Samp, da Giampaolo a Ranieri: com’è cambiato il gioco e l’utilizzo di Quagliarella

by Redazione Cronache

di Giulio Zampini

Sono lontani i tempi del Quagliarella capocannoniere, capace di arrivare a ventisei reti (oltre a sette assist) e staccare di ben cinque lunghezze Cristiano Ronaldo, non uno qualunque. Sono anche lontani i tempi di una Sampdoria nona in classifica e capace di stupire tifosi e non sulla bontà del suo gioco. Un anno dopo, infatti, in casa Samp tutto è cambiato: club a +1 sulla zona salvezza e il capitano blucerchiato fermo a nove reti, tra cui quattro nelle ultime quattro gare.

Com’è cambiata la squadra

La Sampdoria ha risentito parecchio del cambio di allenatore, da Eusebio Di Francesco a Claudio Ranieri, ma anche altre undici squadre in Serie A (record da quando esiste la competizione) hanno cambiato il tecnico in panchina, e alcune con molti meno “problemi di transizione”. Il problema, individuato nel mercato e nelle scelte societarie, ci porterebbe fuori dal rettangolo verde, dove invece noi di Cronache vogliamo rimanere sempre, soprattutto in questo periodo di quarantena.

E allora diventa curioso vedere il totale cambio di gioco rispetto al passato: 4-3-1-2 con Giampaolo la scorsa stagione, 4-4-2 con Ranieri quest’anno. Due le principali differenze: l’assenza di un vero play e il mancato trequartista dietro le due punte, che ha portato la Sampdoria a cambiare totalmente strategia di gara. La squadra di Ranieri infatti costruisce il gioco soprattutto con il lancio lungo: disperato, quando attaccata dall’avversario, ma anche sistematico quando prova a costruire da dietro. E lo fa in due modi nel 4-4-2: mandando dentro al campo le mezzali e giocando con i terzini che si alzano, oppure mandando sempre verso il dentro le mezzali e giocando palla lunga per la punta, pronta a fare da sponda per la mezzala in inserimento. È su questo che ha lavorato maggiormente Ranieri, ed è sempre questo che la Sampdoria spera al più presto di tornare a far vedere in un campo da calcio.