Raggio Garibaldi, Arturo Lupoli e altre promesse

by Redazione Cronache

Quante volte ci siamo improvvisati osservatori e abbiamo consigliato a qualcuno di tenere d’occhio un giocatore perché l’abbiamo visto giocare e «Quello è forte, segnati il nome». Football Manager era molto di aiuto in questo. Un gioco, sì, ma forse anche qualcosa di più. Football Manager oltre a farci gestire una squadra, ci dava i valori reali di tutti i giocatori, anche i più sconosciuti, le top11 dei migliori giocatori in prospettiva e diverse dritte sui campioni del futuro. Oggi vogliamo raccontarvi alcune promesse che, per caso o per sfortuna, non sono state mantenute.

Francesco Grandolfo

Forse non tutti ricordano del magico momento vissuto da questo ragazzo nelle sue prime e poi uniche e sole partite giocate in Serie A. Dopo un esordio abbastanza anonimo nel 2011 contro il Palermo, nell’ultima giornata di campionato, vince con la maglia del Bari espugnando il Dall’Ara di Bologna, segnando ben 3 gol, ritrovandosi ad essere il primo calciatore della storia del Bari a segnare una tripletta in trasferta nella massima serie dei campionati di calcio italiano. Andrà in prestito al Chievo l’anno dopo, restando quindi in Serie A. La società Clivense non gli darà quasi mai l’opportunità di giocare, e si ritroverà con un totale di 5 presenze, e resteranno le sole per la sua intera carriera. Il declino comincia subito, con il giocatore che trova anno dopo anno, una serie di prestiti, che lo porteranno a raggiungere il suo “massimo” livello nel 2015, dove arriverà a segnare 22 gol in 37 partite, nel campionato di Serie D, alla Correggese. Una serie di prestiti quindi dopo il Bari, passa prima al Chievo, poi in ordine di nuovo Bari e Tritium, Savona, Correggese, Fidelis Andria, Bassano Virtus, Virtus Verona. Ora milita alla Sambenedettese, in serie C.

Arturo Lupoli

Compagno di reparto di Pepito Rossi con gli allievi del Parma, Lupoli, dei due, era considerato il più completo. Veloce nei primi passi, freddo nell’1 contro 1 e rapido con la palla al piede. Dopo il fallimento del Parma, i due emigrarono in Inghilterra, dove passarono periodi differenti. Giuseppe Rossi, al Manchester United, a suon di gol e prestazioni conquistò un ticket per Villareal, mentre Lupoli, meno fortunato, conquistò solo belle parole. Il manager dell’Arsenal, Wenger è uno dei migliori nella ricerca e valorizzazione dei giovani calciatori e Therry Henry, colonna dei Gunners, e parlando di Lupoli nel 2005 disse: «Quest’anno sta segnando moltissimi gol con la formazione giovanile e sono sicuro che ne segnerà moltissimi altri in futuro, in ogni paese e in qualsiasi campionato, perché è un grande attaccante». Se queste parole oggi fanno uno strano effetto, all’epoca erano il giusto attestato di stima nei confronti di un giovane che stava facendo faville. In quella stagione Lupoli segna 27 reti in 32 partite e molti lo considerano già pronto per il salto in prima squadra. Invece Wenger non punterà mai seriamente su di lui, preferendo altri giocatori di quel vivaio che poteva contare tra l’altro su un futuro campione come Cesc Fabregas. La Fiorentina ci crede e decide di scommettere sull’ex Gunner: per lui arriva un contratto di cinque anni. A Firenze si viaggia ai piani alti della classifica con Toni e Mutu che segnano valanghe di gol. Lupoli rappresenta il futuro, per il presente la Fiorentina è già a posto così. Arturo non gioca, ed  è costretto al trasloco in una categoria inferiore, direzione Treviso. Nemmeno lì, però, trova continuità. Il giovane bresciano trascorre altri due anni in Inghilterra tra Norwich e Sheffield dove segna poco e convince anche meno l 31 agosto 2017 viene ceduto a titolo definitivo alla Fermana, neopromossa in Serie C. Con i marchigiani disputa due campionati segnando 12 gol complessivi. Il 20 luglio 2019 viene ceduto alla Virtus Verona, dove milita attualmente.

Andrea Russotto

Nel 2007 il suo nome viene inserito nella lista dei 50 giovani più promettenti al mondo da parte della rivista inglese World Soccer, insieme a De Silvestri, vicino a quello di Messi e Ronaldo. Forse proprio questo aspetto convince il Napoli a prenderlo nel mercato estivo dal Bellinzona. Mercato di ricostruzione, quello del Napoli, da poco in Serie A. Ricostruzione che significa anche cautela. Per questo la manovra del Napoli è stata la tipica operazione che si fa con un giovane di belle speranze ma ancora acerbo: prestito oneroso a 350.000 euro e diritto di riscatto fissato a quasi 4 milioni, nel caso in cui il ragazzo riesca a mantenere le promesse. La stagione con la maglia del Napoli però si rivela sottotono. Vicino ai compagni Lavezzi, Cavani, Hamsik, Russotto infatti gioca soltanto 15 partite in campionato, tutte da subentrato. Non solo, Russotto non riesce a segnare né fare assist in stagione. Il Napoli si convince a non riscattarlo e lui torna in Svizzera. Il valzer di prestiti inizia l’anno successivo e, dopo poche presenze in Serie B, approda in Lega Pro, alla Carrarese. di cui nessuna da titolare. 79 presenze a Catanzaro, ma dal 2015 cambierà 4 squadre. Ora gioca alla Cavese.

Lino Marzorat(t)i

«Il mio vero cognome è Marzorati. È una cosa vecchia di tre generazioni, ci fu un’errore all’anagrafe e prendemmo il cognome Marzoratti. Qualche tempo fa i miei zii, hanno deciso di cambiarlo con quello giusto e quindi adesso sono Lino Marzorati». Celebre più per il cambio di cognome che per la carriera in sè, l’ex difensore del Milan era tra i più promettenti nel vivaio rossonero. Vedendolo giocare, Franco Baresi, al tempo allenatore della Primavera, lo evidenziò come erede di Maldini. Solo una presenza, però, per Marzorati in prima squadra. Nel 2006 passa in prestito all’Empoli, che a fine stagione lo riscatta. Resta in Toscana per 3 anni, per poi fare un’esperienza a Cagliari e a Reggio Emilia.Non trovandosi più a suo agio nell’ambiente neroverde, pur avendo giocato da titolare nella prima metà della stagione, decise di cambiare squadra.Pertanto, il 28 gennaio 2014 viene acquistato a titolo definitivo dal Modena, con cui firma un biennale. Nel 2014-2015 si piazza 11º nella Top 15 dei difensori di Serie B secondo una classifica stilata dalla Serie B. Ora è compagno di squadra del sopracitato Russotto alla Cavese.

Matteo Paro

Un ragazzo che vince il Torneo di Viareggio, esordisce prima in Champions League e poi in campionato con la maglia di una Juventus finalista della più importante competizione europea per club e vincitrice dello scudetto sembra indiziato per fare buone cose. Diverse parentesi, però sono entrate nella carriera di Matteo Paro. Nel 2006-2007, l’anno dopo Calciopoli, fa ritorno alla casa madre diventando titolare quasi inamovibile del centrocampo di Deschamps, segnando anche il primo gol in Serie B nella storia della Juventus contro il Rimini. Un infortunio nel finale di stagione fa si che l’astigiano venga superato nelle gerarchie del centrocampo dal più giovane Claudio Marchisio. Viene allora ceduto in prestito al Bari ma il destino gli è ancora avverso: un altro infortunio al crociato lo tiene fuori fino a Gennaio, quando poi fa ritorno alla base. Il Genoa lo rimanda subito in prestito al Piacenza dove però gioca solo 4 partite sempre a causa degli infortuni. Da lì parabola discendente Matteo Paro a luglio 2017 lascia il calcio giocato ed entra nello staff tecnico del Genoa come match analyst, sotto gli ordini di Juric. Oggi è vice allenatore dello stesso Juric all’Hellas Verona.

Massimiliano Tagliani

Ora al Breno, in Serie D. Ex compagno di reparto dei vari Juan Manuel Vargas, Luciano Zauri, Dario Dainelli e Pasqual  alla Fiorentina nel 2008, Massimiliano Tagliani è sempre stato un giocatore alla ricerca della propria dimensione. Il difensore, all’epoca capitano della Primavera viola, era presente all’europeo Under-17 nel 2005, Under-19 nel 2008 e ai giochi Mediterranei nel 2009, giocandoli tutti da protagonista. Eppure con la Fiorentina non ha mai trovato spazio. Un pò per i compagni di reparto, difficilmente scalzabili, un pò per sua colpa, Tagliani lascia Firenze per trasferirsi a Ravenna. La squadra emiliana però finisce in bancarotta, e tutti i giocatori rimangono svincolati. Tagliani firma con il Sudtirol, in Serie C, dove rimane per 5 anni. Al momento milita al Breno, in Serie D.

Matteo Pazzagli

Figlio d’arte di Andrea, ex portiere del Milan di Sacchi, segue le orme del padre. Cresciuto nel vivaio della Fiorentina, Pazzagli viene inserito nella lista B della Fiorentina per la Coppa Uefa. Al tempo era il quarto portiere in campionato (terzo in Europa) dietro ai vari Frey, Lupatelli e Avramov. In viola però ha poca fortuna e poco spazio, così spinge per il trasferimento al Milan. In rossonero, ha davanti Dida e Kalac, e quindi accetta di buon grado il prestito in categorie inferiori. La prima tappa è il Monza, dove però non riuscì a guadagnare il posto da titolare. Dopo anni di ritorni al Milan e di prestiti, tra cui Ascoli, Pistoia e Lucchese, Pazzagli si ritira a 30 anni, chiudendo la carriera nel 2016 con la Massese.

Raggio Garibaldi

Su Football Manager, nel 2009, era al livello di Vidal. Poi, per bravura di Vidal o per sfortuna di Garibaldi, le strade si sono divise. Dopo aver vinto con il Genoa Primavera il Torneo di Viareggio da protagonista, comincia ad aggregarsi alla prima squadra. Esordio in Serie A da giovanissimo, con il Genoa, nel 2008, a 19 anni. Da lì i liguri fiutano l’occasione e decidono di mandarlo in prestito a farsi le ossa. L’esperienza al Pisa è sfortunata, e ritorna al Genoa, dove però viene di nuovo aggregato alla Primavera. Dopo un valzer di prestiti di un paio d’anni, torna a casa all’Entella, dove aveva iniziato tutto. Con i biancoazzurri, in 2 anni colleziona solo 17 presenze e decide di cambiare aria. Dal 2014 al 2018 cambia 4 squadre ed oggi gioca al Como, in Serie C, vicino a Simone Andrea Ganz.

Cesare Gianfranco Rickler Del Mare

Dieci anni fa nel giro dell’Under 20 di Casiraghi nel gruppo di Candreva, Salvatore Bocchetti e Acquafresca ma pian piano finito quasi nel dimenticatoio nonostante buone stagioni di Serie B, su tutte quella al Modena sotto la guida di Pioli. Rickler vanta due presenze con la Nazionale Under-20 e una convocazione con l’Under-21 entrambe nel 2007. «Le mie passioni sono sempre state due, senza preferenze… Credevo di poter fare il calciatore e l’ho fatto ma non ho mai abbandonato l’altro mio amore a cui sono sempre stato molto legato. Zero rimpianti però. Meglio la Dakar e l’azienda di famiglia. Il calcio Non è il mio mondo, soprattutto non quello che ho conosciuto io negli ultimi anni. Dell’ipocrisia e delle falsità di molti posso anche farne a meno». La sua ultima da professionista, dopo una squalifica di quattro anni successivamente ridotta a 14 mesi, l’ha giocata il 7 febbraio del 2015 con la maglia del Prato contro il Savona, quando era diventato un giocatore del Bologna. Prima in comproprietà col Chievo, poi con l’intero cartellino dall’estate 2012 dopo un campionato vissuto tutto in tribuna tranne la panchina con la Juve quando a Bologna l’allenatore era Pierpaolo Bisoli.

Alessio Simonetta

Corre l’anno 2003 e ad ottobre esce la versione 03/04 di Championship Manager Scudetto. Diversi i talenti nominati in quell’anno, ma tra tutti, due hanno un potenziale enorme per il prezzo che hanno, e militano nella Roma: Alessio Cerci e Alessandro Simonetta. Sul gioco, dopo un solo campionato salgono tantissimo e rispettano le aspettative, ma gli allenamenti reali sono altre cose. Conosciamo benissimo la carriera di Cerci, con un salto anche all’Atletico Madrid e al Milan. Ora Cerci milita alla Salernitana, in B. Anche Simonetta, come Cerci, ha assaggiato la B: due anni ad Arezzo ma poi qualcosa si è rotto. Simonetta  passa alla C1 con la Samb e poi scende in C2 col Sudtirol. Ad oggi si trova in Serie D con l’Astrea con cui gioca da 6 anni. L’Asd Asd Astrea è una società calcistica appartenente alla Polizia Penitenziaria. Oltre al ruolo in squadra, infatti, l’Astrea per convincerlo gli ha dato anche il posto di lavoro da poliziotto. Una carriera al contrario quella di Simonetta.

 

Ci piace pensare che molti di questi giocatori non abbiano fallito, semplicemente, stavano cercando la loro dimensione, e non c’è nulla di male in questo.