Quando la Sampdoria acquistò l’amico di Eto’o senza farlo mai giocare

by Redazione Cronache
Sampdoria

Pagare un giocatore 1 milione di euro senza che metta piede in campo. Certo, nel calciomercato italiano sono stati tanti i flop passati alla storia, da Vampeta a Mendieta, ma quello che è successo alla Sampdoria con Olinga ha dell’incredibile.

Il figlioccio di Eto’o

Tutto comincia nel gennaio 2015 quando il presidente blucerchiato Ferrero decide di fare un regalo al suo allenatore Sinisa Mihajlovic, che aveva portato la squadra nelle prime posizioni di classifica. A Genova arriva Samuel Eto’o, con tanto di annuncio in grande stile e la promessa anche di fare un film sulla sua vita. Nell’operazione, però, è previsto anche l’acquisto di Fabrice Olinga, attaccante 19enne cresciuto nella scuola calcio di Eto’o. Per il camerunese, infatti, Olinga è una sorta di “figlioccio”, con cui condivide anche il procuratore, George Gardi, in ottimi rapporti commerciali con Pini Zahavi, l’influente agente israeliano che sarà decisivo in questa storia. L’accordo è semplice: Olinga dall’Apollon Limassol passa in prestito per sei mesi ai rumeni del Viitorul Constanta per poi trasferirsi alla Samp. A giugno 2015, però, Eto’o rescinde con i blucerchiati e la posizione di Olinga cambia.

Il contenzioso

Il contratto fra Sampdoria e Apollon stabilisce che il club italiano paghi due tranche da 500 mila euro ciascuna, la prima entro 15 giorni dalla pubblicazione dell ITC, il certificato internazionale di trasferimento e la seconda entro il 31 gennaio dell’anno successivo. Vengono poi fissati dei bonus e una percentuale da versare ai ciprioti in caso di futura rivendita del giocatore. Secondo quanto ricostruito da Calciomercato.com, a marzo 2015 i blucerchiati inviano una bozza di contratto a Gardi che prevede un quadriennale da 270 mila euro a stagione più eventuali bonus. La Samp, inoltre,  decide di garantire l’ingaggio che l’attaccante avrebbe dovuto percepire dall’Apollon Limassol per i mesi tra febbraio e maggio 2015, trascorsi al Viitorul. Costo totale, circa 40 mila euro. Il contratto viene anche firmato dal camerunese.

Nel mese di giugno, però, la Samp, oltre a rescindere con Eto’o, scopre di non avere spazio per un posto da extracomunitario. L’Apollon, il mese dopo, inserisce comunque i documenti per la cessione nel Transfer Matching System della Fifa. Il Doria non fa altrettanto, ma spiega di voler onorare lo stesso gli accordi anche se il calciatore deve andare altrove. Olinga, dopo aver sostenuto la preparazione con la squadra e il nuovo allenatore Zenga, deve trasferirsi. La società, però, acquista altri giocatori extra-comunitari.

Sembra comunque che l’affare possa andare in porto, ma passano i giorni e i pagamenti non arrivano. I rapporti tra club diventano sempre più tesi e l’Apollon a gennaio 2016 fa ricorso al  Players’ Status Committee (PSC), l’organo che monitora il rispetto dei regolamenti sul trasferimento dei calciatori, reclamando un saldo da 1,6 milioni di euro. Ferrero la pensa diversamente, ritenendo di far valere l‘articolo 6 del contratto in cui si dispone che la validità è legata al tesseramento da parte della FIGC, cosa non avvenuta. A novembre 2016 il PSC decide di respingere le richieste dei ciprioti.

La sentenza del Tas

La controversia viene portata davanti al TAS di Losanna. A difendere l’Apollon è l’avvocato israeliano Ehud Schochatovitch, legale di fiducia di Pini Zahavi, che riesce a far ribaltare il verdetto del PSC. «Nei casi in cui un contratto di trasferimento non preveda alcuna clausola per la quale lo spostamento possa essere evitato o sospeso, il club compratore non può rifiutarsi di pagare il prezzo pattuito se decide, dopo la conclusione del trasferimento, di non dare corso allo stesso» scrive il TAS a motivazione della sentenza. Alla Sampdoria viene quindi imposto di pagare 500mila euro più gli interessi del 5% all’anno per i versamenti dell’agosto 2015 e del gennaio 2016. Totale, 1 milione e 64mila euro, per un attaccante che non è andato neanche in panchina.