Claudio Ranieri come nel 2019: «Se la Roma chiama, io devo rispondere sì»

by Alessandro Lunari

«Se la Roma chiama, io devo rispondere sì. Perché sono tornato? Perché è la Roma. Un’altra società non l’avrei mai presa».

Manca solo l’ufficialità: Claudio Ranieri sarà il nuovo allenatore della Roma. I Friedkin hanno scelto lui per il post Jurić. E quelle parole, che portano la sua firma, risuonano così attuali e plausibili. Eppure no, le ha pronunciate poco più di 5 anni fa, nel 2019. Suonano comunque adatte, vero?

Fra Di Francesco e Fonseca: 5 anni dopo la situazione è la stessa

All’epoca, Sir Claudio era stato chiamato da Pallotta per prendere il posto di Eusebio Di Francesco dopo l’eliminazione dalla Champions League contro il Porto. Sono passati anni, ma la situazione si è riproposta: Ranieri ingaggiato ancora una volta per tenere a galla una squadra, ricompattare un ambiente, portare dei risultati, salvare una stagione che sembra compromessa. Tutto in attesa di una scelta definitiva da prendere al termine della stagione. In quel caso, nel 2019, poi fu Paulo Fonseca.

Ranieri e la Roma si traducono con ‘simbiosi’. Impossibile dire di no, anche se aspettava – per sua stessa ammissione – la panchina di una Nazionale, dopo aver concluso – così pareva – la sua carriera da allenatore di club con la salvezza raggiunta a Cagliari lo scorso anno. Ma alla Roma non si dice di no. L’ultimo flash di Ranieri alla guida dei giallorossi è del 26 maggio 2019. Nella notte dell’orgoglio romanista puro, quella dell’addio di Daniele De Rossi. Sliding doors. Ancora una volta.

 

De Rossi-Ranieri: lo stesso schema utilizzato dai Friedkin?

Claudio Ranieri sarà il 4° allenatore della Roma negli ultimi 10 mesi. Allo stato delle cose attuali, sembra la riproposizione dello schema attuato dai Friedkin a gennaio, quando annunciarono l’esonero di Mourinho e l’ingaggio di De Rossi. Un simbolo a cui aggrapparsi per uscire da un momento complicato e – questa volta – ricompattare un ambiente. Dentro e fuori dal campo.

Questa sarà la terza volta che Ranieri allenerà la Roma. Prima delle ultime 12 partite della stagione 18/19, con cui portò la squadra al 6° posto in classifica a 3 punti dalla qualificazione in UCL, era già stato sulla panchina dei giallorossi per un anno e mezzo fra il settembre del 2009 e il febbraio del 2011. Uno Scudetto sfiorato, una finale di Coppa Italia e una di Supercoppa perse. Ma il riconoscimento e l’amore eterno della sua gente.

 

La prima Roma di Claudio Ranieri e l’aneddoto di Totti del 2009

La prima volta da allenatore era arrivato dopo le dimissioni di Spalletti ad inizio settembre 2009. Da lì il via a una rimonta culminata l’11 aprile 2010 con la vittoria per 2-1 contro l’Atalanta valsa il sorpasso in classifica sull’Inter. Due settimane dopo, il ko per 1-2 con la Sampdoria spegnerà i sogni di gloria.

Nel mezzo, i derby vinti – di cui uno togliendo Totti e De Rossi al 45’ – il ritorno alla vittoria dopo 8 anni in casa della Juventus, il successo firmato De Rossi-Toni in casa contro l’Inter di Mou, le lacrime dopo la Samp. Finì tutto qualche mese dopo, con le dimissioni dopo la rimonta subita da 0-3 a 4-3 in casa del Genoa. Troppo, anche per uno come lui nato a Testaccio con i colori della Roma addosso.

Ranieri è stata la scelta più logica dei Friedkin che avevano vagliato nomi esteri e italiani, come Roberto Mancini. Questione di intrecci: nel 2009, Sir Claudio ottenne la panchina proprio a discapito dell’ex CT dell’Italia. Un retroscena raccontato da Totti nell’evento di presentazione del suo libro ‘Totti – Un capitano al Colosseo’: «Io, Perrotta, Pizzarro e altri senatori fummo convocati da Rosella Sensi: ‘Ci sono due opzioni: Mancini o Ranieri’. Scegliemmo Mancini. Alle 19 lessi alla TV: ‘Ranieri nuovo allenatore della Roma’. Pensai: ‘Ah bene, bella passeggiata che abbiamo fatto’. Il giorno dopo arrivò il mister. Tutti contenti eh, almeno si parlava in romano». No Mancini, sì Ranieri. L’ennesima sliding door.