Tra le mani una chitarra, o la bombilla per l’infusione del mate. Da buon argentino. La storia di Mauricio Luciano Acosta a un certo punto però si interseca con l’Italia. I motivi sono due: «Uno è la cittadinanza. I miei nonni sono di Cuneo, dal 2016 sono ufficialmente italiano», racconta a Cronache. «Poi volevo fare un’esperienza fuori casa, lontano dal mio paese, l’Argentina. Da noi, in Sudamerica, è sempre così. Quando un bambino sogna di fare il calciatore, sogna di giocare in Europa. Come ha fatto il mio amico Paulo…». Alt. Serve una spiegazione. Paulo è Dybala, con cui non solo Acosta condivide il campo, ma pure tanto tempo assieme: «Sì, eravamo tanto amici. Te l’ho detto, mi ha motivato molto. Lui ce l’ha fatta, ci allenavamo assieme, per me è una grande ispirazione». Bingo.
Acosta risponde al cellulare da Reggio Calabria. Gioca in Promozione, all’Archi Calcio. Si trova benissimo. Ama l’Italia. E non lesina storie sull’amico Dybala.
Luciano Acosta, Calabria e Dybala
«Ero alla Torrenovese [provincia di Messina, N.d.A], ho fatto la preparazione e due partite di Coppa con loro. Poi sono stato a Caltanissetta, in Eccellenza, ed eccomi qui». Acosta ha girato a lungo lo Stivale. Da Acqui Terme, nel Piemonte dei suoi nonni, fino a Taranto, poi Basilicata: «Sono stato quasi due anni lì, ho tanti amici. Mi sono trovato bene ovunque, ma se devo dirti, penso che la Calabria sia casa mia», spiega a Cronache. Ha viaggiato molto, prima di trovare casa: «Sono stato a Barcellona nel 2014, in un posto di nome Badalona. C’era una squadra di Serie C, Segunda B. Prima ero in Argentina, poi sono venuto in Italia e non me ne sono andato più. Mi sono innamorato dell’Italia, diciamo». Sorride. Stop alla geografia, si parla di calcio: «Sono un trequartista, una seconda punta. All’Instituto [Cordoba, N.d.A] però giocavo come esterno di centrocampo, a destra ma anche a sinistra. Sai, in squadra c’era un giocatore più forte di me sulla trequarti…». Hai già capito di chi stiamo parlando. Paulo Dybala: «Per “colpa” sua, mi sono adattato a fare l’esterno. Mi è piaciuto e sono rimasto a giocare in quel ruolo».
Conosci Pedro? e video su WhatsApp
Acosta gioca quattro anni nell’Instituto, dove Dybala arriva a 10 anni: «Lui stava in Pensione – ricorda Luciano a Cronache – visto che era di fuori, non abitava in città. Nei weekend a volte si fermava a casa mia. Io ho tre sorelle, stavamo assieme. Un giorno mia sorella più piccola gli ha fatto uno scherzo. Conosci il gioco Pedro risponde? Bene, una notte andiamo a dormire, lei si nasconde sotto il letto di Paulo e gli alzava il materasso. Lui s’è preso una paura enorme! Poi lei l’ha raccontato su uno streaming, visto che in Argentina è famosa. Paulo l’ha riconosciuta e ha iniziato a seguirla su Instagram».
Aneddotica spiccia: «Mia sorella più grande invece abita a Boston. Un giorno c’era lì la Juventus in America, a fare il precampionato. Lei gli ha scritto, si sono incontrati, Paulo le ha dato un biglietto per vedere una partita dei bianconeri. E ha salutato tutta la mia famiglia, i miei genitori, in un video girato sul gruppo WhatsApp della nostra famiglia. È stato bello». Dybala non dimentica gli Acosta: «Quando è venuto in Italia, mi è presa un po’ di vergogna nello scrivergli, non so perché – sorride timidamente Luciano – però nel 2016 sono venuto io in Italia e gli ho mandato un messaggio. Paulo non era a Torino, ma mi ha permesso di visitare lo stadio della Juve. Non so perché avessi vergogna a scrivergli».
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«Mi ha sempre sorpreso, Paulo»
Questo è Dybala fuori dal campo. In campo, tutta un’altra storia: «La prima volta che l’ho visto era al Belgrano, una squadra di Serie A argentina. Poi ci siamo trovati all’Instituto. Al primo allenamento assieme, vedo che tocca il suo primo pallone e urlo: “Ma chi è questo? Da dove è uscito?”. Mi ha sempre sorpreso, Paulo», racconta Luciano Acosta a Cronache. «Ti dico ancora questa. Un giorno giochiamo a Nuova Chicago, c’è una punizione per noi dal vertice dell’area. Calcia Dybala, il pallone prende la traversa interna e rimbalza. Nessuno capisce se abbia o meno superato la linea. Ma Paulo era già dal guardalinee a indicare la metà campo. L’arbitro gli ha creduto e ha fischiato il gol. Una punizione stupenda…». C’è tempo per un’ultima domanda.
Nel 2018, Dybala gioca il Mondiale con l’Argentina ed è il terzo giocatore dell’Instituto a riuscirci. I primi due si chiamano Mario Alberto Kempes e Osvaldo Ardiles: «Lo vedevamo alla tv, nella nostra Selección. Una cosa stupenda, non so come spiegarla. Da ragazzini giocavamo assieme e ora lui era in tv. Sapevamo che meritava di far vedere il suo talento al mondo. E poi sai, io posso dire alla gente di aver giocato con Dybala, è una grande soddisfazione per me».