di Cosimo Bartoloni
Silvio Berlusconi ha fatto la storia. Imprenditoria, politica, televisione e, lo sappiamo bene, anche nel calcio. Il Milan lo ha cambiato lui, con le sue mani e i suoi soldi, facendolo diventare uno dei club più titolati al mondo. Eppure, i suoi piani all’inizio erano completamente opposti.
È il 1972. Berlusconi ha 36 anni ed è un astro nascente dell’imprenditoria. Il Milan non se la passa benissimo e la carica di presidente è vacante da quando si è dimesso Franco Carraro. Il ‘Guerin Sportivo’ addirittura sponsorizza Silvio come l’uomo della rinascita, ma lui ha in mente altro: vuole l’Inter. Gli è giunta voce che il presidente nerazzurro, Ivanoe Fraizzoli, si sia un po’ stufato e quindi prova il colpo. In testa ha le idee già chiare: prendere l’Inter, investire nella squadra e abbinarle un canale televisivo ‘ad hoc’ per vendere pubblicità e riempirne le casse. Visionario.
Presenta il suo progetto a Peppino Prisco, vicepresidente dell’Inter che ha incontrato grazie alle conoscenze del suo amico avvocato Agostino Viviani, appena eletto al senato con il Partito Socialista. Prisco riferisce tutto a Fraizzoli il quale, però, rispedisce al mittente: «Quanti ann el g’ha? Trentases? Tropp giuvin. Se vedum fra des ann». «Tra dieci anni». Detto, fatto. 1982: Berlusconi ormai è un imprenditore affermato e la sua Fininvest (creata nel 1978) procede spedita verso un futuro di successi. È giunto il momento di riprovare l’ingresso nel mondo del calcio. L’obiettivo è sempre lo stesso: prendere l’Inter. Ora, vi chiederete: ma perché un tifoso sfegatato del Milan aveva così voglia di prendere l’Inter? Glielo fece presente il capo dell’ufficio legale di Fininvest, Vittorio Dotti: «Ma non tifi Milan? Compra il Milan», gli disse. «No, il mio mago mi ha detto che avrebbe portato sfortuna», rispose. Così, Berlusconi si presentò negli uffici di Ivanoe Fraizzoli, che quella volta tentennò davvero. Il suo dubbio, però, non era tanto sulle potenzialità del suo possibile successore, quanto sulla sua fede. «Perché cedere la mia Inter a un milanista sfegatato?», avrà pensato. E prese la sua decisione.
«Signor Berlusconi, perché non si compra il suo Milan?». E l’affare si chiuse lì, stavolta per sempre. Niente Inter, niente ingresso nel mondo del calcio, ma sarebbe stata solo questione di tempo: il 10 febbraio 1986 Silvio Berlusconi diventò il 21° presidente del Milan e da quel momento tutto cambiò per sempre. L’inizio della storia del grande Milan di Berlusconi, dunque, parte da un ‘no’ nella sede dell’Inter. E insegna due cose: la prima è che le porte chiuse in faccia non vanno mai prese solo come un fallimento; la seconda è che neanche i cartomanti riescono a prevedere il futuro. Tantomeno il destino.