Osimhen sta al gioco del Napoli come il gioco del Napoli sta ad Osimhen. In un periodo prolungato di silenzio stampa, a parlare per la squadra di Gattuso oggi sono risultati e statistiche. Quelle legate alla presenza o meno del numero 9 fanno quasi impressione: da quando è tornato in campo, spesso a partita in corso, la media punti è passata da 1.42 a 2.12 in men che non si dica. Dopo un lungo inverno trascorso tra Nigeria, infermeria e quarantena, oggi segna una rete ogni 92 minuti: praticamente un gol a partita.
Rewind
Facciamo un passo indietro. Ritiro pre-campionato. Aurelio De Laurentiis a Castel di Sangro dà un titolo sul piatto d’argento agli addetti ai lavori: «Sarà un Napoli osimheniano». E giù applausi. Nei mesi cruciali del campionato è stato più il Napoli di Lozano (13 reti) e Politano (12 reti). E menomale, altrimenti sai che pasticcio? La squadra si è aggrappata alle solite magie di capitan Insigne (17 reti) e all’estro di Zielinski (8 reti), con la maglia numero 20 sulle spalle ma i movimenti del numero 10. «Quel numero 10 che avevamo cercato per anni forse ce lo stiamo costruendo in casa» aveva dichiarato sottovoce Guidolin nel 2013, quando allenava l’Udinese. Qualche anno dopo ci sono riusciti a Castel Volturno.
Rewind: quel giorno, a Castel di Sangro, De Laurentiis non diede solamente un titolo ad effetto. Pronunciò anche una frase passata in sordina: «Noi dipendiamo dalla UEFA o è la UEFA che dipende da noi?». Frase che oggi farebbe parecchio rumore.
In the middle of the night
Complice qualche infortunio di troppo, con il Covid a scombussolare i piani, la squadra di Gattuso ha perso punti pesanti, personalità e un posto tra le grandi in Europa League. Nella gara di andata contro il Granada, nel mezzo della bufera, sulla panchina azzurra erano seduti 6 ragazzi della Primavera. Alla faccia dell’attenuante. A onor del vero, quella partita Osimhen l’ha giocata eccome. Il Corriere dello Sport la valutò così: «Un solo movimento da Osi, inserimento e tiro, però a quattro minuti dalla fine: dire che è troppo poco equivale a un eufemismo. E ora suo fratello Andrew, ieri protagonista di un’assurda polemica, non venisse a ripetere che i gol non arrivano perché la squadra non gioca per lui: deve scuotersi. Voto: 4,5».
Marca, il mattino dopo la sconfitta 2-1 al Maradona che al Granada è valsa lo stesso un pass per gli ottavi di finale grazie al 2-0 della settimana precedente, come titolo per celebrare i biancorossi ha scelto l’aggettivo «grandiosi». Avversario insidioso (ne sa qualcosa il Barcellona, di questi tempi) e tutt’altro che irresistibile, ma ogni «scarrafone è bello a mamma sua». Qualche sera prima Osimhen aveva battuto la testa, contro l’Atalanta, nella notte fonda per il Napoli 2021. Se quel giovedì notte fosse stato in campo, avrebbe potuto in un colpo solo segnare il primo gol in Europa League e far cambiare l’apertura dei quotidiani spagnoli.
Tutto quello che è nostro
I giorni migliori nella stagione 2020/2021 sono coincisi con l’inizio del campionato: nelle prime 6 partite il Napoli ha vinto 5 volte, inciampando solamente contro il Sassuolo con il pilota automatico di De Zerbi. Media punti? 2,5 a partita. A guidare l’attacco? Osimhen. Nelle 23 saltate per infortunio e positività al Covid, la media si è abbassata di circa un punto. Per farla tornare su livelli esaltanti (2.12) è servito il rientro dell’attaccante, a braccetto con l’intramontabile Mertens. Decisivo, impossibile negarlo, anche il «trottolino» belga. A volte al suo fianco, spesso in staffetta: Dries e Victor sono un mix letale, il gatto e la volpe che stanno riportando giornate di sole nella Primavera azzurra. Della serie: «Adesso ci ripigliamo tutto quello che è nostro».
Di pari passo, Ringhio è tornato a mordere le caviglie alle contendenti per un posto in Champions League, obiettivo oggi alla portata. Se può insidiare l’Atalanta nella corsa alla seconda posizione, nelle graduatorie relative a gol segnati (79 per i nerazzurri, 74 per gli azzurri) e tiri in porta (254 per i nerazzurri, 250 per gli azzurri) se la gioca con Gasperini per il primato. In una classifica all’insegna della rapidità, Osimhen si attesta al 16 posto in Serie A con una picco di 34.87 km/h raggiunti nel corso di una partita.
I miss you
Il Napoli è diventato osimheniano? Gattuso ha pagato i suoi due stop lunghi e ravvicinati? Senza il blackout nel mezzo del cammino, gli azzurri sarebbero in corsa per lo Scudetto? Numeri alla mano, le tre domande hanno una sola risposta plausibile: sì. Le ultime giornate di campionato – proprio come le prime – saranno indicative per un giudizio definitivo. Giudizio tranchant, che dice tutto ma non significa niente, come un voto su un giornale o il risultato finale di una partita. Un po’ come gli scatti di Osimhen, uno che sa muoversi per il bene della squadra in una posizione scomodissima, con addosso tutto il peso dell’attacco. Se manca lui, manca tutto il resto. Un po’ come un titolo in un articolo.