Ronaldo, ex attaccante di Inter, Milan, Barcellona e Real Madrid, si è raccontato nel corso di una diretta Instagram assieme ad Alessandro Del Piero.
ISOLAMENTO – «Mi sono trasferito a Valladolid dopo un mese a Madrid. Il mio vicino si vuole allenare ogni giorno, ha undici anni, ma io non ho più l’età».
VALLADOLID – «Sono molto contento di aver preso questa sfida: ho vissuto il calcio per tutta la mia vita, non ho mai pensato di diventare allenatore perché la routine sarebbe stata la stessa, se non peggio. Ho provato un’esperienza negli Stati Uniti: sono stato lì per un anno e mezzo, volevo andare nella MLS ma costava troppo. Il sistema del calcio americano non mi fa impazzire, anche se per il business è davvero tanta roba. Come competizione non vedo molto futuro perché non ci sono promozioni e retrocessioni. Poi sono andato a Londra a tre anni a studiare, poi nel 2018 ho iniziato a cercare delle squadre. Abitavo a Madrid e mi è arrivata la possibilità del Valladolid: mi sentivo già preparato e mi sono buttato a pieno in questa operazione. Anche se ogni weekend è una sofferenza pazzesca. Ho dovuto cambiare anche la mia comunicazione, perché non è facile passare i miei trascorsi da giocatore ai miei calciatori attuali».
CORONAVIRUS – «Tornare a giocare è rischioso, ma vogliamo trovare una decisione che sia giusta per tutti. Abbiamo fatto i test mercoledì, oggi sono arrivati i risultati e nessuno è positivo. Dai prossimi giorni i giocatori potranno tornare ad allenarsi: la prima settimana sarà tutto lavoro individuale, poi potranno iniziare a usare il pallone sperando di tornare in campo per l’inizio di giugno. Allenarsi a casa non è la stessa cosa».
PASSATO – «Non cambierei assolutamente niente delle mie scelte fatte in passato. A Barcellona avevo rinnovato il contratto, cinque giorni dopo mi chiamò il Presidente per dirmi che non poteva rispettare l’accordo. E io allora gli ho detto che me ne sarei andato perché non mi sentivo importante per il club. E per fortuna c’era già l’Inter pronta ad acquistarmi: è stata una storia d’amore bellissima. Conoscere l’Italia in quel modo è stato un regalo di Dio. A quei tempi il calcio italiano era ancora il migliore al mondo».