Perché l’ambulanza non è entrata subito in campo per soccorrere Bove? Lo abbiamo chiesto a un soccorritore presente al Franchi

by Cesare Ragionieri

Negli ultimi giorni si è parlato del motivo per cui l’ambulanza non è entrata subito in campo dopo il malore di Edoardo Bove, scatenando la reazione dei giocatori in campo, in quel momento impauriti e terrorizzati per quello che era appena successo.

Lo abbiamo chiesto a Esposito Luiz Gustavo, il cui sfogo è diventato virale su Instagram. 35enne, volontario in ambulanza da tanti anni, è un autista soccorritore di livello avanzato abilitato DAE e domenica era presente al Franchi, anche se non è stato coinvolto direttamente nella vicenda di Bove.

Perché l’ambulanza non è intervenuta?

«Le procedure dello stadio di Firenze ci dicono di non accedere al terreno di gioco con l’ambulanza, in quanto si rischierebbe di rimanere impantanati» ci ha spiegato. «Il Franchi ha un manto erboso di vera erba con una base sabbiosa per il drenaggio, per cui un’ambulanza o qualsiasi altro mezzo rischia di affondare nel terreno». E negli altri impianti d’Italia? «All’Olimpico, ad esempio, si vedono le Golf Car, ma anch’esse rimangono fuori dal terreno di gioco o esterne alla pista di atletica», sottolineando come ogni impianto abbia le sue procedure da rispettare.

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L’ambulanza serve solo come mezzo di trasporto 

Il messaggio che Esposito ci tiene a far passare è che i soccorsi sono stati perfetti: «In questi casi, per agire non è necessario attendere l’ambulanza perché è solo il mezzo di trasporto per portare il giocatore in ospedale. L’intervento medico infatti viene fatto direttamente sul campo». I sanitari a bordo campo «sono già muniti di defibrillatore e hanno tutti gli strumenti necessari per intervenire immediatamente sul posto» a prescindere dall’ambulanza.

A dimostrazione del lavoro perfetto svolto dai soccorritori, Esposito ci sottopone un dato: «Dal momento del malore alla partenza dell’ambulanza, sono passati 4 minuti. In totale, Bove è arrivato Careggi 13 minuti dopo l’episodio. Sono tempi record per qualsiasi tipo d’emergenza». Ci ha tenuto a ribadire che tutti erano «addestrati e organizzati, anche a livello emotivo. Non abbiamo improvvisato, ma per noi soccorritori non era uno scenario sicuro: avete visto il comportamento aggressivo e disperato di alcuni giocatori?».

L’importanza dei volontari e il loro ruolo

Il ruolo dei soccorritori sta diventando sempre più importante e per questo serve essere pronti a tutto quello che si potrebbe incontrare: «Adesso noi volontari siamo formati. Facciamo un corso di sei mesi per diventare soccorritori e ogni due anni dobbiamo farne un altro per mantenere il livello». Ha aggiunto: «Ormai siamo abituati al DAE (defribillatore) e a tutti gli strumenti che servono per supportare medici ed infermieri, perché in Toscana la maggior parte dei mezzi di soccorso è gestita da volontari che lavorano sempre a stretto contatto e in sintonia con le varie centrali del 118».

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