Desplanches si racconta: «L’addio al Milan, il Mondiale u-20 e il sogno A con il Palermo»

by Giacomo Brunetti

Aveva 20 anni quando in mondovisione, dall’Argentina, ha stregato tutti vincendo il Guanto d’Oro come miglior portiere del Mondiale u-20 del 2023. Sebastiano Desplanches all’epoca giocava in Serie C, al Trento, in prestito dal Vicenza, dov’era arrivato l’estate prima dopo essere stato ceduto dal Milan. Oggi è il portiere del Palermo e se si guarda indietro, non ha niente da recriminare al suo percorso.

«Da piccolo giocavo nell’Inter, la squadra che mi ha cresciuto – ci racconta – però a volte nel calcio bisogna fare delle scelte e insieme alla mia famiglia decidemmo di accettare l’offerta del Milan, dove sono rimasto per 7 anni, e che è stata veramente una grande scuola di vita»: un cambiamento a livello giovanile che gli ha spalancato le porte in rossonero. Però, nessun rimpianto né rimorso sulla chiusura di quell’esperienza: «Il Milan mi ha aiutato molto a crescere e a fare il salto tra i grandi. Il momento della prima convocazione in Champions League contro il Porto è indelebile. Il Milan è un posto magnifico dove hai tutto: ti viziano, ti coccolano, e poi sicuramente devi essere bravo a trasportarti nel mondo del professionismo e a fare la gavetta per arrivare in un club prestigioso, come ho fatto io con il Palermo».

In Sicilia ha un grande sogno: «Vogliamo riportare il Palermo in Serie A il prima possibile». La vittoria contro lo Spezia secondo in classifica, «che ci ha dato consapevolezza e ci ha dimostrato che possiamo giocarcela con tutti e che dobbiamo continuare con questa grinta», ha dato impulso ai rosanero nella scorsa giornata. Ma ci torneremo.

Dal Milan alla gavetta in Serie C

La sua carriera da professionista inizia proprio nella scorsa stagione, ma forse anche un po’ prima, quando Stefano Pioli lo ha convocato «per la partita di Champions League contro il Porto. Fu inaspettata: me lo comunicarono la mattina stessa, Maignan si era infortunato, e mi dissero che sarei dovuto andare. Il pomeriggio giocavo in Youth League, sempre contro il Porto, e poi sono dovuto scappare dopo la gara e mi hanno portato in prima squadra, perché sarei dovuto andare in panchina la sera. È stata un’emozione incredibile, non me lo aspettavo. È stato un primo assaggio di calcio importante».

L’addio al Milan, che preferì cederlo a titolo definitivo anziché in prestito, anche per alcuni cavilli legati alle caselle dei trasferimenti temporanei, è solo una piccola cicatrice: «Quando il Milan mi ha ceduto, all’inizio è facile percepirla come una bocciatura. Ma invece penso che mi sia servito perché mi sono fatto le ossa, ho fatto la gavetta ripartendo dalla Serie C e sono contento di essere qui adesso, in una delle piazze migliori d’Italia. Dopo il Milan ho saputo trovare le motivazioni. Sono andato al Vicenza, in C, e non ho giocato molto. Allora a gennaio ho deciso di passare al Trento per trovare più spazio, e sono riuscito a collezionare una decina di presenze. Questo mi ha permesso poi di arrivare al Mondiale u-20 pronto e sono contento comunque del percorso che poi abbiamo fatto, e anche del premio di ‘miglior portiere’ che ho ricevuto».

Il grande momento al Mondiale u-20

Quindi dal Milan al Vicenza, in Serie C, dove il ds Federico Balzaretti gli ha dato un’occasione tra i professionisti, per ripartire dopo il Milan. Ma non giocò molto, lo spazio era poco. Desplanches quindi a gennaio 2023 passò al Trento, sempre in C, in prestito. Dove finalmente trovò la sua opportunità: «Dopo un anno di formazione in giro per l’Italia sono arrivato a chiudere quella stagione in Argentina, un posto che non avevo mai visto, dall’altra parte del mondo, è stato bello perché quando siamo partiti nessuno credeva molto in noi, avevamo anche diverse assenze perché alcuni campionati si stavano ancora giocando e vari club non avevano lasciato partire i calciatori, dunque il nostro percorso è stato ancor più fantastico. Abbiamo affascinato tutta l’Italia, mi dispiace aver perso in finale ma sono stati più bravi di noi. Comunque è stata un’esperienza fantastica. La porterò sempre con me». Una vera e propria cavalcata culminata con il premio di miglior portiere della competizione, nonostante la finale persa con l’Uruguay in finale: «Un bel riconoscimento, ma a fine partita ero tristissimo per la sconfitta. Ho pensato che dovevo rimanere con i piedi per terra e che avevo ancora tanto da imparare, da migliorare. Che sarei dovuto rimanere umile e continuare a lavorare, come sto facendo anche adesso. È stato un premio che mi ha dato consapevolezza nei miei mezzi, insieme a quello che avevo fatto in C. Anche grazie a quel percorso al Mondiale sono riuscito ad arrivare in una piazza prestigiosa come Palermo: quando sono arrivato qui, si è azzerato tutto e mi sono dovuto conquistare il posto con il duro lavoro e sono molto felice di avere continuità e giocare. Il posto da titolare non è dovuto, ma va garantito e conquistato ogni giorno».

Dopo quell’exploit, il Palermo ci ha puntato forte pagandolo oltre due milioni. Dopo aver trovato poco spazio alle spalle di Pigliacelli nella passata stagione, adesso per il classe ’03 si sono spalancate le porte della titolarità, complice anche l’infortunio di Gomis. E affermarsi in rosanero è diventato bellissimo: «Il City Football Group ci ha messo a disposizione un centro sportivo che per noi è un motivo di orgoglio, allenarci in una struttura del genere, per me che ho avuto anche la possibilità di farlo a Milanello, è una fortuna. La struttura è fantastica». Ad allenarsi con lui c’è Salvatore Sirigu, cresciuto nel Palermo e tornato “a casa” dopo una carriera di rilievo; il direttore sportivo è invece Morgan De Sanctis, altro ex estremo difensore di livello. Insomma, Desplanches è circondato da modelli: «Allenarsi con Sirigu è fantastico perché ha fatto una carriera meravigliosa. È stato anche il portiere della Nazionale, ho solo da imparare da lui. Per me è un orgoglio allenarmi con lui. Sono contento che sia tornato qui. Mi dice spesso cosa posso fare meglio sul posizionamento e sui cross. E c’è anche il ds De Sanctis che è stato un grande portiere, spesso viene accanto alla nostra area di allenamento e ci dà consigli. È bello avere un dirigente che si intende di portieri e ci dà la sua idea, i suoi consigli».

La Serie A… ma perché no, anche la Champions!

«Palermo è fantastica – ci confida – e anche quando giochiamo fuori, sembra sempre di essere in casa. Lo scorso anno a Modena c’erano 4mila persone, sembrava di essere al Barbera e invece eravamo molto più a nord. Sono calorosi, mi dispiace che quest’anno non gli stiamo dando ciò che meriterebbero, ma sono convinto che sia ancora presto e possiamo toglierci grosse soddisfazioni. Vogliamo renderli felici», perché una piazza così deve sempre avere ambizione. Come quella di Desplanches, che però sottolinea: «Sogno la Champions con il Milan? Ne ho parlato tempo fa, ma è stata romanzata. Sicuramente sogno di vincerla, è un obiettivo che hanno tutti i bambini. Ma ora non penso a questo. Penso al mio percorso, al fatto che siamo in B e spero di arrivare in A con questa maglia il prima possibile».

E alla fine una somiglianza impossibile da non cogliere: «Sosia di Blanco? Ehh, me lo dicono spesso! Non mi hanno mai scambiato per lui ma soprattutto negli scorsi anni era una cosa che mi dicevano molto frequentemente!».

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