prima una doppietta in semifinale, in aggiunta a quella di Wijnaldum, ha permesso al Liverpool di ribaltare con un 4-0 i tre gol subiti dal Barça nella semifinale d’andata. Segnando un altro gol, poi, ha chiuso i conti in finale contro il Tottenham.
Un vero studioso
Ma sarà interessante conoscerlo pure fuori dal campo. Parliamo di un ragazzo di 27 anni che legge tre libri al mese, sia in inglese che in olandese. Due delle 4 lingue che parla. La terza è il francese, visto che a 15 anni si è spostato al Lille, e poi c’è lo swahili, dialetto kenyota appreso in famiglia. Un Paese, il Kenya, per cui suo padre Mike ha giocato oltre cento partite. «Se non fossi diventato un calciatore – ha raccontato Divock in passato, come ricorda The Guardian – avrei fatto lo psicologo. Sono molto interessato a come funziona il cervello e ai diversi tipi di personalità. Chiedo ai miei amici di sottoporsi a dei test, vedo a quale tipo assomigliano. Al Liverpool posso dire chi è introverso e chi estroverso. Ho iniziato a studiare psicologia, ma ho dovuto smettere quando sono entrato in prima squadra. Sono ancora molto interessato alla materia e guardo molti TED. Forse quando la mia carriera sarà finita riprenderò gli studi, non si sa mai».
La Regina e il delfino
Oltre a quello in Champions, c’è un altro gol fondamentale nella storia di Origi, il nuovo attaccante del Milan. È domenica 22 giugno 2014, al Maracanã il Belgio affronta la Russia di Capello nella seconda giornata della fase a gironi del Mondiale. Divock ha 19 anni, 2 mesi e 4 giorni e all’88’ diventa il più giovane marcatore della sua Nazionale nella competizione. Una rete decisiva, che permette di brindare alla qualificazione agli ottavi con un turno d’anticipo. Alla quale si legano due storie. La prima l’ha svelata Vital Borkelmans, l’allora vice c.t. a La Gazzetta dello Sport: «A fine torneo, concluso ai quarti di finale, veniamo ricevuti a palazzo dalla Regina Mathilde» e nel fargli i complimenti lei «lo scambiò per Romelu Lukaku. E ovviamente tutti a ridere. Origi è così, un ragazzo d’oro, solare, disponibile. Un gran lavoratore».
Sempre in quei giorni al Boudewijn Seapark di Bruges, un parco a tema marino, a un cucciolo di delfino appena nato venne dato il nome “dell’eroe belga nella Coppa del Mondo”. Origi, appunto. Peccato che non sia finita bene: l’animale è morto poco tempo dopo, scatenando l’ira degli animalisti e una protesta per interrompere quel programma di allevamento. Lui e il Milan, invece, si meritano una storia migliore.