Roberto Piccoli si racconta: «Amo il ciclismo, voglio la doppia cifra. La storia di Sinner mi ispira»

by Giacomo Brunetti

«Ho segnato il gol della vittoria nello stesso minuto in cui avevamo subito il gol del pareggio. Questo vi fa capire la nostra mentalità», ci racconta il match-winner della partita tra Parma e Cagliari. Roberto Piccoli ha trovato la terza rete stagionale, la seconda in Serie A. Il suo obiettivo dichiarato è arrivare in doppia cifra. La reazione dei sardi, dopo il pareggio di Hernani su rigore, è stata immediata: «Non si può perdere neanche un minuto per cercare la salvezza», e infatti se all’87’ è arrivato il gol del pareggio locale, allo stesso minuto Piccoli ha regalato la prima vittoria alla squadra di Davide Nicola.

«Il mister ci chiede una mentalità vincente, lavora molto sui singoli, su cosa dobbiamo migliorare. Il suo modo di fare con noi ci spinge ad andare oltre. È molto puntiglioso, lavora per farci migliorare come singoli e squadra. Stiamo giocando bene, abbiamo finalmente trovato la vittoria», esulta Piccoli, arrivato in prestito dall’Atalanta. «Ci siamo tolti un peso», ammette.

Questa per lui è la stagione in cui vuole consacrarsi, salvando il Cagliari: «Siamo molto organizzati e lo staff è molto competente. Si sta creando una bellissima famiglia. Cerchiamo di andare oltre noi stessi. Vogliamo la salvezza. Lavoro tanto, da solo, per migliorare. Mi fermo dopo l’allenamento per migliorare la tecnica, perché sfruttare l’attimo in questo gioco può fare la differenza».

Oltre al calcio, ad accompagnare la crescita di Piccoli – che è stato un vero bomber fin dall’inizio della sua carriera, quando in adolescenza vinceva premi nel settore giovanile dell’Atalanta – c’è stato anche il ciclismo, una questione di famiglia: «Da ragazzo andavo a pedalare con mio padre. Se ero forte in montagna? No… no… meglio in pianura! È una passione che quando smetterò di giocare, vorrei portare avanti». Uno degli atleti che più ammira è «Peter Sagan, un fenomeno assoluto». In generale «seguo tanti ciclisti, alcuni sono amici. Mi appassionano tutti, è uno sport complicato che conta sugli attimi di secondo». 

A Bergamo il ciclismo è una passione da affiancare al calcio: «Vedi persone in bici durante tutta la settimana per le strade. Tra Giro e Tour… da noi il Giro è leggenda, ma il Tour ha qualcosa in più». Il suo allenatore, Davide Nicola, per pagare una scommessa ai tempi dell’incredibile salvezza del Crotone nel 2017, impiegò sei giorni per andare proprio da Crotone a Torino, al fine di festeggiare l’impresa: «Lunga quest’anno… poi dalla Sardegna, al massimo da Cagliari vado a Porto Torres!». A Roberto lo sport appassiona in generale, come anche il tennis – «Stimo molto Sinner. Lo seguo e ho letto un libro su di lui: ammiro molto la sua storia» – e il basket, dove tifa Lakers.

Gli abbiamo chiesto del suo impegno nel sociale. Non ne parla molto, perché la beneficenza si fa ma non si dice. Durante il Covid, che ha colpito Bergamo quando lui era in Primavera, «ho aiutato la scuola Casa del Sorriso, nelle valli bergamasche, frequentata da mio cugino, alle prese con una patologia. È stata una delle esperienze più belle della mia vita». Il Covid per lui è stata «un’esperienza drammatica che ci deve ricordare che il nostro dovere non è voltarsi ma andare avanti e aiutare il prossimo. Noi giocatori siamo privilegiati, facciamo un lavoro con tante attenzioni. Dobbiamo ricambiare questa fortuna. Per me è naturale aiutare il prossimo, dare una mano a chi ha più bisogno». Il suo impegno è costante: «Quando c’è stata l’occasione di aiutare la Casa del Sorriso, mi sono subito messo in gioco. Ogni anno cerco di fare un’opera di beneficenza, fin da quando sono piccolo». 

Roberto Piccoli gioca due partite nella vita.