Ventuno. Blackjack. Stefano Sorrentino ha fatto saltare il banco un paio di volte, e sempre il 21 gennaio. Un paio di eventi da ricordare. Prima ha parato un rigore a Cristiano Ronaldo, al primo errore in Italia, poi ha detto basta con il pallone. Anzi, con il professionismo, perché dopo aver lasciato il Chievo a 40 anni ha continuato a giochicchiare tra seconda categoria e Promozione, ma come attaccante, il ruolo in cui giocava da bambino: «Il calcio vero resta quello. Ragazzi che lavorano tutto il giorno e poi vengono al campo ad allenarsi, portano la borsa in ufficio o altrove».
Fantacalcio e Rocky
Un gol all’anno. «Ne vado fiero! Ora basta però, c’è un tempo per tutto». E a 42 anni bisogna «diventare grandi». Un po’ agente e un po’ commentatore per la tv. «Lavoro con Federico Pastorello, seguo e vedo il calcio tutto il giorno». Sempre con gli occhi della tigre stile Rocky, prima sui guantoni e poi nero su bianco, sul suo libro uscito qualche anno fa. «Senza quelli non vai da nessuna parte». Sorrentino è così, idee chiare e obiettivi concreti. Da giocatore era l’idolo dei fantallenatori, anche se al ‘fanta’ non ha mai giocato. «Quando paravo tutto contro l’Inter prendevo gli insulti dei tifosi interisti e gli applausi di tutti gli altri. Idem con il Milan, la Juve, la Roma, la Lazio. Nessun rancore però, anzi, mi fa faceva piacere».
Più di 600 partite tra i pro’ tra Palermo, Recreativo Huelva, Aek Atene, Torino, Varese. Nel 2019 ha detto basta a 40 anni. Per metabolizzarlo, ci ha messo un po’. «Per trent’anni ho avuto una vita programmata. Lunedì riposo, martedì allenamento di mattina, mercoledì doppia seduta, sabato ritiro, domenica partita, poi quando smetti ti fermi e penso ‘e ora?’. Una volta mia moglie ha pensato fossi diventato matto…». Abitudine. «Domenica mattina, colazione in famiglia, tv accesa. A un certo guardo l’orologio: sono le 11 e le dico che vado. ‘Tra venti minuti c’è la riunione tecnica’. Avevo smesso da qualche mese».
Con Sorrentino non si passa
Era il momento giusto, dopo un campanello d’allarme forte. «L’estate del 2019 mi sono fratturato il quarto metacarpo durante un allenamento a Coverciano con gli svincolati. Operato d’urgenza, mi hanno inserito 8 viti nella mano, tolte solo qualche mese fa. Non ho smesso per quello eh, avrei potuto giocare ancora, ma ormai era arrivato il momento». Nessun rimpianto. Soprattutto dopo una vita in Serie A e la nomea di pararigori. Sorrentino ha neutralizzato 25 penalty in carriera: Milito, Di Natale, Lodi, Bacca, Kessie, fino a Ronaldo. Blackjack. «Il giorno della partita chiamo un amico e gli dico che avrei parato il rigore a Ronaldo. Così, dal nulla. Me lo sentivo. ‘Calcia lì e lo ipnotizzo’. Ci avevo preso. Il bello è che lui registrò tutto dagli spalti. Ho ancora il video in cui dice ‘vedi? Me l’avevi detto». Ventuno vittoria grande baldoria.
L’altro aneddoto tra Sorrentino e CR7 riguarda una maglia mai scambiata: «All’andata ci eravamo scontrati, così ci siamo messaggiati sui social. Dopo il match ci saremmo dovuti scambiare le maglie, ma lui era così arrabbiato per l’errore che non si presentò. Alla fine ho preso quella del mio amico Dybala». Con cui tra l’altro ha giocato a Palermo: «Usava solo il sinistro all’epoca, il destro mai. Lo invitavo a provarci. Poi sui rigori. Calciava sempre allo stesso modo, chiudendoli forte alla sinistra del portiere. ‘Occhio che se ci provi con me te lo paro’, gli dicevo. Poi ha cambiato stile. Un fenomeno, spero resti in Serie A».
Pioli, un signore
L’ultimo flash è su Pioli, avuto al Chievo dieci anni fa. Stagione 2010/11, gialloblù undicesimi: «Un gentleman. È raro trovare persone come lui nel calcio, nessuno ne parla male. Quella stagione lì non è stata affatto facile per me, avevo problemi extra campo. Stefano mi è stato vicino come pochi. Gliene sarò grato per tutta la vita. Lo stimo, è una grande persona e un ottimo allenatore». Quando ne parla cambia tono. È rimasto legato. I due si sentono tuttora, e oggi Stefano sta facendo bene al Milan. ‘Sorre’ sta capendo cosa vuole da grande. Chissà cosa succederà il 21 gennaio che verrà.