Alla fine Juric ha fatto diventare Radonjic «un giocatore di calcio»

by Matteo Lignelli
Radonjic

«Quando sono andato via, Radonjic a Roma aveva una vita discutibile, beveva abbastanza e non tornava a dormire a Trigoria». Ce lo ha raccontato il ‘direttore’ Walter Sabatini, protagonista della nuova trasmissione di Cronache, ‘Taconazo’, in diretta ogni martedì su Twitch, YouTube e TikTok. Nemanja Radonjic, che Sabatini ha portato in Italia per primo ormai 10 anni fa, non poteva non essere al centro della discussione dopo il grande inizio di stagione al Toro, con 3 gol in 4 partite, già uno in più dello scorso campionato. Una media da leader per chi lo scorso inverno sembrava essere uscito dai piani del proprio allenatore. Un talento indiscusso, ma dall’anima tormentata, che solo a 27 anni (e con la 10 sulle spalle) sembra esser riuscito a fare il salto di qualità.

Il primo Radonjic, con Sabatini

Tant’è che Sabatini ha ammesso di aver inviato un messaggio a Juric per fargli i complimenti sulla gestione del serbo. «Per integrare e connettere Radonjic in una squadra ci vuole un maestro duro. È un ragazzo bizzarro, molto particolare, Juric deve aver fatto un lavoro speciale sia dal punto di vista mentale che disciplinare». Nella sua voce c’è anche un po’ di rammarico: «L’ho preso da ragazzino, aveva la qualità per arrivare a giocare in Serie A con la Roma. Pagato 3 milioni (una cifra non banale visto che Paredes nello stesso periodo era stato preso a 6, ndr) è stato poi venduto al Marsiglia a 12 milioni senza aver mai giocato in prima squadra. Questo perché anche Rudi Garcia, che l’ha portato in Francia, si era accorto che andava più forte degli altri».

Rapidità, dribbling, qualità delle giocate e un po’ di quell’anarchia tattica che hanno tutti i talenti puri. È questo che colpiva di lui quando, nel 2014, giocava il torneo di Viareggio con la Roma Primavera di Alberto De Rossi. In campo c’era anche Lorenzo Pellegrini. Radonjic raggiungerà Trigoria nel luglio del 2015, dopo una stagione da tesserato dell’Empoli senza mai giocare. In quelle notti romane raccontate da Sabatini spesso era accompagnato da Adem Ljajic, l’amico serbo con cui condivideva anche il procuratore, Ramadani.

Piedi buoni, carattere forte

Che avesse un temperamento particolare lo aveva dimostrato già a 17 anni, quando rifiutò di firmare un contratto da professionista col Partizan, una volta uscito dalle giovanili, perché tifoso della Stella Rossa. Così si era trasferito in Romania, all’Academia Hagi. Dopo la Roma, invece, per lui arrivano una serie di trasferimenti e prestiti proprio alla Stella Rossa e poi Marsiglia, Hertha e Benfica, dove tra problemi fisici e caratteriali non ha mai reso quanto ci si aspettasse.

Il derby dei 14 minuti

Al Toro la storia sembrava destinata a prendere la stessa piega. In particolare dopo il derby contro la Juventus (sconfitta per 4-2 il 28 febbraio) in cui è rimasto in campo per 14 minuti e ha ‘agevolato’ il gol dei bianconeri su calcio d’angolo. «È colpa tua» gli avrebbe sussurrato Juric al momento del cambio. Per poi tirare fuori il bastone in sala stampa: «Per me manca di rispetto totalmente verso questo gioco. Non sono riuscito in 6 mesi a farlo diventare un giocatore di calcio, nonostante abbia spunti». Frasi che a molti erano sembrate una pietra tombale sulla possibilità di vederlo in campo e che invece si sono rivelate la più classica ‘strigliata’ di un padre che ti vuole bene e sta cercando di tirarti fuori l’orgoglio. Juric non ha mai smesso di credere in lui, Radonjic forse ha iniziato a farlo davvero. E una volta risolti i problemi fisici, ha iniziato la nuova stagione alla grande. Che sia arrivata l’ora della maturità? Possiamo solo aspettare.