Walter Sabatini ha dato un ordine al disordine. Inteso come comando, imposizione. Lui che vive e pensa nel caos, Purgatorio per il Paradiso. «Solo così riesco a elaborare un pensiero reale». Chissà dov’era quando Iervolino l’ha chiamato. Sabatini ha preso una Salernitana in mezzo alla tempesta e le ha detto «ci salviamo». Un ordine, sì, e poi l’ha messa in ordine come lui sa fare. Ha investito su Nicola, tirato a bordo Verdi, pescato Ederson dal nulla, reso Bonazzoli uno decisivo, di personalità. La prima volta che l’ha visto indossava un cappello che gli copriva il volto. «Dove vai con questi orpelli? Sei bello, forte, giovane. Scopriti». Da quando l’ha ascoltato ‘Fede’ ha piazzato solo gol importanti. «Se ci salviamo offro a tutti brioche col gelato». Specialità di Salerno, Bar Nettuno in primis, a un pungo di metri dal mare dopo aver dribblato le auto.
Sesso e suicidio
L’”io” di Sabatini è indecifrabile. Non c’è chiave di volta che possa aprire un modo inquieto e tormentato. Una volta ha detto che pensa al suicidio tutti i giorni, un’altra che il sesso, disperato e folle, gli ha salvato la vita. Un’altra ancora che quando la squadra prende gol gli si abbassa il ritmo cardiaco. «Da trent’anni fumo e parlo di calcio». Domenica, all’Arechi, l’hanno inquadrato a 20’ dalla fine sull’1-0. Il volto stanco, le mani rugose, gli occhi spalancanti, un pensiero in testa. Chissà quale. Neanche l’ombra di una Marlboro rossa, una delle sue tre o quattro dipendenze. Una sono le scommesse sconosciute da valorizzare. Sabatini è uno che si innamora. Esempi sparsi: Erik Lamela. «L’ho voluto a tutti i costi, venderlo mi ha fatto male». Salah: «Ho capito subito che avrebbe fatto impazzire i romanisti». Qualche flop: «Quando ho preso Iturbe sentivo che stavo per fare una cazzata, volevo rendere orgogliosi i tifosi della Roma». Walter è così.
Berlucchi e sigarette
Dategli un tetto e lui osserverà tutto dall’alto, ma mai in silenzio. A Trigoria se ne stava ore lì sopra, con il cappotto durante l’inverno e la camicia aperta sul petto in estate, poi se ne tornava nel suo ufficio. Manifesto di una personalità complessa, contorta: chi ci è entrato l’ha descritto come uno schiaffo all’ordine, parola ricorrente. Sigarette, fogli sparsi, tappi di Berlucchi per ricordare vecchi brindisi finiti bene o male, orologi sulla scrivania. Walter ne ha due, uno gli ricorda il fuso sudamericano. Uno dei suoi must è «quaranta e quattro». Le sigarette fumate ogni giorno e le partite viste di notte. Bipolare per sua stessa ammissione: «Ho il cervello di sinistra e il corpo di destra, sempre in conflitto». Ora meno. La Salernitana ha bisogno di un capitano che la guidi fuori dalle onde, a due partite dalla fine è a +1 sul terzultimo posto.
Salernitana ultima sfida?
Cent’anni di solitudine è il suo Virgilio. Affascinato dall’autodistruzione, rapito dalla scoperta, fiaccato dalle delusioni. Schiaffi dati e presi. Sabatini ha osservato, pensato, riflettuto, scelto, sbagliato, indovinato. Per lui la fortuna è un’attitudine e il talento un dono di chissà chi, forse di Dio. Dategli un tetto da cui osservare tutto e lui sarà contento, anche se in pace non sa stare. Nel 2011 ha scelto Luis Enrique perché l’aveva colpito un’intervista di un anno prima; si innamorò di Ilicic grazie al figlio di Delio Rossi; Pastore è stato il suo sogno. «Ne troverò altri come lui, sono immortale». A lui per scovare il talento basta guardare in faccia il giocatore. Uno degli ultimi è Ederson, l’altro è Emil Bohinen, play norvegese arrivato da Mosca. L’ultima scommessa di chi ha dato un ordine al caos, anche se gli è costato parecchio.