di Luca Anastasio
Facciamo una breve premessa: ovviamente la speranza è che un club forte e storico come il Parma possa ribaltare ogni pronostico e concludere la stagione con una bella salvezza; al momento, però, il club ducale si trova al 19° posto con 20 punti in 31 partite, frutto di 3 vittorie (il Crotone, ultimo, ne ha 4), 11 pareggi e 17 sconfitte. Sono solo 32 i goal segnati (peggior attacco della Serie A), 63 quelli subiti (seconda peggior difesa): comunque vada, quella del Parma è una stagione fallimentare.
Com’è normale che sia, quando c’è un fallimento si va a cercare il colpevole: in questo caso, è facile attribuire i pochi onori e i moltissimi oneri alla società. Ma facciamo un passo alla volta.
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Stagione 2019-2020
Scorsa stagione, dopo 38 giornate, il Parma si ritrovava in cima alla parte destra della classifica: addirittura 49 i punti conquistati, 14 in più della terzultima (Lecce) e a pari merito con Verona e Fiorentina, rispettivamente 9°e 10°. Il club ducale, allenato da Roberto D’Aversa, era temuto da tutti, in particolare dai top club: catenaccio in fase difensiva per poi ripartire velocemente grazie ai due esterni Gervinho e Kulusevski (17 goal e 12 assist in due, ndr), davanti Cornelius (12 reti) ad impegnare fisicamente le difese avversarie per favorire gli inserimenti delle due mezzali Kucka e Kurtic (rispettivamente 6 e 4 centri stagionali).
Una salvezza conquistata prestissimo e tanta voglia di fare meglio la stagione successiva: dove sono stati allora gli errori?
Parma, stagione 2020-2021: storia di un disatro annunciato
A metà agosto, arriva un fulmine a ciel sereno: Daniele Faggiano, direttore sportivo del Parma dalla Serie C alla Serie A, si accasa al Genoa di Enrico Preziosi. Al suo posto arriva Marcello Carli, ex uomo mercato di Cagliari ed Empoli.
Le cattive notizie non sono finite perché il 23 agosto arriva questo comunicato: «Il Parma Calcio 1913 comunica di aver sollevato Roberto D’Aversa dall’incarico di allenatore della Prima Squadra. Nelle ultime settimane sono infatti venute meno quella coesione, unità di intenti, sintonia ed entusiasmo reciproco alla base dei successi raggiunti insieme negli ultimi quattro anni».
Poche righe, ma di grande sostanza: via l’allenatore in grado di portare la squadra dalla Serie C alla Serie A in due stagioni (e di ottenere due salvezze serene nella massima serie). Fuori D’Aversa, dentro Liverani, che veniva da una retrocessione con il Lecce (seppur lottata fino all’ultimo con il Genoa).
A settembre, arriva il cambio di proprietà: i soci di Nuovo Inizio, gruppo di imprenditori italiani che avevano rivelato il Parma da un gruppo cinese, cedono la proprietà alla famiglia Krause grazie ad un’offerta complessiva da quasi 100 milioni di euro.
Il mercato si porta via Kulusevski, volato alla Juventus, Radu, tornato all’Inter, Barillà, ottimo rincalzo che scende di categoria per il Monza, e Darmian, trasferitosi anche lui al club nerazzurro in virtù degli accordi stipulati l’anno precedente per il ritorno in Italia del terzino.
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Quanti problemi con il mercato in entrata
I rinforzi, però, tardano ad arrivare: arrivano sì Osorio (4 milioni dal Porto), Busi (7.5 milioni dal Charleroi), Brunetta (prestito con obbligo a 6 milioni al 60% delle presenze dal Godoy Cruz), Nicolussi Caviglia (prestito con riscatto e controriscatto dalla Juventus), Cyprien (7 milioni dal Nizza), Mihaila (8.5 milioni dal Craiova), Sohm (6.5 milioni dal Craiova) e Valenti (5 milioni dal Lanùs).
Giocatori sicuramente validi, ma i problemi sono principalmente quattro: esclusi Osorio e Cyprien, sono tutti under-23. Per carità, è importantissimo puntare sui giovani un questo calcio fatto sempre più da plsuvalenze, ma è altrettanto importante mixare la gioventù con esperienza. Il secondo problema è, Nicolussi a parte, sono tutti stranieri (che quindi si devono adattare ad una lingua ed uno stile di gioco nuovi). Terzo problema è che 6 giocatori su 8 vengono ufficializzati il 5 ottobre, ossia l’ultimo giorno di calciomercato. Liverani non ha quindi avuto a disposizione praticamente nessuno dei nuovi acquisti per il ritiro di inizio stagione, potendo contare solo sullo zoccolo duro delle passate stagioni. L’ultimo problema è, invece, puramente tecnico: la società, quando ha scelto Liverani, doveva essere consapevole che il tecnico avrebbe portato il suo ormai consolidato 4-3-1-2.
Problemi di… modulo
Eppure il d.s. Carli non gli ha assolutamente fornito i giocatori necessari per questo modulo: Valenti e Osorio sono centrali difensivi, in un reparto che comprendeva già giocatori come Bruno Alves, Iacoponi, Gagliolo, Balogh ed il giovanissimo Dierckx. Busi è un terzino destro, utile in quanto nel suo ruolo era presente solo Laurini (oltre agli adattabili Iacoponi e Grassi). Cyprien, Sohm e Nicolussi Caviglia sono di ruolo centrocampisti, e non si può dire che il Parma ne avesse carenza: Brugman, Hernani, Kucka, Kurtic e il già citato Grassi sono i giocatori già presenti in rosa lo scorso anno che sono rimasti anche nella corrente stagione. Brunetta è un trequartista, l’unico della squadra. Infine, Mihaila è un esterno d’attacco puro.
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Fuori Liverani, dentro D’Aversa: si torna sempre dove si è stati bene
Con le premesse che non erano assolutamente ottimali, la storia è andata come doveva andare: il 7 gennaio, dopo appena 12 punti in 16 giornate, frutto di 2 vittorie e 6 pareggi, Fabio Liverani viene esonerato: al suo posto torna il tecnico che ormai con Parma ha un legame indissolubile, Roberto D’Aversa.
Il Parma ha quindi un’enorme occasione: l’allenatore è di casa e c’è tutto un mercato, chiamato appositamente ‘di riparazione’ per aggiungere quei tasselli che mancano. Arrivano Conti dal Milan (obbligo di riscatto legato alla salvezza per 7 milioni), Graziano Pellè (a parametro zero dopo l’esperienza in Cina), Zirkzee, talentino del Bayern Monaco (in prestito con diritto di riscatto a 15 milioni), Dennis Man per 13 milioni dalla Steaua Bucarest, Bani dal Genoa (prestito con diritto di riscatto a 5 milioni) e Vasilios Zagaritis per meno di mezzo milione dal Panathinaikos.
A volte il mercato non basta
I risultati, però, continuano a non arrivare. Una causa possono essere gli infortuni: il club ducale è primo nella classifica per infortuni, ben 60, 14 in più del Verona, secondo classificato (dati al 10 marzo). Adesso, quando stiamo scrivendo l’articolo, (20 aprile) sono ben 8 i giocatori in infermeria, di cui tre hanno finito anticipatamente la stagione: Nicolussi, Zirkzee e Cyprien.
Ma quello degli infortuni non può essere un alibi: D’Aversa non è riuscito ad invertire un trend già negativo, e anzi, ha fatto peggio del suo predecessore. Probabilmente, quando Krause ha bussato alla sua porta, non è riuscito a dire di no. Ma quella del Parma era una storia di un disastro pressoché annunciato a causa delle scelte del club, nessuno escluso.