Torino, Stadio Comunale, è il 5 ottobre 2008. Sesta giornata di campionato: Juventus contro Palermo.
I bianconeri sono allenati da Claudio Ranieri, nel pieno della ricostruzione post-Calciopoli, mentre i siciliani di Ballardini sognano guidati da un attacco che sta ingranando, composto da Miccoli e Cavani.
Le due squadre sono appaiate in classifica a quota 9 punti e scendono in campo così.
JUVENTUS (4-3-2-1) – Buffon; Grygera, Mellberg, Knezevic, De Ceglie; Poulsen, Sissoko, Marchisio; Del Piero, Giovinco; Amauri.
PALERMO (4-3-1-2) – Amelia; Cassani, Bovo, Carrozzieri, Balzaretti; Bresciano, Liverani, Nocerino; Simplicio; Cavani, Miccoli.
La partita
Gli ospiti passano in vantaggio al 24′: tap-in di Miccoli dentro l’area piccola. Il salentino è bravo a fiondarsi sulla respinta di Buffon, autore di un vero e proprio miracolo sul tiro al volo a incrociare di Cavani. La risposta della Juve non si fa attendere e arriva un quarto d’ora più tardi. Punizione dai venti metri, Del Piero la calcia sul palo del portiere e Amelia si muove troppo presto, subendo di fatto un gol facilmente evitabile.
A fine frazione c’è tempo per l’espulsione di Momo Sissoko: fallaccio su Bresciano.
Rimasti così in inferiorità numerica, i padroni di casa cedono nella ripresa, nello specifico al minuto 81. Il neo entrato si chiama Levan Mch’edlidze, un georgiano di appena diciotto anni che è arrivato in prestito dall’Empoli (dove è cresciuto) e gioca come prima punta. Simplicio lo lancia verso Buffon con un filtrante rasoterra che taglia in due la retroguardia della Juventus. A tu per tu con il portiere della nazionale, il classe ’90 non sbaglia, piazzando con il mancino sul primo palo: è il suo primo gol in Serie A.
Il misfatto
A gara ormai chiusa, durante il secondo dei tre minuti di recupero Grygera e Cavani ingaggiano un duello in velocità, il terzino ceco riesce a vincerlo, ma alla fine deve concedere calcio d’angolo con un intervento maldestro. Qualcuno ha intravisto una gomitata dell’attaccante uruguaiano, lo si capisce anche dopo con il replay, anche se in pochi protestano.
L’arbitro, il signor Tagliavento di Terni, non si accorge di nulla, il VAR, in quel periodo, è solamente un sogno invocato da Aldo Biscardi ogni lunedì sera e così Cavani riesce a farla franca.
Ma il gesto di Grygera è inequivocabile e le telecamere lo immortalano con un primo piano. Il numero ventuno della Juventus si gira verso il direttore di gara aprendo la bocca, affranto e per niente dolorante: l’incisivo destro si è spezzato, c’è un foro nel bel mezzo dell’arcata dentaria superiore.