di Andrea Sperti
Ci ha illuso Lorenzo. Ci ha fatto credere che quello che vediamo fare a lui sia facile. E noi siamo andati subito al campetto di fronte casa, cercando di imitarlo, emularlo, con scarsi risultati.
“Eppure Insigne ci riesce” , lo abbiamo pensato tutti, vedendo le sue giocate, i suoi stop con il pallone che resta lì, attaccato a quel piede magico che da solo può vincere una partita.
“Non sarà mai un trascinatore”, questo, invece, lo hanno detto in molti. A Napoli lo hanno paragonato a Maradona ed allora è ovvio che ogni errore si trasforma in critica, perché di Diego purtroppo ne è nato solo uno. In Nazionale avevano creduto poco in lui. Pensavano fosse debole fisicamente, non adatto a certe competizioni, nelle quali prevale più la fisicità che la tecnica.
Poi, un bel giorno, tutti hanno iniziato ad accorgersi della sua presenza, o forse hanno notato la differenza rispetto a quando non è in campo. Certo, non è Maradona e probabilmente Lorenzo non lo vuole nemmeno essere. Il suo cognome è Insigne, il suo piede il destro, sebbene il suo mancino non sia affatto male, e il suo colpo da maestro il tiro a giro, quello che spesso i portieri vedono finire in porta.
Ieri, ma anche in altre occasioni, è stato devastante e forse ha convinto anche chi lo ha etichettato male e presto, senza aspettare la sua definitiva maturazione. Lorenzo è lo stesso di Foggia, Pescara e Napoli. Ha solo bisogno di sentirsi al centro del progetto, amato e coccolato da una squadra che si fida e si affida a lui.
Adesso c’è l’Europeo. Da giocare da protagonisti, perché Insigne può fare la differenza e non vede l’ora di dimostrarlo a tutti.