di Costantino Giannattasio
Stabilire un rapporto sano con i propri calciatori è una delle missioni più difficili per un allenatore.
Gli spogliatoi sono abitati da personaggi di ogni tipo, sia nello staff sia tra chi si infila gli scarpini: si passa dal silenzioso che difficilmente spiccica parola, al giocatore tutto cuore che ribalterebbe anche le docce al minimo passo falso dei suoi compagni.
Negli anni abbiamo sentito parlare di tanti rapporti logorati dal tempo, di litigate furibonde e mancate convocazioni per ripicca. Più difficile, invece, che sotto le luci dei riflettori finiscano relazioni umane positive, pregne di reciproco rispetto e un pizzico di vero amore: una di queste è la storia tra Brian Clough e Roy Keane.
Flashback
Ma facciamo un passo indietro. Siamo a Nottingham, nelle Midlands Orientali, in Inghilterra. Qui, una tra le più classiche squadre di provincia è riuscita incredibilmente a imporsi, prima in patria, poi addirittura in Europa. Il principale artefice di questa straordinaria crescita è Brian Clough, allenatore leggendario che nel 1975 si insedia sulla panchina del Forest. Dopo aver ottenuto la promozione in First Division, nel ’78 la squadra riesce nell’irripetibile impresa di vincere il massimo campionato nazionale da neopromossa. È l’inizio di un percorso lungo e di successo, che culmina con la vittoria di due Coppe dei Campioni (nel ’79 contro il Malmoe, nel ’80 contro l’Amburgo). I Reds entrano di diritto nell’élite del calcio “made in UK”. Almeno fino al 1993, anno della prima Premier League: il Nottingham fallisce ogni tipo di obiettivo prefissato e, addirittura, retrocede in Championship. Termina così dopo 16 anni di grande lavoro l’avventura di Clough sulla panchina Tricky Trees. La stagione viene anche ricordata per la cessione, avvenuta alla fine del campionato, del ventiquattrenne Roy Keane, passato al Manchester United per la cifra record di 3,75 milioni di sterline. Tra i due, nei tre anni di collaborazione – dal 1990 al 1993 – nasce un rapporto speciale, il giusto mix tra amore, rispetto, ira e violenza. Sì, avete letto bene, violenza.