di Andrea Sperti
Non c’è un’età giusta per diventare allenatori, ma di certo 29 anni e 11 mesi non rappresentano un bagaglio di esperienza tale per svolgere quel ruolo, almeno così si pensava prima dell’arrivo di Ryan Mason, il nuovo tecnico del Tottenham. L’allenatore inglese ha vissuto un’esperienza particolare, diversa dalle altre. Ha dovuto fare i conti con il destino, che non lo ha guardato in faccia e lo ha punito oltremodo, in un rigido pomeriggio di fine gennaio.
Infortunio e studio
A Stamford Bridge, nel teatro di sogni di molti, si è interrotto il suo, quello di un giovane ragazzo di appena 25 anni. In uno scontro di gioco con il difensore del Chelsea Gary Cahill, Mason ha avuto la peggio, riportando un trauma cranico per il quale è stato necessario un intervento chirurgico. Il classe ’91 in quel momento giocava per l’Hull City, ma dopo un anno, tanta riabilitazione e nessun minuto sul terreno di gioco ha detto basta, appendendo le scarpette al chiodo e chiudendo a chiave nel cassetto le sue ambizioni da calciatore.
Dopo quell’episodio l’ex centrocampista del Tottenham ha condotto una battaglia contro i colpi di testa nel calcio, rilasciando anche un’intervista alla BBC:
«Non mi sorprenderei se, tra 10-15 anni, i colpi di testa non saranno più ammessi nel gioco del calcio. Ad oggi, la ricerca in merito a questo tipo di contatto sta crescendo e ampliando sempre di più il raggio di scoperta: ci sono aspetti sempre più importanti che vengono scoperti. Non sono sicuro che i calciatori siano pienamente consapevoli dei potenziali danni che provoca un colpo di testa. Ed è proprio qui che più la ricerca va avanti, più i giocatori saranno informati, più ci sarà comprensione: può essere soltanto che un percorso verso qualcosa di migliore. Chissà, forse si arriverà a un punto in cui i giocatori firmeranno delle liberatorie per dire che stanno bene, sono tutti ‘a posto’. Il problema è che fino a che non passano gli anni e uno non invecchia, non si conoscono le ripercussioni e gli eventuali danni che i colpi di testa possono recare a un giocatore».
Ryan Mason è sicuro che tra 10 anni il colpo di testa sarà vietato nel calcio al pari del tocco di mano e le sue convinzioni derivano anche dai risultati di una ricerca condotta dal dottor Willie Stewart, neuropatologo al ‘Queen Elizabeth University Hospital’ di Glasgow. Secondo questo studio, infatti, i colpi di testa effettuati dai giocatori aumentano di tre volte e mezzo la probabilità di morire a causa di una malattia neurodegenerativa rispetto a una persona normale. Il dottor Stewart è arrivato a questa conclusione grazie allo studio effettuato sul cervello di Nobby Stiles. Ex di Manchester United, Middlesbrough e Preston, il classe ’42 si era laureato campione del mondo con l’Inghilterra nel 1966. Negli ultimi anni della propria vita, Stiles era stato colpito da demenza senile e morbo di Alzheimer: è scomparso il 20 ottobre scorso. Per via di queste patologie, la sua famiglia, in primis la moglie Kay assieme ai tre figli, ha deciso di donare l’organo di Nobby al dottor Stewart per aiutarlo nella propria ricerca riguardo i possibili danni legati ai colpi di testa dei calciatori. E infatti il medico ha convenuto che il cervello dell’ex centrocampista inglese risultava danneggiato in modo considerevole, proprio per via dei numerosi colpi di testa effettuati in carriera.
Dal campo alla panchina, con una propria idea di gioco
Mason è abituato a lottare, lo facevo in campo e lo fa ora sulla panchina del club inglese. A dire il vero, sul terreno di gioco rappresentava il prototipo del centrocampista di qualità, quello che difficilmente perde il pallone, ma che tante volte prova la giocata pregevole per strappare gli applausi del pubblico. La sua carriera non è stata troppo esaltante, anche perché si è interrotta proprio sul più bello. È cresciuto calcisticamente negli Spurs, con i quali ha collezionato 54 presenze in totale, ed ha anche vissuto delle esperienze in prestito con Yeovil Town, Doncaster, Milwall, Lorient, Swindon Town ed Hull City. In ogni caso, dopo il suo ritiro il Tottenham si è dimostrato subito pronto a credere nelle sue potenzialità da allenatore, affidandogli dapprima l’Under 19, con la quale ha disputato la Youth League, arrivando terzo nel girone alle spalle di Stella Rossa e Bayern Monaco, e poi con l’Under-23.
Dopo l’esonero di José Mourinho di qualche giorno fa, la dirigenza bianconera ha preferito Ryan Mason agli altri contendenti, con il compito di guidare la squadra fino alla fine della stagione, provando a raggiungere un piazzamento in Europa, sebbene la formazione si trovasse, prima della vittoria di ieri, al settimo posto in classifica. Il 4-2-3-1 è il modulo di riferimento di questo giovane allenatore, che non vuole stravolgere l’idea tattica di Mourinho ma solo introdurre qualche piccolo accorgimento per subire meno gol. L’esordio assoluto in panchina contro il Southampton, che è valso a Mason il record di allenatore più giovane nella storia della Premier League, è stato positivo, con una vittoria sofferta e raggiunta solo in rimonta e per giunta al novantesimo, grazie ad un rigore trasformato da Heung-Min Son.
L’obiettivo? Guadagnarsi la riconferma
La squadra ha accettato di buon grado l’arrivo di Mason, un allenatore giovane, preparato e desideroso di riprendersi quello che uno scontro di gioco gli ha tolto. Harry Kane, attraverso i propri account social, ha voluto dimostrare vicinanza e sostegno al nuovo tecnico, suo vecchio compagno di squadra:
«Essendo passati insieme all’Accademia, so quanto significherà per Ryan Mason prendere in carico la squadra per il resto della stagione. Gli daremo tutto ciò che abbiamo per queste prossime 7 partite».
Una dimostrazione d’affetto ma anche un modo per dare il benvenuto ad un tecnico che non ha un compito facile, ma che ha 29 anni ha la spensieratezza giusta per poter combattere con il sorriso le eventuali critiche. L’obiettivo del Tottenham è quello di conquistare un piazzamento in Europa, ancor meglio se si parla di Champions League, mentre Mason avrà poche partite per meritare una riconferma che ad oggi sembra utopia, anche perché le prime indiscrezioni raccontano già di un possibile contatto con Julian Nagelsmann, attuale allenatore del Lipsia. Il calcio, però, ci ha insegnato che le certezze di oggi non sono quelle di domani ed allora anche un classe ’91 può diventare l’allenatore di una squadra di Premier League e sognare di restare a lungo su quella panchina.