Siena Calcio, per la Robur un decennio da incubo

by Matteo Lignelli
Siena

La promozione in Serie A con Antonio Conte in panchina, nel 2011, la salvezza e la semifinale di Coppa Italia dell’anno successivo con Destro e Calaiò a guidare l’attacco, sono ricordi remoti per i tifosi del Siena, che hanno visto la loro squadra sprofondare in un baratro senza fine.

Per tre volte, nel 2014, nel 2020 e alla fine di questa stagione, non è riuscita a iscriversi al campionato. Da Mezzaroma sono cambiate tre proprietà, svariati presidenti e dirigenti e quasi mai sono state mantenute le promesse fatte alla piazza.

2014-2023: il decennio da incubo della Robur Siena

Il primo fallimento, quello di Mezzaroma nel 2014, s’inserisce in una crisi dello sport cittadino che aveva investito anche la Mens Sana Basket dopo i suoi anni di gloria e la banca Monte dei Paschi.

La ripartenza, però, non è durata molto: nonostante l’istantanea promozione dalla D alla C della proprietà di Antonio Ponte, aiutato da una cordata di imprenditori locali, a novembre iniziano i problemi economici. Nel 2016, dopo diverse difficoltà, Anna Durio rileva in via ufficiale il club e diventa la prima presidente donna del Siena.

Sono gli anni più stabili, anche dal punto di vista degli investimenti. Nella stagione 2017/18, con Mignani in panchina il Siena arriva infatti secondo in classifica a un punto dal Livorno e perde la finale playoff per la B contro il Cosenza. La possibilità di essere ripescata in B, però, non si concretizza e scontenta tutti la piazza e la società che nel mentre aveva investito anche nel settore giovanile, nella femminile e nel centro sportivo.

Le cose, però, cambiano. Ad alcuni malumori si aggiungono quelli di Anna Durio, soprattutto per i trattamenti ricevuti dopo nonostante gli investimenti. La volontà di vendere s’incrocia le difficoltà economiche imposte dalla pandemia, che producono anche un punto di penalizzazione per alcuni inadempimenti. A inizio estate 2020 la trattativa per la cessione si prolunga fino ad arrivare nei giorni in cui terminano le iscrizioni al campionato e quando non si concretizza la Durio non riesce ad iscrivere la squadra in C.

La gestione armena e la terza mancata iscrizione

Il titolo sportivo torna al Comune che tra i soggetti interessati sceglie il fondo d’investimento armeno Berkeley Capital. Il Siena, nel mentre, è sceso di nuovo in D e tornerà tra i pro solo perché ammesso d’ufficio nella stagione 2021/22.

Sotto la gestione armena diverse sono state le scelte impopolari, come la denominazione Acn Siena (in cui la N rimandava al Noah di Erevan, società armena della stessa holding) o la rimozione della lupa dal logo e delle strisce dalla maglia, reintegrate negli anni successivi.

Uno dei momenti di maggior attrito è l’allontanamento di Alberto Gilardino nel gennaio del 2011, con la squadra in alto in classifica, per insediare il tecnico lettone Marian Pahars, aiutato dal russo Vladimir Gazzaev e da un traduttore che spiega le indicazioni ai giocatori. Una situazione surreale per la D: dopo 1 punto in 4 gare viene richiamato Gilardino.

Oltre alla girandola senza fine di allenatori, c’è quella dei dirigenti, che include anche il ritorno di Giorgio Perinetti che dura sei mesi, fino al dicembre 2021. Il 4 febbraio 2022 cambia pure il presidente: dopo Roman Gevorkyan e l’armeno Armen Gazaryan il club passa a Ike Thierry Zaengel, coinvolto in fondi d’investimento e a suo tempo anche in una società che aveva lavorato per il Psg.

A giugno 2022 le quote passano all’imprenditore Emiliano Montanari e nasce la Robur Siena 1904. I problemi non finiscono. Alla fine di questa stagione il club è escluso dai playoff dopo i 6 punti di penalizzazione per le violazioni economiche e in questi giorni ha presentato una domanda d’iscrizione alla C incompleta di fideiussione. Il 30 giugno dovrebbe essere respinta dalla Covisoc. Stavolta, però, il rischio è di finire ben sotto la Serie D.