Il derby come sliding door della carriera di Pellegrini

by Alessandro Lunari

Le critiche, le contestazioni dopo l’esonero di De Rossi, le tante panchine. E ancora, le voci di mercato, gli accostamenti a Inter e Napoli. Se c’era una partita in cui Lorenzo Pellegrini doveva e poteva riprendersi la sua Roma, quella era il derby. Con la regia di Sir Claudio Ranieri, che ha tenuto segreta la sua mossa di schierare il capitano giallorosso fino all’annuncio delle formazioni. Mossa azzeccata.

È la seconda volta che il derby di Roma segna un prima e un dopo nell’avventura di Pellegrini in giallorosso. Ranieri lo ha mandato in campo da titolare, a sorpresa, nella partita più importante della stagione. Risposta? Magia all’11’ e fischi trasformati in applausi. Con tanto di esultanza con mano sul cuore e sullo stemma. Che poi, a Pellegrini, in fin dei conti il derby di Roma gli ha svoltato la carriera.

 

Il tacco che ha cambiato la carriera di Pellegrini

29 settembre 2018. È la Roma di Di Francesco, reduce dalla semifinale di Champions League. Pellegrini ha 22 anni, è alla sua seconda stagione alla Roma dopo il ritorno dal prestito al Sassuolo. Fino a quel momento non è riuscito a ritagliarsi il giusto spazio. Al minuto 36 di quel Roma-Lazio cambia tutto: fuori Pastore per infortunio. 9 minuti dopo, Pellegrini sblocca il derby con un gol di tacco a pochi secondi dall’intervallo. La storia cambia e forse, anche la sua carriera.

In quella partita, Pellegrini non solo segnò ma si prese di fatto la Roma sulle spalle: prima conquistando il calcio di punizione – poi trasformato da Kolarov – al limite dell’area per fallo di Badelj, poi servendo l’assist per il colpo di testa di Fazio che chiuse sul 3-1. Da quel momento Di Francesco non lo ha più tolto dal campo.

 

«Quella voglia matta di esserci al derby»

Il gol di ieri – il 3°, dopo quello messo a segno nel 2022 – è la chiusura di un cerchio, la seconda sliding door della carriera di Pellegrini che passa per un derby. Fino a ieri, come nel 2018, il 7 giallorosso era al centro delle critiche: «Lorenzo si fa carico di tutti i problemi. Si porta dei macigni dietro – aveva detto Ranieri alla vigilia – quando lo vedrò sereno, lo metterò in campo». E intanto Sir Claudio già sapeva: «Aveva una voglia matta di essere il capitano della Roma nel derby. E io non aspettavo altro». Detto, fatto: titolare come non accadeva in Serie A dallo scorso 24 novembre contro il Napoli.

 

Ma vi ricordate (quasi) un anno fa?

Quello nel derby è il primo gol stagionale di Pellegrini: non segnava dallo scorso maggio. In panchina c’era De Rossi. Ma vi ricordate al suo arrivo quale situazione stava vivendo il capitano della Roma? Era finito ai margini con Mourinho – nonostante il portoghese ne apprezzasse qualità e atteggiamento. La prima cosa che fece De Rossi fu quella di rimetterlo ‘al centro del villaggio’. Risultato? 3 gol nelle prime 3 partite con lui. E dalla contestazione si passò agli applausi. Ancora una volta.

Un anno dopo, la situazione era praticamente la stessa con Pellegrini duramente contestato da gran parte della tifoseria. Era sul banco degli imputati – insieme ai vari Mancini e Cristante – per l’esonero di De Rossi. Dai fischi assordanti con Juric agli applausi di incoraggiamento al Tre Fontane lo scorso 2 gennaio e alla standing ovation al momento dell’uscita dal derby. L’esperienza e le parole di Ranieri hanno fatto il resto.

 

11 minuti per cambiare presente e futuro

Anzi, non solo aveva perso il posto, ma nelle ultime settimane Pellegrini sembrava sempre più lontano da Roma: una possibile pedina di scambio con Inter o Napoli. Sono bastati 11 minuti per cambiare il suo presente, ma soprattutto il suo futuro. «Io come sempre penso al bene della Roma. E se il bene della Roma sarà che io stia qui, di sicuro rimarrò», aveva detto Pellegrini dopo essersi sbloccato contro il Braga lo scorso 12 dicembre. A giudicare dall’esultanza al gol e da quella al triplice fischio, in ginocchio quasi fra le lacrime e poi in Curva Sud, la risposta – almeno per questo mercato – l’abbiamo già trovata.