di Andrea Sperti
L’eliminazione ai sedicesimi di finale di Europa League è solo l’ultima goccia che fa traboccare il vaso in casa Napoli.
La stagione degli azzurri doveva essere quella del riscatto, del ritorno a lottare per un sogno che la città ha nel cassetto da troppo tempo ma alla fine non è andata così.
Mercato e problemi strutturali della rosa
Il mercato è stato importante in alcuni reparti e troppo povero in altri. Se andiamo a vedere l’attacco azzurro, infatti, al netto degli infortuni, troviamo un sovraffollamento di giocatori. Lo stesso, invece, non si può dire per la difesa, che conta su pochi uomini ed ha in Koulibaly e Manolas difensori veloci e rapidi nel rincorrere gli avversari, molto meno nel guidare la linea difensiva, come faceva ad esempio Raul Albiol.
Le fasce, poi, sono state il vero tallone d’Achille del Napoli di Gattuso. Il gioco moderno si basa sulle corsie ed avere terzini non in grado di fare entrambe le fasi allo stesso livello rappresenta un problema serio nel corso di un’intera stagione. Anche il centrocampo, in ogni caso, è stato rafforzato con giocatori che sono diventati quasi oggetti misteriosi. Soprattutto Lobotka, arrivato con grandi aspettative, non ha saputo mantenere le attese ed a gennaio sembrava anche sul piede di partenza. Infine, sempre per analizzare la rosa nel suo complesso, non sembra nemmeno azzeccata la decisione di alternare in porta Meret ed Ospina. I portieri hanno bisogno di essere liberi mentalmente ed anche la squadra risente di questi cambiamenti improvvisi.
Nessuna certezza
Tutte le certezze di inizio stagione, dunque, sono state sgretolate da un turbinio di problemi che hanno investito ed a tratti travolto Gattuso e la sua truppa.
Ma qual è il vero problema del Napoli? Sarebbe riduttivo trovarne solo uno ed ecco allora che è necessario compiere un’analisi più profonda, provando a capire i motivi di questo scarso rendimento della formazione partenopea.
Infortuni e Covid
Partiamo dagli infortuni. Tanti, troppi, soprattutto in attacco. Gattuso spesso ha dovuto fare i conti con una rosa rimaneggiata, che tra Covid e problemi fisici è scesa in campo acciaccata, con giocatori non in forma o comunque con pochi minuti nelle gambe.
Dare la colpa a questo, però, sarebbe ingiusto e non aiuterebbe nessuno, anche perché il Napoli non ha brillato nemmeno quando ha avuto quasi tutti gli effettivi a disposizione.
Le partite contro Atalanta, Roma e Fiorentina sono stati lampi nel buio, piacevoli illusioni terminate subito dopo con partite difficili anche da raccontare. Gli azzurri creano occasioni, non è quello il problema, ma dietro mostrano troppa insicurezza, al di là degli interpreti, e questo non è ammissibile per una squadra partita con l’ambizione di lottare per lo scudetto.
Mentalità
Un altro problema del quale Gattuso ha parlato spesso in conferenza stampa riguarda la mentalità di questa formazione. Quando si doveva fare il salto di qualità, mandare un messaggio agli avversari e vincere una partita decisiva per il proseguo della stagione, il Napoli ha sempre risposto assente. Non è una questione di giocatori, anche perché l’esperienza non manca. Purtroppo, invece, il difetto è nella testa, quella che delinea la differenza tra grandi e buoni calciatori.
A dire il vero, anche nelle passate stagioni, con in campo gente del calibro di Higuain e Reina, solo per citarne due, la formazione azzurra è sempre stata debole mentalmente. A salvare la situazione, in quelle annate, però, era una rigida impostazione tattica, che consentiva ai calciatori più estrosi di affidarsi a delle certezze nelle giornate più negative e a quelli meno dotati di aver comunque un compito preciso oltre il quale non fosse necessario andare.
Nel passaggio da Sarri ad Ancelotti e poi da quest’ultimo a Gattuso questa sicurezza è venuta meno. Il Napoli è sceso in campo con vari moduli ed è passato dall’imporre il proprio gioco ad essere, sempre con più frequenza e contro squadre anche meno attrezzate, letteralmente dominato.
Talento inutilizzato
Il club partenopeo ha tanto talento ma non lo utilizza come dovrebbe. L’eliminazione dall’Europa potrebbe suonare come una sveglia, ma non è detto che la squadra si riprenda e riesca ad uscire dal buco nero nel quale è entrata.
Cambiare allenatore potrebbe garantire una scossa ma sarebbe davvero la scelta giusta? De Laurentiis non sembra orientato verso questa direzione, almeno fino a giugno.
Ora servirà salvare la stagione provando a conquistare in ogni modo possibile un piazzamento Champions. Il Napoli è partito per essere tra le grandi, ma ad un certo punto del campionato è scivolato in basso. Questo è il momento di risalire. Nessuno, né tifosi né avversari, ha voglia di aspettare.