Guido Fienga, CEO della Roma, ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere della Sera.
CONSEGUENZE – «I danni prodotti da questo virus non sono soltanto sanitari, ma anche sociali. Mi riferisco ai comportamenti degli egoisti e dei furbi. All’inizio qualcuno ha provato a prendere dei vantaggi su chi, in quel momento, era più debole».
RIPARTENZA DEL CAMPIONATO – «Fissare degli step è utile, ti costringe a programmare e a capire quanto serve per essere pronti. Detto questo, ogni data è subordinata all’emergenza. Si parte quando non c’è più rischio, non un minuto prima. Naturalmente, prima di ripartire dovranno essere fatti controlli su tutti i calciatori. Servono regole chiare, da dare prima della ripartenza, sulla validità della stagione o meno».
STIPENDI DEI CALCIATORI – «Qui bisogna mettere in sicurezza tutto il sistema calcio, parlare solo di stipendi è riduttivo. Si può partire anche da quelli dei top manager, allora. Ci sono tante ipotesi, è probabile che si debba ripartire da un livello inferiore per tutti».
PALLOTTA – «Il presidente ci sta supportando in ogni modo per garantire la serenità di tutto il gruppo Roma, che è ben più ampio dei giocatori che vanno in campo. Per questo non finirò mai di ringraziarlo».
GIOCATORI – «Se qualcuno ci ha chiesto di lasciare Roma? No, nessuno ci ha chiesto di andar via. Non abbiamo avuto casi di positività né sappiamo di contatti di nostri giocatori o loro familiari con casi positivi. Non c’è stato motivo di chiedere un’eccezione al Sistema Sanitario Nazionale che è già sotto stress».
EUROPA LEAGUE – «L’avvicinamento a Siviglia-Roma è stato pieno di tensioni. Abbiamo detto subito che non si poteva giocare. Se fossimo stati obbligati a farlo attraverso un cordone sanitario — arrivo all’aeroporto, trasporto allo stadio e ripartenza subito dopo — non avremmo accettato. Per fortuna non siamo arrivati a quel punto».