Dopo oltre vent’anni di carriera per Fabio Quagliarella il mondo del calcio non ha più segreti, Dalla C1 alla A, 22 stagioni con la stessa passione. L’attaccante della Sampdoria si è raccontato a La Gazzetta dello Sport. Questi alcuni passaggi:
IL GOL UNA FORMA D’ARTE – «L’unica differenza rispetto a un pittore è che io non mi ispiro a qualcosa o a qualcuno, ma è vero che leggo in anticipo certe situazioni di gioco. Vivo per questo: il gesto tecnico di un attaccante è un concentrato fra istinto, balistica, coordinazione, dinamica, forza e… soprattutto fortuna. Ma se certi gol sono una costante, allora puoi dire di avere qualcosa di innato».
IL COMPAGNO PIÙ TALENTUOSO – «Di Natale. Pazzesco: faceva gol come e quando voleva. A volte pubblica sui social alcuni video di sue reti. Gli dico: “Non farlo, fermi lo sviluppo di tanti presunti campioni che al primo tiro in porta pensano di valere tanto. Se vedono i tuoi gol, smettono”. Ora appena uno segna, si parla di convocazione in Nazionale. Io avevo davanti mostri sacri da 30 gol a stagione: ma sono cambiati i tempi».
FUTURO – «Mi piacerebbe insegnare l’arte del gol. Ai giovani direi: “Sbattetevene dell’errore. Provateci”. Anche se ho l’uno per cento di possibilità, ci provo sempre. Sto facendo il corso da allenatore, si parla anche di questo. A 9-10 anni i ragazzi devono divertirsi, esprimere l’estro. L’oratorio, la strada, si parte da lì. Quando torno oggi a casa dei miei, invece, il cortile è vuoto. Nessun bambino».