Il suo Borussia Mönchengladbach è una delle rivelazioni della stagione. Nonostante una lieve flessione nelle ultime partite di Bundesliga, i tedeschi stanno disputando una grande annata, magari da coronare questa sera nell’andata degli ottavi di Champions contro il City. L’allenatore Marco Rose ha raccontato la sua filosofia di calcio e di vita in una bella intervista al Guardian.
STILE – «La mia squadra? Non ha davvero bisogno di pensare. È sempre concentrata, nel vivo del gioco. Cerca di conquistare palloni in una posizione alta del campo. Se abbiamo la possibilità di segnare velocemente dobbiamo sfruttarla, altrimenti dobbiamo mantenere il possesso, ma senza addormentare il gioco, muovendo la palla velocemente, facendo correre gli avversari. Dobbiamo giocare in modo intelligente, duro, non per i fotografi e con la convinzione di poter vincere contro chiunque».
BIVIO – «Nel 2012 dovevo scegliere tra il Lubeck e il Mainz di Klopp, allora sconosciuto. Il mio primo pensiero è stato: “OK, Lubecca, in riva al mare, bel posto, forse una vita migliore per giocare a calcio”. Allora ho pensato di parlare con Jürgen. Ci siamo incontrati nell’hotel del Mainz e quando abbiamo finito avevo deciso di non andare al mare. Questo è ciò che penso renda speciale Klopp, può convicerti delle sue idee e del club. Per me era chiaro che mi sarei unito a Mainz».
IDENTITÀ – «Ovviamente ho usato alcune idee di Klopp, un paio di cose che faccio in allenamento abbiamo fatto a Mainz. Ma alla fine devi essere convinto di quello di cui parli con i tuoi giocatori, di quello che mostri loro, di quello che chiedi loro, quindi devi creare il tuo stile. Il punto più importante è convincere i giocatori: non solo di giocare a calcio, ma di tutto quello che fai. Il modo in cui lavori è il modo in cui giochi. Negli spogliatoi bisogna essere allegri, ma anche onesti. Se qualcuno commette un errore devi dirgli: “Ehi, non siamo noi, siamo diversi».
NUOVI APPROCCI – «Penso di sapere molto sul calcio, ma bisogna affiancarsi di specialisti e lasciare che facciano il loro lavoro. Ci sono persone che sanno molte cose meglio di te. Se pensi di sapere tutto e di essere il migliore, avrai problemi. Per questo nel 2016 ho assunto nel mio staff Rene Maric, una blogger-coach specializzata in analisi tattica».
ESORDI – «Il Lokomotiv Lipsia? Avevo ragazzi speciali nella mia squadra. La maggior parte di loro erano studenti, uno era titolare di una discoteca: era perfetto, entravo sempre gratis. Ma il club non aveva soldi: un sabato non avevamo l’acqua calda nella doccia dopo l’allenamento. Era il vero calcio. Un buon punto di partenza, per imparare molto e scoprire cosa significa essere un allenatore».
MANCHESTER CITY – «Non mi piace dire che gli altri sono i favoriti perché ti rende più piccolo. Nel calcio hai sempre una possibilità. Devi solo esserne convinto, trovare una buona idea e avere un buon piano. E ovviamente ci vuole anche un po’ di fortuna».