Quando cammina per la Villa Olimpica, il centro sportivo del Vélez Sarsfield, tutti lo salutano e lo ringraziano. Un’istituzione. «41 anni nello stesso club: 10 da giocatore, 31 tra allenatore e dirigente. Sono un caso unico in Argentina». Così Juan Lo Bianco a Cronache di spogliatoio, attuale Coordinador General de Fùtbol nel club di Liniers. Uno che ha lanciato tanti talenti passati dall’Italia. L’ultimo? Nico Dominguez del Bologna.
«Dominguez? Rimasi meravigliato già al baby futbol»
Premiato per 3 volte come istruttore da parte del Governo di Buenos Aires, Lobo ne ha visti tanti di giovani. Tra questi c’è anche Nico Dominguez, oggi protagonista con il Bologna di Thiago Motta. «Quando l’ho conosciuto non aveva il capello platinato, forse sarebbe stato più semplice riconoscerlo. Mi dissero che nel club Fragio di Ituzaingó, c’era un ragazzino molto interessante. Una sera sono andato a vederlo giocare al baby futbol e rimasi meravigliato. Parlai con lui e i suoi genitori perché aveva 7 anni, poi lo portai a fare un provino con altri ragazzi e abbiamo deciso di tenerlo». Quando racconta dell’attuale centrocampista rossoblù lo fa con piacere, per il giocatore che è diventato, ma soprattutto per la persona che ha conosciuto. «Faceva cambi di gioco, andava avanti e indietro, aveva il tiro dalla distanza e giocava sia a destra che a sinistra. Si vedeva che aveva delle qualità tecniche incredibili. Ha sempre giocato titolare con me da mezzala, lo facevo giocare accanto al 5, il mediano davanti alla difesa che era Mancuso, figlio del centrocampista che giocò USA 94». Qualità che sono venute fuori soprattutto in una partita. «Mi ricordo una gara vinta per 2-1 alla Villa Olimpica contro il River Plate nella quale ha giocato un ‘partidazo’. Una delle migliori partite che ha giocato in quella categoria. Qualche anno dopo invece è sceso in campo nonostante una notte in bianco per la scomparsa di suo nonno: è entrato a 15 minuti dalla fine contro l’Independiente Rivadavia di Mendoza e ha segnato una tripletta. Quella è stata l’ultima volta che è partito dalla panchina».
Tuttavia, c’è stato un momento in cui stava per lasciare il club di Liniers. «Alcuni dei suoi compagni con cui aveva legato di più erano stati lasciati liberi, ma gli dissi: ‘Resta, che poi quando sarai al Real Madrid ti ricorderai di me’». La maglia del Real non l’ha ancora indossata, ma ha avuto modo di ringraziare il suo primo allenatore quando ha preso parte a un evento organizzato dal Vélez con i ragazzini del settore giovanile. «Mi disse: ‘Lobo sei stato uno degli allenatori più importanti che ho avuto in vita mia, sempre ti sarò grato per il percorso che ho fatto’. Poi l’ultimo giorno prima che andasse al Bologna ci eravamo riuniti, anche i suoi genitori erano emozionati e ha ringraziato tutti. Vederlo poi campione d’America con la nazionale mi ha riempito d’orgoglio». Valori come il rispetto e la gratitudine che stanno alla base degli insegnamenti di Lo Bianco.
La settimana da re di Otamendi e i nuovi talenti
Lo Bianco è stato il primo allenatore al Vélez di tanti altri giocatori. Uno di questi è Otamendi. «Con lui ho trascorso più anni. Ricordo che lo accompagnai a giocare un torneo a Mar del Plata. Una settimana fantastica anche perché poi abbiamo vinto la coppa. Mi ricordo che i ragazzi andavano a dormire in delle abitazioni di altre famiglie, mentre l’allenatore in albergo. I suoi compagni erano finiti tutti in delle case umili, lui ha avuto la fortuna di andare ad alloggiare in quella di uno dei più ricchi della costa. Casa con piscina, lo venivano a prendere e riportare in macchina e gli altri compagni gli dicevano: ‘Tu sì che ti sei salvato’. Ha vissuto una settimana da re. Quelle persone ora penseranno che hanno avuto Otamendi in casa e guarda adesso dov’è». Un altro campione del mondo è Thiago Almada. «Arrivava da Fuerte Apache, lo stesso barrio di Tévez. Appena il Vélez ha visto che tipo di giocatore era, il club ha deciso di comprare una casa alla sua famiglia per portarlo via da quella situazione. Ha un tiro straordinario e grande talento». Non solo campioni del mondo, ma anche giovani già protagonisti in Primera. «Prestianni è un crack, ha 17 anni e gioca in Prima Squadra: può giocare su entrambe le fasce e non lo fermi». E poi c’è Soulé che ha lasciato il Vélez e adesso sarà protagonista con l’Argentina Sub-20 al Mondiale. «Lo ha portato qui Fabián Cubero. È stato un giorno in prova e lo abbiamo preso. Un mancino spettacolare. Diventerà un giocatore fortissimo». Parola del Lobo.