Pep Guardiola durante l’ultimo anno si è decostruito per modificare alcune parti del proprio progetto al City e fare un ulteriore slancio in avanti. L’arrivo di Haaland rappresenta un cambio di visione della fase difensiva: non serve obbligatoriamente abbassarsi troppo e palleggiare per ripartire.
L’idea viene prima del calciatore
Certo, per Pep i calciatori sono al centro, ma prima di tutto viene la sua idea. Prendiamo in prestito le parole pronunciate da Bernardo Silvia durante il media-day prima della finale di Champions: «Valorizza i calciatori rispettando le posizioni. Nel nostra metà campo, la nostra libertà è minima: in costruzione ci sono dei dettami ben precisi. Ci chiede di mettere tutto il talento possibile nell’ultimo quarto di campo». Pep ti porta a ridosso della porta: poi, largo alla qualità dei singoli. Abbiamo individuato due situazioni fondamentali per capire come il Manchester City affronterà l’Inter. L’importanza dei difensori e le possibilità che ha portato Haaland. Sono le due chiavi da analizzare.
Abbiamo inventato il verso ‘ruolare’ perché è ciò che più si avvicina a quanto sta facendo Guardiola con Stones, l’uomo che gli ha dato lo scatto tattico per puntare al Triplete. Prendiamo in analisi la semifinale di ritorno contro il Real Madrid. Gündogan batte il calcio d’inizio con il consueto retropassaggio per Ederson (lo stesso che ha portato anche al gol dopo 13 secondi in finale di FA Cup). In quel momento, il City si schiera in difesa con Walker a destra, Akanji a sinistra, Ruben Dias e John Stones centrali. La squadra sale e ad abbassarsi a destra per iniziare l’azione c’è proprio Stones. L’inglese riceve, avanza nella porzione centrale del campo e apre a sinistra su Akanji, per poi alzarsi sulla linea di Rodri. In fase di possesso, il City gioca un 3-2-5 o 3-2-4-1: una trasformazione di ruoli e moduli in game che ricorda quella di FUT. In quella partita, sul gol dell’1-0, il taglio da centrocampista puro di Stones apre lo spazio per il gol di Bernardo Silva.
«In termini di posizionamento per me è stata una grande e continua curva di apprendimento, non è una cosa che viene naturale, ho dovuto imparare ogni movimento», ha spiegato Stones, pronto in fase difensiva a ripiegare in difesa. Un giocatore ormai dalla doppia faccia: un pericolo.